Racconto Horror/Fantasy

Ottobre 28, 2018 0 Di Shadow

Buongiorno a tutti! Stupiti di trovarmi di domenica? Invece eccomi qui. Questa volta ho voluto cimentarmi con un racconto. Starete pensando: <<figo, un racconto fantasy>>. E invece no, oggi sono qui per provare a stupirvi con un racconto horror/fantasy. Auguratemi buona fortuna!

E’ tarda notte quando Jules si svegliò di soprassalto, avendo udito qualcosa sbattere contro la finestra della sua stanza. Fuori il temporale impazzava ancora – erano giorni che non smetteva di piovere. Spaventata si diresse verso la fonte del rumore. Scostò lentamente la tenda, ma subito si sentì sollevata: erano solo i rami dell’albero che sbattevano contro i vetri. Si ricordò di quando assieme ai suoi genitori lo avevano piantato nel piccolo giardinetto che avevano davanti casa, nel punto esatto dove avevano sepolto Leopold III, il suo dolce e tenerissimo Golden Retriever, morto ormai di vecchiaia. Tornata a letto e rimboccatasi le coperte, tentò di riaddormentarsi prima di sentire lo stesso rumore, quasi sordo, come un cane impaurito dal tempo che gratta contro la porta…. lo stesso che produceva Leopold. Durante i temporali più violenti, quando il rombo di un tuono dilaniava il silenzio notturno, rotto solamente dalla pioggia, si recava verso camera di Jules, e con le zampe cercava di svegliare la padrona, in modo da poter dormire accoccolato vicino a lei. “Non può essere pensò subito, Leopold è morto!”, pensò subito. Fattasi coraggio, presa la torcia da sotto il letto, si diresse verso la porta della stanza, e girata la chiave nella toppa, la aprì di scatto. Nulla. “Sarà la mia immaginazione” – rifletté tra sé e sé Jules – “questo periodo è davvero stressante: fra gli esami che sto preparando, il lavoro e la casa non ho più un minuto per rilassarmi.” Convintasi di essere solo molto stanca – profondamente turbata per i ricordi riaffiorati – decise di coricarsi nuovamente e si addormentò all’istante. 

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La mattina seguente, scesa in cucina per preparasi la colazione, trovò entrambi i genitori seduti ad aspettarla. Preoccupata si affrettò a sedersi per sentire cosa avessero da dire. <<Cara, non voglio preoccuparti, però stamattina ho trovato orme infangate fuori dalla porta di camera tua>> disse la madre con uno sguardo interrogativo. <<Non è che hai portato qualcuno in casa di nascosto? Sai che puoi dircelo liberamente…>> continuò. 

<<Mamma lo sai che non farei mai una cosa simile alle vostre spalle>> replico Jules incredula. 

<<Lo so cuore di mamma>> disse con un tono dolce e comprensivo, <<solo che ci siamo spaventati vedendole>>. 

<<Effettivamente stanotte ho sentito dei rumori. Inizialmente credevo si trattasse dei rami contro il vetro, poi mi sono accorta che provenivano dal corridoio, quasi come se Leopold….>> disse con un filo di voce Jules, quasi sull’orlo di un pianto.

A quelle parole, i genitori si scambiarono un’occhiata che non restò inosservata per troppo tempo. 

<<Cos’era quello sguardo che vi siete scambiati poco fa?>> chiese. <<Nulla tesoro, solo che è un po’ che io e tuo padre crediamo tu sia stanca e abbia bisogno di una bella vacanza>> rispose la madre. <<Che pensiero carino che avete avuto, ma purtroppo non posso permettermela proprio ora, ma vi prometto che appena avrò terminato con gli esami andremmo a farci una bella vacanza tutti assieme!>> con queste parole, Jules tornò nella propria stanza per prepararsi ad affrontare una nuova intensa giornata. Ciò che non avrebbe potuto sapere è che quella stessa notte, la sua vita sarebbe cambiata completamente. 

La solita routine fece si che il tempo trascorresse in fretta. Quella sera in cielo si ergeva una bellissima luna piena, la più grande che avesse mai visto in vita sua. Felice di poter tornare a casa, quello che si trovò di fronte fu una scena agghiacciante: i suoi giacevano accasciati sul pavimento in una pozza di sangue. Jules emise un urlo agghiacciante. Ciò che più le fece specie fu vedere scritto sul parquet col sangue di sua madre un nome che le fece gelare il sangue: Leopold.

