Suite française: musica, amore e guerra
Ambientato durante la seconda guerra mondiale, Suite française è un film del 2014 diretto da Saul Dibb– regista anche de La Duchessa – che si è ispirato alla seconda parte, intitolata Dolce, dell’omonimo romanzo di Irène Némirovsky, scrittrice francese vittima dell’Olocausto. Casa di produzione? Alliance Films, Qwerty Films, Scope Pictures, TF1 Films Production.
Trama
La protagonista si chiama Lucille Angellier – interpretata da Michelle Ingrid Williams. È giovane, insicura e soffocata dalla presenza costante e prepotente della suocera. Suo marito – sposato per convenienza– è partito per combattere la guerra e ha più segreti di quello che la ragazza immagina. Lucilleha un unico conforto: suonare il pianoforte.
La vita della tranquilla cittadina di campagna viene sconvolta dall’occupazione dei nazisti e soprattutto, dall’arrivo del tenente tedesco Bruno Von Falk – interpretato da Matthias Schoenaerts. Ogni soldato tedesco – di qualsiasi grado – viene “ospitato” dalle famiglie del posto. Ovviamente, ai più alti in grado vengono assegnate le case migliori. Il tenente viene assegnato alla famiglia Angellier.
Nonostante i loro rapporti siano difficili all’inizio – in quanto la suocera è un’attivista che non smette di perpetuare il suo odio contro chiunque e qualunque soldato tedesco – Bruno Von Falksarà l’unico a capire la natura della ragazza e il suo amore per la musica.
Difatti, sarà proprio la curiosità di Lucille ad avvicinarli.
Ogni sera il tenente compone una canzone che scalda subito il cuore della giovane francese. Tra i due, nasce subito intesa e infine un’appassionata storia d’amore.
Uno dei mezzadri, Benoit, della tenuta di Lucille uccide l’ufficiale tedesco che viveva in casa sua e che cercava di insidiargli la moglie. L’omicidio del soldato tedesco mette in moto la rappresaglia tedesca e lo stesso Bruno è costretto ad uccidere il sindaco del paese. Bruno, specifica fin da subito, non ha mai ucciso nessuno e quella morte lo segnerà più di quanto potrà mai raccontare.
Nel finale Lucille e Benoit scappano a Parigi per unirsi alla resistenza con un lasciapassare fornito da Bruno che li aiuta anche dopo che i due hanno forzato un posto di blocco e ucciso i militari tedeschi che lo presidiavano. Un ultimo abbraccio fra Lucille e Bruno sancisce l’impossibilità di un amore diviso dalle vicende belliche. Un amore vero, reale e invivibile. Bruno le regala infine la sua composizione, appunto Suite Française.
Michelle Williams– famosa già per Dawson’s Creek – è stata davvero brava ad interpretare il personaggio di Lucille. Un personaggio con moltissime sfumature d’ombra e molta emotività da mostrare solo tramite il linguaggio corporeo. Matthias Schoenaerts – conosciuto perThe Danish Girl– ha interpretato meravigliosamente il tenente tedesco. Un nazista contro la guerra, contro la morte, che sogna la fine dei conflitti e un po’ di giustizia, ma soprattutto l’amore vero.
In questa pellicola sono presenti moltissimi attori famosi, come Margot Robbie, Kristin Scott Thomas, Tom Schilling, Ruth Wilson e molti altri ancora.
Commento
Un film che merita una possibilità soprattutto dal punto di vista della scenografia, della recitazione e della narrazione. Un po’ carente nella costruzione dei personaggi secondari – che diventano così solo stereotipi e sfondo – ma ha già moltissimi punti di forza.
I costumi sono abbastanza fedeli e rendon bene l’idea che il regista voleva creare.
Una storia d’amore in un contesto di guerra con ottimi punti di forza.
[Recuperabile su Netflix ;)]
A presto, family!
Poison El
Sulla seconda guerra mondiale è splendido anche quest’altro film: https://wwayne.wordpress.com/2014/02/16/capolavoro/. L’hai visto?
Sì! Mi è piaciuto un sacco! Anche perché poi, diciamocelo, John Goodman è un grandissimo attore!
Comunque, concordo nell’inserire nella categoria “capolavori” Hotel Ruanda, Ritorno a Cold Mountain e Stanno tutti bene… senza ombra di dubbio!
Poison El
Dichiarandoti fan di John Goodman ti sei guadagnata un meritatissimo follow! 🙂 Grazie per la risposta! 🙂
Grazie davvero! E complimenti per l’articolo! 🙂