Haikyuu: un attacco di nostalgia.

Haikyuu: un attacco di nostalgia.

Settembre 10, 2018 0 Di thenerd

Buongiorno Family,
oggi vi parlo a cuore aperto. Prendete questo articolo come se avessi strappato una pagina dal mio diario segreto e avessi voluto condividerla con voi. Quindi sarò, a differenza del solito, un po’ più emotiva; ma non temete: ho in mente anche un articolo più tecnico per quanto riguarda questo anime (e, badate: parlo dell’anime perché il manga non ho il coraggio di leggerlo).

Eeeh, stai di nuovo facendo il rewatch di Haikyuu?”
“Non pensi alla tua povera mamma, che dovrà sorbirsi settimane in cui parlerai solo in giapponese?”

Mia madre è letteralmente una santa: riesce a sopportare ogni mio sclero giornaliero su Haikyuu. Non penso che capisca appieno cosa possa spingermi a esultare, piangere, arrabbiarmi, stare in ansia, per uno show, ma si diverte a vedere sua figlia fantasticare su personaggi, trame, e tutto ciò che concerne la creazione di un mondo nuovo. Dice che mi brillano gli occhi. Sarà vero? Penso di sì.

Secondo me, ciò che spinge una persona ad affezionarsi a uno show sono due motivi: la trama e i personaggi. A volte può essere solo che ci piacciano, che stimolino la nostra curiosità a vedere come vanno a finire le cose; altre volte, invece, ci ricordano talmente tanto noi stessi, che continuiamo a guardare lo show perché ci identifichiamo, vogliamo la loro stessa grinta, e vogliamo trovare una soluzione ai nostri problemi così come fanno loro.
Qualcuno, una volta, disse che ogni scrittore parla di se stesso, ma se è bravo, ti farà credere di star parlando di te.

Per me, Haikyuu è tutto questo, anche se molto di più. Nonostante, negli anni, abbia letto tonnellate di manga e guardato migliaia di cartoni animati, niente mi aveva mai suscito le stesse reazioni. Penso di aver capito perché.

Quando ero alle medie, giocavo a rugby. Il primo anno eravamo solo due ragazze, eravamo obbligate a giocare con i maschi. Non era un problema, ma sognavamo di avere una squadra nostra, al femminile, di poter gareggiare sul serio. Era stato solo un anno, ma ne avevamo sentite abbastanza di supposizioni antipatiche o di insulti da parte delle altre scuole. Così il secondo anno ci siamo fatte un culo (si può dire?) quadrato e abbiamo convinto alcune ragazze a provare, e sapete cosa? Ci siamo riuscite. Il secondo anno avevamo una squadra femminile. Siamo andate a Roma e abbiamo vinto i tornei delle scuole medie non agonistiche femminili. Addirittura, mi venne fatta una proposta dal Cus Torino di entrare nella femminile agonistica: un sogno che si avvera!

Poi, a novembre dell’anno successivo, ho avuto un incidente durante un allenamento, niente di troppo grave ma al tempo stesso decisamente terrorizzante, e dopo vari accertamenti mi hanno trovato delle disfunzioni cardiache. Ho provato a tenere duro l’ultimo anno, ma alla fine delle medie, ho dovuto mollare qualsiasi cosa.

E allora, perché guardarsi un anime sulla pallavolo?

In realtà, ero contrariata. Circa una volta al mese, con le mie compagne dell’università, facciamo nottata a guardare qualsiasi cosa riceva voti. E a febbraio è stato votato Haikyuu. La mia faccia era “no pls uccidetemi”, ma mi sono bastati quattro episodi per innamorarmi. Saranno state le musiche, la compagnia, non lo so cosa sia stato, sta di fatto che in tre giorni mi sono recuperata tre stagioni e ci ho scritto cinque fanfiction. Nei personaggi di Haikyuu ci rivedo perfettamente me stessa, la voglia di vincere, di battere chiunque mi trovi davanti, la sicurezza di non essere mai sola in campo, la fiducia nei tuoi compagni, l’eccitazione verso le nuove sfide, l’evolversi delle persone e dei loro stili di gioco, avere l’acerrimo nemico… Tutte queste cose mi hanno fatto rivivere gli anni del rugby, senza la nota dolente.
Ora, quando sono giù, o quando ho il blocco dello scrittore, mi riguardo Haikyuu. È diventato una sorta di medicina per stare bene.

L’intenzione iniziale di questo articolo era di darvi qualche buon motivo per cominciare Haikyuu, ma mi rendo conto che le emozioni sono soggettive e quello che provo io non può essere trasmesso a tutti – per questo, infatti, come vi anticipavo all’inizio, scriverò poi un altro articolo un po’ più dettagliato.

Vi lascio con uno pezzetto tratto da uno dei miei dialoghi preferiti:
Yamaguchi:“Hai l’altezza, il cervello e l’istinto, quindi perché hai deciso che sia impossibile migliorare?”
Tsukishima:“Anche se mi esercitassi moltissimo e diventassi il giocatore migliore della Karasuno, cosa succederebbe dopo? Anche se c’è una piccola possibilità di farcela e andare alle nazionali, cosa viene dopo? Non importa quanto scali in alto, alla fine c’è sempre qualcuno migliore di te. Anche se sarai in grado di ottenere qualche risultato, non potrai mai essere davvero il numero uno! Perderai da qualche parte! Voi tutti lo sapete, quindi come potete continuare ad impegnarvi così tanto?!”
Yamaguchi (prendendo Tsukishima per il colletto e urlando):“Di cos’altro abbiamo bisogno, se non del nostro orgoglio?!”

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Non so voi, ma io mi sciolgo ogni volta a queste parole.

 Rainbow umi.