Drax: “Quelle piscine mi ricordano quando ho portato mia figlia ai Laghi Dimenticati del mio mondo natale. Lei era come te.” Mantis: “Disgustosa?” Drax: “Innocente.” Mantis tocca la spalla di Drax e sente tutte le sue emozioni, lei sembra essere sul punto di piangere, ma accade qualcosa. Drax accenna ad un sorriso, come se il ricordo della giornata ai Laghi Dimenticati fosse più forte del ricordo della morte della figlia. Credo che questa sia una manifestazione enorme della forza di Drax, i bei momenti della nostra vita passate assieme alle persone che amiamo ci salva dal dolore straziante della morte.
Ci sono giorni che pensi non arrivino mai eppure arrivano e fanno male come un pugno della Cosa in pieno volto, ti bruciano dentro come le fiamme della Torcia Umana e tu vorresti gridare il tuo dolore, ma non serve a nulla perché non si torna indietro. Stan Lee ci ha lasciato il 12 Novembre, e non ero pronto sinceramente. Questo che sto scrivendo non sarà un articolo facile per me, non parlerà solamente della vita del Sorridente Stan o del suo impatto sul mondo dei fumetti, ma di quello che lui è stato per me. Sono stati scritti moltissimi pezzi in questi giorni da persone più competenti di me e vi consiglio di leggerli vivamente perché sono ricci di informazioni, qui io mi sento di dover dire qualcosa perché Lui ha me ha detto tanto, forse troppo. Quindi scriverò queste parole di pancia e la forma sarà messa da parte, spero mi perdonerete.
Come ho conosciuto Stan Lee?
Ho incontrato Stan Lee a casa dei miei nonni. Durante delle ferie estive, all’età di circa 12 anni, andavo nelle sempre in campeggio nelle Marche. Una giornata i miei nonni decisero di fare una passeggiata in una cittadina lì vicino, camminavamo per le strade di Porto San Giorgio, quando mi imbatto in un luogo strano, nuovo e poco illuminato: la mia prima fumetteria. All’epoca ero un lettore accanito di libri fantasy per ragazzi e un fan sfegatato di PK, quindi il mondo dei fumetti non mi era nuovo eppure vedere tutto assieme è stata per me un’emozione troppo grande. Entro in fumetteria con i miei nonni e mio fratello Edo, e i nostri occhi vengono assaliti da migliaia di fumetti. Il posto era tranquillo, alcuni ragazzi giocavano a Magic al tavolo e mio fratello si è avvicinato a loro. Io no, sono andato diretto vicino ad uno scatolone poggiato a terra ed ho preso dei fumetti dei Fantastici 4. Comprati questi volumi torno a godermi le vacanze come ogni bambino e lascio i fumetti nel mio zaino fino a settembre, non ricordo i numeri precisi di questi numeri, sicuramente uno è il numero 10 dei Fantastici 4 Gigante e uno è il numero 50 dei FF4.
Ma come è avvenuto questo incontro?
Non ho incontrato Stan Lee di persona ovviamente, ma su un fumetto mentre rispondeva alle domande dei lettori, in particolare ricordo la domanda: “Cosa succederebbe se la Cosa venisse tagliata? Sanguinerebbe?” Stan rispose più o meno così: “Non saprei proprio, sinceramente non me lo sono mai chiesto, ma forse più che sangue uscirebbe birra”. Oltre a questa domanda, sul retro del fumetto era stampato il faccione sorridente che annunciava che quell’anno sarebbe stato a Lucca Comics 1993. Non avevo idea di chi fosse o cosa fossero le fiere del fumetto, quindi chiusi il fumetto e continuai a giocare.
Se ora ripenso a quelle risposte che lui dava ai lettori, mi viene quasi tristezza perché non ho mai avuto il piacere di avere una sua risposta.
Cosa è stato Stan Lee per me?
Idolo? Leggenda? Aspirazione? Modello? Mmmm no, per me è stato un Nonno. Uso questo termine con il massimo rispetto e amore, perché ho avuto la fortuna di avere un Nonno fantastico e in Stan vedevo molte caratteristiche in comune. È una cosa bellissima, dico sul serio. Mio nonno mi ha sempre raccontato delle storie, aneddoti o avventure e Stan ha fatto lo stesso anche se ha usato un mezzo diverso, mi piace immaginare questo signore americano sorridente nel suo studio a scrivere queste storie di uomini fantastici e pensare che queste avventure avrebbero fatto sorridere i suoi lettori (lo so, fantastico troppo, ma lasciatemi questa immagine di pura bellezza). La verità è che se non fosse per i racconti di queste grandi Nonni non sarei qui a scrivere queste confuse righe, perché non esisterebbe questo blog, questa famiglia chiamata The Nerd’s Family, non esisterebbe il Nabbo della Porta Accanto, non esiterebbero i miei racconti e molte delle cose che amo e di cui vado fiero.
Devo moltissimo a Nonno Stan, ha cambiato la mia vita parlando attraverso persone in calzamaglia: dall’adolescente nerd di Peter Parker alla famiglia dei Fantastici 4, ci ha insegnato che la disabilità può diventare forza, dal desiderio di libertà degli Inumani all’integrazione razziale con i primi supereroi afroamericani, ha parlato di patriottismo differenziandolo dal fanatismo e tutto queste storie sono impresse nel mio essere in maniera indelebile. Io posso solo ringraziare di aver letto queste cose attraverso i suoi fumetti, anche se chiaramente negli ultimi decenni non erano scritti di suo pugno, ma il suo spirito lo si poteva avvertire se si voleva osservare bene.
Ora che Nonno Stan non è più con noi, che fare?
Quello che possiamo fare è continuare ad onorarlo leggendo le sue storie, portando avanti le sue idee di tolleranza, pace e sorridere. Noi possiamo sorridere, anzi dobbiamo sorridere perché lui lo faceva sempre anche quando stava male, sorrideva.
Vi ho anche annoiato troppo, vorrei dirvi ancora tanto, ma non tutto assieme. Cercate di capirmi, ho appena perso un Nonno.
Ciao Nonno Stan, ti voglio bene!
Simone Brambilla
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