Vi ho lasciato nelle mani della nostra Eleven’s Eggo per quanto riguarda trama e personaggi, ora tocca a me con un assaggino di qualcosa di più tecnico. Ma poco poco poco.
Appena uscito su Netflix ha subito attirato la mia attenzione. Un film interattivo – per quanto l’idea si fosse già pregustata in diversi modi online anche se in maniera differente – mi ha subito incuriosita ed è così che ho provato la prima volta.
Sì, dopo – come abbiate potuto capire – mi sentivo in dovere (ovviamente solo per la scienza eh) di scoprire tutte le possibilità e i finali.
Se state cercando una recensione che vi elenchi i possibili finali, chiudete la pagina: non è questo lo scopo dell’articolo.
Ad un certo punto, si comprende che il fine è solo uno: scegliere se ultimare il videogioco o lasciar perdere e preservare quella poca sanità mentale che rimane al protagonista.
Perché vi siete accorti che ha un disturbo, vero?
‘Bandersnatch’ è il titolo di un libro dello scrittore Jerome F. Davis e ha la capacità di trasportare il giovane protagonista – Stefan Butler– a tal punto da fargli avvertire la necessità di una trasposizione videoludica e raggiungere quindi il maggior numero di persone. L’idea è interessante e mette in campo tantissime domande a livello morale e soprattutto di interesse filosofico.
Il film interattivo non ha difficoltà a mettere in atto questo tipo di questioni etiche (libero arbitrio o assenza di libertà?) per cui alla fine siamo noi a decidere per Stefan che non ha possibilità di scelta e lo avverte.
Trovo che l’idea alla base del progetto sia geniale. Sviluppata bene, come primo “tentativo” – concedetemelo solo per la portata di share e audience che ha avuto – e sostenuto – anche se debolmente – da una trama che, tutto sommato, era interessante.
Certo, non è un capolavoro, ma non è questo il risultato che si voleva raggiungere.
Psicologicamente, Fionn Whitehead ha interpretato in maniera molto intensa i disagi e la consapevolezza di non essere lui a <<prendere le decisioni>>, per citarlo.
Il personaggio che secondo me era la chiave per capire il nocciolo della questione era Colin Ritman (Will Pouter, già incontrato in Maze Runner – Il labirinto). Una volta effettuata la scelta di fargli seguire il suo “idolo”, Stefan arriva fino a casa sua e lui gli rivela di essere <<nel buco>>, per utilizzare una sua metafora. Per spiegarla meglio, la mente di Stefan vortica in pensieri che riguardano la trama e nella preoccupazione di non essere in grado di rendere tutte le possibili linee narrative presenti e riuscire a inserire tutto nel formato previsto.
All’interno dell’episodio – considerabile come distaccato dalla serie da cui prende il nome – possiamo notare tantissime citazioni alla serie stessa – come Metalhead, Caduta Libera – e rimandi all’intera cultura pop – come la musica proposta che qui diventa una scelta oltre che mai essenziale.
In Black Mirror – Bandersnatch nulla è lasciato al caso, tutto porta a qualcosa, che sia la conclusione o un nuovo inizio. È questa la caratteristica di genialità che ci mancava.
-Poison El
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