Vi siete mai chiesti cosa succede veramente in una stazione di polizia? Se la risposta è sì, la vostra domanda potrebbe trovare risposta in Brooklyn Nine–Nine, comedy nata nel 2013 e ambientata nel 99th Precinct di Brooklyn.
Le serie segue le vicende di una squadra di detective piuttosto
particolare che si troverà ad avere a che fare con un nuovo
capitano, molto diverso dal precedente.
Il punto di forza della serie? Indubbiamente i personaggi. E un’ottima sceneggiatura che offre battute esilaranti che non scadono mai nel volgare.
Jake Peralta, interpretato da Andy Samberg, è un detective sfrontato,
immaturo e impulsivo che si caccia nelle situazioni più improbabili con al fianco il leale amico Charles Boyle (Joe
Lo Truglio), appassionato di cibo e follemente innamorato di Rosa Diaz (Stephanie Beatriz), detective tutta d’un pezzo che non lascia trapelare nulla di sé.
Amy Santiago (Melissa Fumero), perfezionista e super rispettosa delle regole, tenta di mantenere l’ordine nella squadra insieme a Terry Jeffords
(Terry Crews), il sergente palestrato e padre di famiglia.
A completare il team GinaLinetti (Chelsea Peretti), l’eccentrica assistente del capitano appassionata di danza.
L’equilibrio del 99 viene stravolto dall’arrivo del nuovo capitano, Ray Holt
(Andre Braugher), che si è fatto strada tra i ranghi della polizia con non poche difficoltà essendo di colore e gay.
Questo variegato ma funzionale team è il cuore dello show. Pur mantenendo i toni leggeri tipici delle comedy, Brooklyn Nine–Nine offre personaggi tridimensionali e tremendamente umani, completi di pregi e difetti. Nel corso degli episodi li vediamo sbagliare, dubitare, prendere batoste, ma anche crescere, migliorarsi e soprattutto diventare una vera e propria famiglia.
Non solo, la varietà di persone, perché questi personaggi sono tanto reali da sembrare veri, che incontriamo
Il cast di B99 vanta, tra i personaggi principali, due attori di colore e due attrici
latine; mescola con sapienza la vita della stazione di polizia con situazioni esilaranti, senza dimenticare di sottolineare con la giusta attenzione gli ostacoli che persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ devono affrontare nella vita di tutti i giorni.
Questo mix giocato alla perfezione gli è valso, nel 2013, un Golden Globe e quest’anno anche la vittoria ai GLAAD proprio per l’ottima rappresentazione che offre.
È una serie tv comica, è vero, ma nel corso delle stagioni ha affrontato temi come l’abbandono di un genitore, divorzio, sessismo, difficoltà ad affrontare i propri sentimenti e ad aprirsi agli altri e bullismo, solo per fare alcuni esempi.
Anche la recitazione merita una menzione: il lavoro degli attori, in qualunque tipo di scena, è meraviglioso, sono tutti calati alla perfezione nei panni dei personaggi che interpretano.
La serie ha adesso all’attivo cinque stagioni, ma il suo futuro (con sommo dispiacere della sottoscritta, sigh) è incerto.
Brooklyn Nine–Nine è una comedy con la C maiuscola, una serie di ottima qualità che diverte senza mai scendere nel banale o in battutacce. I suoi personaggi sono meravigliosamente costruiti, ognuno con un solido background alle spalle e con una crescita coi fiocchi davanti a sé.
L’unica pecca? Gli episodi durano troppo poco e creano dipendenza.
Spero di avervi incuriositi abbastanza da convincervi a dare una
possibilità a questa serie e soprattutto alla famiglia del 99!
A presto,
Sourwolf
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