Il suo corpo si mosse istintivamente: salì le scale che portavano nelle stanze per controllare una cosa: la porta della sua camera. Il sospetto che la attanagliava trovò conferma: la mattina non se ne era accorta, ma lungo la parte superiore trovò tre segni riconducibili a degli artigli, solamente che non riusciva a collegarli a nessun animale. 

Un ringhio la paralizzò completamente: sentì sul collo un fiato caldo ed umido. Si girò di scatto e vide un orribile muso canino a pochi centimetri dal suol volto: serrato in un ringhio, sporco ancora del sangue dei suoi, i denti affilati ed il naso umido. “Mi è familiare” pensò Jules in un momento di lucidità, prima che la creatura le si avvicinasse per annusarla. 

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<<Leopold..?>> pronunciò in un atto di estremo coraggio. La creatura, riconducibile ad un lupo mannaro, la guardò torvo. 

Sapeva che l’unico modo per togliere ogni dubbio era pronunciare il soprannome che anni addietro aveva affibbiato proprio al suo amico a quattro zampe. <<Principino, so che sei tu>> affermò con sicurezza. A quelle parole, lo sguardo dell’animale cambiò radicalmente, lasciando trasparire gli occhioni dei quali si era innamorata fin da subito. Leopold le si avvicinò, per ricevere una carezza da quella mano che gli era mancata per anni. Timorosa, Jules allungò il palmo, tenendolo teso: a quel punto la creatura le si strofinò contro, arrivando ad uggiolare per la gioia.

A questo punto non potette più resistere e si buttò al collo dell’amico ritrovato, ricevendo feste da parte sua. Tornata al piano di sotto, trovò una lettera ripiegata sul tavolo della cucina. Aperta riconobbe immediatamente la scrittura della madre: “Cara Jules, quello che è successo ieri notte ci ha fatto riflettere molto. Non siamo stati sinceri del tutto con te, difatti ti abbiamo fatto credere che Leopold fosse morto sul serio, quando in realtà lo avevamo drogato con del sonnifero in modo da potercene sbarazzare. Io e tuo padre non lo avevamo mai voluto: da quando entrò nelle nostre vite tu cambiasti radicalmente, trasformandoti. Non eri più la nostra piccolina. Per cui abbiamo deciso di inscenare una finta morte: il piano originale era quello che na volta appurata la morte ci avresti permesso di portarlo via per sotterrarlo, quando in realtà avremmo dovuto solamente portarlo nuovamente al canile. Ma tu insistetti per rendergli un saluto un ultima volta personalmente, perciò, pur sapendo quello che ci stavamo apprestando a fare, ti permettemmo di sotterrarlo e di piantarci sopra un albero. Solamente che le sostanze contenute nelle radici dello stesso penetrarono nel terreno, ed entrando in contatto con Leopold, innescarono in lui la trasformazione che lo ha portato ad assumere l’aspetto da lupo mannaro. Sappiamo che ci sta dando la caccia, perché più di una volta lo abbiamo visto e sentito passare fuori casa. Per cui, da parte nostra, se non dovessimo esserci più, scusati con lui per quello che gli abbiamo fatto passare: per te è stata una benedizione incontrarlo, solo che non volevamo ammetterlo a noi stessi. Ti chiediamo umilmente scusa, per tutto il dolore che ti abbiamo causato, e speriamo che la nostra morte possa donarti un po’ di sollievo.”

Finita di leggere la lettera, con le lacrime agli occhi, sapeva di non poter più abbandonare il suo cucciolo, che nel frattempo stava tornando alla forma originaria. Col sole ormai prossimo all’alba, chiamò la polizia, omettendo qualche particolare, ma affermando di aver visto una figura che portava sulla mano degli artigli metallici – in modo da giustificare i segni lasciati da Leopold versione mannara – cercando di sviare i sospetti. Portati via i corpi e ripulita la casa, Jules e il suo “principino” ripresero la quotidianità. Nello scantinato, la ragazza aveva allestito una postazione contenete catene d’acciaio inox, in modo che Leo, durante le notti di luna piena non fosse più un pericolo per nessuno, incatenandolo e monitorando la trasformazione, standogli accanto per provare a recuperare il tempo perduto.