Il cielo era uggioso e coperto di nuvole nella Terra di Siryl, Isola delle Terre Immortali, luogo in cui le creature più aggraziate, meglio conosciute come Elfi, raggiungevano la pace.
La scelta di abbandonare le Terre Comuniera stata presada esseri anziani con diversi secoli alle spalle. Pian piano, i giovani venivanocaricati a forza sulle navi per essere allontanati dalle guerre, dalla fame, dalle epidemie. Spesso contro la loro volontà, altre volte con il loro consenso.
Non era stato facile abbandonare le proprie case, la propria gente e il proprio luogo natio, ma era stato necessario.
La razza degli Elfi doveva essere preservata.
Di tante scelte che i sovrani avevano compiuto, la decisione di trasferire l’intera stirpe di là dal Mondo Comune era sembrata la migliore.
Avevano lasciato anche precise istruzioni su come vivere, su chi fosse al comando, a chi spettasse la reggenza.
Molte cose, però, non vanno come speriamo.
I secoli erano passati e gli Elfi si erano abbandonati ai piaceri più reconditi, alla lussuria e alla curiosità.
Un divieto importante era stato impartito dal Re Annael, ultimo sovrano nelle Terre Comuni.
“È vietato valicare il confine naturale tracciato dal mare”.
I giovani, di fronte ad una proibizione, avevano resistito ben poco. Erano riusciti a obbedire all’incirca per duecento anni, poi Aranel Darcuch, comandante dell’esercito, aveva superato quel limite.
Avevano continuato a remare i suoi uomini, impauriti più dal loro capitano che dall’impedimento.
La visione che li aveva attesi era incantevole, però: le nuvole avevano lasciato ad arcobaleni che s’incrociavano e, inaspettatamente, un’altra isola. L’Isoladelle Terre Immortali del Sud.
Quel luogo era ben più vetusto e sulla sua superficie vivevano creature ben più antiche. Erano anch’esse creature umanoidi simili agli elfi, cambiati e adattati – nel corso del tempo – alla loro nuova terra. Era un luogo molto più caldo, tinteggiato da culture locali molte libere e variegate, tendenti al libertino. A quella condizione erano giunti attraverso più di mille anni di convivenza.
Passarono anni affinché il capitano potesse vedere un’alleanza sancita tra le due Isole.
Siryl aveva molto da imparare da quella del Sud. Il livello di civiltà, che ancora mancava da raggiungere alla sua gente.
Con il tempo, si giunse anche a una giurisdizione ben consolidata e rigida per creare delle solide basi morali e giuste. Era molto severa e concepiva la pena di morte per Omicidio, Adulterio da parte della donna e suicidio, nel caso non fosse andato a “buon fine”.
Le ere passavanolentamente ma scorrevanoimplacabili. S’invecchiava raramente, ma si poteva morire. Di infezione, di condanna a morte, oppure… nelle Guerre.
Oltre agli Elfi vivevano altre creature ben peggiori che si mostrarono solo alla XVI Era: i negromanti. Meglio conosciuti come Elfi Caduti o Trasformati.
Una volta possedevano grazia e coscienza, ma la magia oscura li aveva completamente cambiati: nessuna luceera più in loro e risiedeva un’oscurità perenne nelle loro terre, anche se nessuno aveva la certezza di dove si trovassero. Richiamavano i morti, compivano sacrifici umani votati a un Dio in carne ed ossa, che aveva venduto l’anima alla Morte per il potere.
La società, col passare dei secoli, mutava e la stessa popolazione tramutava con essa.
Alcune persone acquisirono capacità naturali innate. La magia, le arti druidiche, ma la più unica e rara: la visione del futuro.
Gli oracoli nascevano una volta ogni duecento anni e fin dalla nascita mostravano particolari doti.
A Kioyli, nella XVIII Era regnava la regina Melean, madre della Principessa Melime, salita al trono al suo sedicesimo anno di età.
Due anni dopo la nascita della principessa, venne al mondo un Oracolo, il cui nome sarà ricordato nei secoli avvenire: Enelyë. Fu proclamata con il titolo all’età di soli quattordici anni, per la prima volta. Fin da piccola aveva mostrato una spiccata bravura anche nella conoscenza linguistica e divenne presto un’illustre personalità di corte. La regina Melime ed Enelyë strinsero subito una profonda amicizia e furono al fianco dell’altra per moltissimi anni. La sovrana lasciava le incombenze più gravose all’oracolo, di cui si fidava ciecamente.
