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Black Mirror, la quarta stagione

Venerdì 29 dicembre è uscita la tanto attesa quarta stagione di Black Mirror. Non si può negare che le aspettative fossero veramente alte (o almeno le mie), forse troppo alte perché divenissero realtà.

Bisogna inoltre ammettere che le prime tre stagioni sono state sicuramente innovative e accattivanti, rimanere su certi standard era sicuramente difficile. Ma non sono solo negativi i risultati di questa stagione.

Di per sé, ogni episodio ha un grande potenziale. A mio parere, però, non si pongono sullo stesso livello dei precedenti. Sembra quasi che la serie abbia preso una piega diversa. Maggiori sono i lieto fini, che erano invece quasi del tutto inesistenti nelle prime tre stagioni.

Quello che colpiva e che ci lasciava a bocca aperta in Black Mirror era la presenza di un disegno più grande, di una morale vasta e complessa e, soprattutto, la capacità di farci riflettere su tematiche che affliggono la nostra società, cosa che, secondo me, è venuta a mancare in questi nuovi episodi. Molti dei temi che vengono affrontati non sono approfonditi, sembra quasi che alcune cose vengano lasciate a metà.

Viene trattato il tema dei videogiochi e della realtà virtuale in USS Callister, grande omaggio a Star Trek nonché primo dei sei nuovi episodi, tema che però, come ricordiamo, era già stato visto in Giochi Pericolosi, della seconda stagione. Si passa poi ad Arkangel, nel quale vediamo fino a che punto può arrivare il bisogno di un genitore di controllare la vita dei propri figli e che ci lascia con un finale un po’ troppo aperto, secondo me. Crocodile, invece, non ho capito di che cosa volesse parlarci. Episodio molto bello, ma non nel contesto di Black Mirror, in quanto non trovo che ci sia una vera morale (sappiamo tutti che uccidere è sbagliato, ma magari mi sono persa io qualche sottotesto).

Con le altre tre puntate entriamo maggiormente nello spirito della serie, senza però raggiungere il livello che molti spettatori si aspettavano. Riguardo Hang the DJ sono ancora molto combattuta, principalmente perché seguiamo la storia complicata di questi due ragazzi e poi scopriamo che era tutta una realtà virtuale per calcolare la loro compatibilità.. Insomma, sto ancora metabolizzando, ma anche questo è il bello della serie. Metalhead è ambientato in un futuro distopico, ma non si capisce bene cosa sia successo e perché questi cani abbiano preso il sopravvento; il finale è molto commuovente, ma manca sempre quella scintilla che invece scattava con tutti gli altri episodi.

Ma arriviamo all’ultima puntata: Black Museum. Divisa in tre storie, tutte tenute insieme dal filone principale caratterizzato dalla visita in questo “Museo Nero”, che accoglie tutte gli oggetti più significativi di Black Mirror, dal lecca-lecca rosso di Tommy (USS Callister) all’ape-drone (di Odio Universale). Questa è stata la puntata che mi è piaciuta di più, non solo perché è molto più in stile Black Mirror, ma perché mi ha fatto riflettere. Ci riporta ai temi dell’eutanasia, richiamando San Junipero, e a quelli delle punizioni corporali, rimandandoci all’episodio Orso Bianco.

Insomma, questa stagione è stata un po’ sotto tono, riproponendo delle cose già viste, come anche il poter rivivere i ricordi.

E voi, amici, che ne pensate di questa nuova stagione?

 

– Eleven’s Eggo

 

thenerd

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