Lie to Me: un tuffo nell’analisi del linguaggio non verbale

Lie to Me: un tuffo nell’analisi del linguaggio non verbale

Ottobre 11, 2018 0 Di thenerd

Lie to Me è una serie TV americana ideata da Samuel Baum ed andata in onda sulla Fox a partire dal 2009, per finire nel 2011, e che conta 3 appassionanti stagioni. Ora è disponibile nella sua interezza su Netflix, come avrete ben potuto immaginare.

Lie to Me

Essendo io molto appassionata del genere poliziesco, non mi sono fatta scappare Lie to Me consigliatami da Netflix, che però si sviluppa in modo ancora più interessante rispetto a ciò che mi aspettavo. Non stiamo infatti parlando di un classico genere investigativo, ma di uno speciale metodo per captare bugie e, di conseguenza, risolvere crimini.

Cal Lightman (Tim Roth) è uno studioso di cinesica, quella disciplina che studia il linguaggio non verbale, ciò che noi esprimiamo attraverso il nostro corpo e non attraverso le nostre parole. Studia, in particolare, le microespressioni, ovvero quelle piccole espressioni, quasi impercettibili, che rivelano ciò che veramente stiamo pensando. Proprio in questo modo, Cal Lightman riesce a smascherare criminali e a sventare crimini, anche con l’aiuto della psicologa Gillian Foster (Kelli Williams), sua collega e migliore amica.

Lightman e Gillian sono inoltre affiancati da Eli Loker (Brendan Hines) e da Ria Torres (Monica Raymund) e, insieme ad altri collaboratori, formano il Lightman Group, che opera al fianco del FBI per aiutare nella risoluzione di alcuni casi complessi.

Psicologia is the way

Lie to Me

Come ci viene spiegato, esistono delle microespressioni universali, come la paura, la rabbia, la tristezza, che sono comuni in ogni popolazione, a prescindere dalla provenienza, dalla cultura o dall’età. Queste microespressioni, però, sono molto difficili da captare, i nostri protagonisti, infatti, si servono spesso di registrazioni video per poterle scorgere.

Lie to Me

Personalmente, trovo che questo tema sia molto intrigante. Chi non vorrebbe capire se il proprio interlocutore sta mentendo mentre ci parla? Lo spettatore si trova quindi coinvolto, come se egli stesso avesse la possibilità di captare una menzogna o di smascherare un malfattore. Il tutto, però, senza mai ricadere nella banalità e sempre introducendo un pezzetto in più alla volta.

Si lascia, naturalmente, spazio alle storie d’amore, che però non rappresentano il fulcro della trama, ma solo un accompagnamento a ciò che è la narrazione principale. Anche il lato romantico della serie, però, non diventa mai scontato, tenendo lo spettatore sulle spine quasi fino alla fine e, forse, direi quasi lasciato in sospeso.

Per quanto quella trattata non sia una scienza esatta, è risaputo che il linguaggio del corpo e, in generale, il linguaggio non verbale rappresentano la fetta più importante della comunicazione, e nonostante questa sia una serie TV, romanzata e quant’altro, è basata su delle teorie reali. In particolare, essa si basa sugli studi svolti dallo psicologo statunitense Paul Ekman, che si è occupato appunto di dimostrare l’universalità delle espressioni facciali. Insomma, direi che come spunto è più che realistico! Pensate che, durante un corso di formazione che ho sostenuto quest’anno, avente come tema la Teoria della Comunicazione, abbiamo punto preso ad esempio questa serie TV! Interessante, non credete?

Se non l’avete mai guardata, quindi, provate a dare una possibilità a Lie to Me! Gli episodi si susseguono in modo abbastanza scorrevole e la storia è accattivante. In più, c’è il vantaggio che sia una serie ormai conclusa e limitata a 3 stagioni, fatto che ha permesso di non incorrere in situazioni ridicole.

Fateci sapere che ne pensate, mi raccomando! E, perché no, passate a trovarci su Facebook!

– Eleven’s Eggo