De André, un uomo, un mito, un nome scolpito tra i grandi della musica italiana. Sarà riuscito il registra Facchini con il suo film ‘Fabrizio De André – Principe Libero’ a rendere onore ad un uomo così?
Luca Marinelli – artista già ben conosciuto per l’interpretazione intensa dello Zingaro in Lo chiamavano Jeeg Robot – ci regala un Fabrizio de André descritto dalla stessa Dori Ghezzi ‘magistrale’. La bravura dell’attore sta in una recitazione basata sulla misura, non sull’emulazione. Difatti, Marinelli rappresenta De André e non si limita a interpretarlo.
Il film inizia quasi subito in media res: Dori Ghezzi e Fabrizio De André vengono sequestrati. Da quel momento ci sarà un salto temporale per cominciare a raccontare la vita di uno dei più grandi cantautori italiani dalla sua infanzia.
Alcune scelte di regia – come la sua prima chitarra – sono state fatte per segnare la distanza dal reale. La storia che racconta è reale, ma rappresentativa. Non c’è alcuna caricatura in questo film: i personaggi sono vividi e emozionanti.
La sua prima chitarra è stata regalata dalla madre in realtà, ma nel film è il padre Giuseppe De André – interpretato meravigliosamente da Ennio Fantastichini – con il quale avrà sempre un rapporto di conflitto.
“Credo di aver fatto buoni investimenti nella mia vita.”
“Sisi. Le scuole, la politica, i giornali…”
“No. Una chitarra per te, Fabrizio, e la biografia di Abramo Lincoln per tuo fratello”
Luca Marinelli porta sullo schermo un uomo complesso, a cui non basta mai la ricerca e la riflessione.
“Non mi va di scrivere qualcosa che, magari, qualcun altro ha detto meglio. […] è come se le parole non venissero nell’ordine giusto.”
Questa frase racchiude, in poche righe, il malessere di un uomo a cui non basta mai ciò che scrive su un foglio.
Per tutta la durata del film, anche nel momento in cui inciderà il primo cd, si capirà appieno quanto a Fabrizio ‘non basti mai’. O quando gli chiederanno di esibirsi in pubblico, lui risponde sempre di ‘non essere mai pronto’.
Quanto sia complicato come essere umano, Fabrizio lo mostra anche nel rapporto con le due mogli: Puny e Dori.
Per entrambe non è facile stargli accanto, tanto che Puny – per non perderlo – finisce per fingere di non vedere nulla. Né i tradimenti, né le mancanze. Dori invece è la metà perfetta di Fabrizio. Una prova attoriale non facile, sicuramente, ma Valentina Bellé è riuscita a rappresentare una Dori Ghezzi meravigliosa. Delicata, fresca, giovane e piena di vita. Una donna forte che trova in Fabrizio forse la prova più difficile: amare un uomo che ha già una famiglia.
“Io mi allontano perché non so stare senza di te.”
Dori soffre, ma resiste. Per Fabrizio. Infine lui capisce di non poter rinunciare a lei e chiede qualcosa di davvero difficile a Puni: accettare, come se fosse una famiglia allargata anche Dori e la futura bambina, Luvi.
Interessanti le interpretazioni dei personaggi che ruotano intorno al protagonista. Essendo scandagliata di incontri artisticamente proficui, solo alcuni amici sono stati inseriti all’interno del film. Come l’incontro con Luigi Tenco e il dolore di aver perso il faro che gli aveva illuminato il percorso artistico che tanto l’aveva tormentato.
“Per cosa verrai ricordato tu?”
La perdita di Luigi sarà un duro colpo per lui e per la sua ispirazione.
Oppure, come l’amicizia storica con Paolo Villaggio che, per comodità, racchiude la sua influenza con la ‘scuola genovese’. Il loro legame è sincero e necessario alla crescita di Fabrizio. Paolo, sebbene abbia paura, decide di seguire il suo sogno e la carriera che tanto brama, Fabrizio no. Non ancora. Ci vorranno anni perché lui accetti il suo talento e il suo modo di raccontare quello che accade e gli sta intorno.
Lui non scrive solo storie d’amore, scrive anche di morte, dei rapporti consumati per strada. Quegli stessi rapporti saranno per lui una grande fonte di ispirazione: è lì che lui scopre la ‘vera esistenza’, così in contrasto con i valori e l’educazione borghese del padre.
La politica è parte di questa figura così sfocata pubblicamente – difatti non c’è quasi nulla di Fabrizio de André negli archivi che abbia potuto aiutare più di tanto Luca Marinelli nel rappresentarlo – e nel contempo con una forma così decisa artisticamente. Appare subito chiaro – sia per la storia che abbia vissuto, sia nel film – che De André non si limita ad andare contro tutti i valori che gli sono stati insegnati. De André crea una propria condotta sulla volontà, su quello in cui crede giusto. Spesso però, questo suo modo di comportarsi, ferisce le persone che gli stanno accanto come Puny.
Fine prima parte.
-Poison El
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