Sono una fan della saga da quando avevo cinque anni e il mio cuore è e sarà sempre legato soprattutto a “Star Trek-Enterprise”, la prima serie tv che ho visto. Quando ho letto la notizia di Discovery ero particolarmente curiosa e mi fa piacere non esserne rimasta delusa.
Ambientata all’incirca dieci anni prima degli eventi della serie originale di Star Trek, la serie racconta la storia dell’equipaggio della USS Discovery nel suo viaggio nello spazio, alla scoperta di nuovi mondi e nuove civiltà. Parte subito con il botto, o a velocità di impulso – se me lo concedete – a mio parere! Anche se non ho apprezzato il cambiamento estetico dei Klingon, trovo comunque che la serie sia molto avvicente. Per quel poco che abbiamo visto, inizia quasi completamente in media res, se non per pochi istanti all’inizio.
La figura vulcaniana è presente grazie a Michael Burnham (Sonequa Martin-Green ), una donna che interpreta la primoufficiale sulla USS Shenzou e, ammetto, mi mancava questa razza dai tratti rigidi che nascondeva emozioni! Brian Fuller però riesce a inserire anche una tematica che – noi fan la conosciamo bene malgrado il mistero e il “tabù” con cui le altre serie la tacciavano – mi è sempre interessata: le fusioni mentali. Se in Star Trek- Enterprise erano una condanna, qui vengono usati direttamente dalla protagonista, Michael.
Subito i rancori tornano e i Klingon attaccano la nave stellare e si pregusta immediatamente una bellissima sequenza nello spazio: la tensione è percepibile anche da dietro lo schermo e i colpi di scena continuano a stupire.
I primi due episodi non sono altro che un pilot tagliato in due, ma un pilot che conta. Subito la nostra protagonista fa tutto ciò che può per aiutare la sua nave e il suo equipaggio – malgrado con mezzi poco vulcaniani, ma era proprio quello che serviva.
80 minuti di spettacolo che mi hanno tenuta col fiato sospeso e con la voglia che sia già settimana prossima per saperne di più.
Poison El
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