Nel mese dell’equinozio di autunno, l’Oracolo avrebbe compiuto sedici anni, mancavano solo due mesi e si sarebbe sposata con la sua Anima Gemella, riconosciuta come tale dal suo sangue alla nascita. È una pratica cui non si poteva venir meno e, anche se conosceva molto bene il suo futuro sposo, Enelyë sentiva che non era ancora sbocciato quell’amore che si sarebbe dovuto provare per il proprio legato.
Sedeva nella Stanza Regale, accanto alle sue Dame di corte, ma ancora non si capacitava della situazione. Qualcosa le diceva che se ne sarebbe pentita e anche alla svelta.
Confidò i suoi dubbi alla Regina,l’unica in grado di ritardare la Cerimonia della Legatura, anche solo per pochi anni – dopo averle chiesto udienza.
Aspettava fuori dal portone dorato e giocava con il piede avanti e indietro, nonostante il suo status le imponesse più formalità e regalità.
«Vieni avanti, Enelyë.» ordinò Melime e lei obbedì, camminando più velocemente ed elegantemente che poteva.
«Eccomi, mia Regina.»
«Hai chiesto udienza con me. Perciò parla, ti ascolto amica mia.» il suo sorriso era caldo e sensuale.
«Melime, volevo sottoporti la questione della Legatura…» non sapeva come iniziare il discorso la giovane e importante ragazza, temeva di perdere l’amicizia e la stima della sovrana che la osservava con fare dubbioso.
«Cosa ti turba, Eny? » la chiamava così da quando erano piccole e utilizzava quel nomignolo quando erano completamente da sole.
«Ho paura di non essere pronta…»
«Sei un oracolo.»
«Non significa che sia matura abbastanza da legarmi. » rispose secca la ragazza che sollevò al cielo i suoi profondi occhi viola.
Melime sospirò turbata. Fin da piccola la sua cara amica era troppo sincera nel dire cosa pensava e provava. Era persino stata punita più di una volta per la sua forte empatia. Persino i Guardiani dell’Oracolo, chiamati anche Custodi, ossia figure religiose che avevano il compito di educare, l’avevano castigata più di una volta.
Ma nulla, pareva non riuscire ad imparare la lezione. Melime, infondo, credeva che legarla a un uomo l’avrebbe aiutata a cambiare e vedere il mondo in maniera differente. Rifletté, cercando di comprendere cosa avrebbe potuto fare per lei e la mente la riportò sulle Isole delle Terre Immortali del Sud, in cui era necessario inviare un’ambasciata di pace.
«Enelyë. Devo affidarti una missione. È molto urgente. Devi andare nelle Terre Immortali del Sud e sancire l’alleanza. Questo è di primaria importanza. Non i tuoi dubbi, ora.» sancì severa.
«E questo cosa significa?» domandò l’oracolo, preoccupato.
Non era la prima missione che le affidava, ma l’aveva sempre avvisata mesi addietro in modo da poter lasciare istruzioni e poter assolverle al meglio i suoi compiti.
Mai con così poco preavviso.
«Significa, Enelyë, che anticiperò la Cerimonia della Legatura in via eccezionale.»
Enelyë sgranò gli occhi e sebbene la volontà di supplicarla a rivedere la sua decisione fosse tanta, si inchinò semplicemente. «Se questa è la vostra decisione, io l’accetterò.»
L’oracolo era uscito dalla stanza in silenzio, con lo strascico del vestito che accarezzava il pavimento ad ogni passo. Anche se non diceva nulla, dentro urlava.
Conoscere il futuro significa vedere la felicità, l’amore, ma anche la sofferenza e la morte.
Ci sono cose che non puoi imparare a gestire, esigi di sentirle e basta.
La prima regola di un Oracolo è non rivelare mai il futuro, se non in casi di estremo pericolo.
Dopo la prima visione di morte, si era permessa – stoltamente – di sfogarsi con le persone a lei vicino. Gli , ma imparò la lezione, tanto da non ripeterla più.
La ragazza era cambiata. Si era chiusa in se stessa e aveva assunto un atteggiamento vigoroso e superiore. A detta dei Guardiani: “Aveva compreso e accettato la sua natura”.
Persino Melime era d’accordo e aveva festeggiato la sua compagna al meglio delle sue possibilità.
In realtà nessuno aveva compreso la maschera dell’Oracolo e nessuno aveva compreso il dolore, la penitenza, la sofferenza.
Eppure, aveva compreso qualcosa che non poteva spiegare.
“Il dolore esige di essere sentito”, affermavano i Custodi, ma lei aveva capito che non era così che si diventa oracoli.
Lei avrebbe modificato la frase in: “Il dolore deve essere taciuto, nascosto, silenziato.”
-Poison El
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