Penso che Marie Antoinette di Sofia Coppola sia uno di quei film che molti dovrebbero vedere.
La ricostruzione storica è molto accurata, anche se spesso ci sono dei rimandi alla nostra modernità: come la musica utilizzata. Per quanto ami i suoni barocchi e quelli classici – togliendo le composizioni più celebri di Mozart – avrebbero potuto annoiare lo spettatore, quindi penso sia stata una buona scelta.
Inoltre il film nasconde delle vere e proprie inquadrature famose, una delle più conosciute è quella dove, accanto alle scarpe della regina, si intravedono un paio di converse. Un po’ come strizzare l’occhiolino al pubblico, no?
Ma non è solo il contorno della storia a essere interessante. Quello che è davvero importante è la figura della regina. È una donna la cui caratterizzazione cambia a seconda di chi la analizza.
Spesso ci si dimentica che il personaggio storico è un uomo come tanti, spinto dalle passioni personali come lo sono tutti quanti noi.
Pochi la vedono per quello che era: una donna sola in un luogo ostile dove era necessario dimostrare la propria potenza. Per molti è ancora il simbolo dello spreco della corte di Versailles, nonostante il problema della crisi economica francese del tempo risale a investimenti sicuramente sbagliati e alle truppe inviate in America ma anche e soprattutto per gli sperperi della corte di Luigi XV. Persino Luigi XIV, costruttore di Versailles, aveva bene in mente di dover prendere dei provvedimenti economici, consigliato da Colbert, per mantenerla in vita e relegare l’oziosa nobiltà di spada. Eppure anche lui aveva dei debiti non indifferenti.
Ma quello che mancava a Luigi XVI era l’educazione per affrontare una situazione del genere. Amo molto la scena del film in cui vengono riconosciuti, lei e la sua consorte, come re e regina di Francia. Sono piccoli e inermi davanti a una realtà a cui non sono preparati, rimanendo al contempo vittime della grande macchina sociale e politica che era la corte di Versailles.
Marie Antoinette era una persona odiata, dentro e fuori la sua corte. Prima per il non riuscire ad avere un figlio e poi per i suoi enormi sprechi.
Significativa è la scena iniziale: è costretta di liberarsi di tutti i suoi averi austriaci. Ma non ci si può liberare della propria educazione: è quello che la gente disprezza. La corte di Francia non aveva eguali per etichetta e usanze pacchiane, era normale che una persona della sua posizione fosse osteggiata. È una ragazza ingenua che occupa un ruolo più grande di quello che potrebbe sostenere, è per questo magari che si rifugia tanto nella frivolezza: per sfuggire alle critiche che la vedevano come una sempliciotta, mostrare il suo potere e dimostrarsi all’altezza della corte di Francia.
Il suo e quello del marito è il tempo sbagliato. Al fasto iniziale, la Coppola opta per una drastica fine. Ho trovato il finale sempre un po’ affrettato. Mi piace l’idea di non far vedere la loro permanenza in città sotto sorveglianza, il loro tentativo di fuga e l’esecuzione che li porterà alla morte. Però è tutto molto caotico che lo spettatore ne rimane un po’ confuso. Al contempo trovo molto belle le battute finali, mi piace come ha voluto chiudere la storia senza parlare del seguito più macabro ma facendo presagire come non sarebbero più potuti tornare indietro.
Sofia Coppola ha reso bene l’idea: una Marie Antoinette che ha coscienza di sé e della sua volontà.
Il film però non ha solo una connotazione storica abbastanza corretta, se cosi si può dire, ha davvero una buona sceneggiatura.
La regista sfrutta la dolce malizia della Dunst – Marie Antoinette e Mary Jane di Spiderman – dando a questa storia “antica” un’aria di modernità e freschezza. Senza troppi fronzoli storici e senza i cliché storici che spesso nella storia del cinema hanno rovinato meravigliose pellicole.
Marie Antoinette è una donna che soffre, che vuole parlare del suo malessere, che è ferita dalla disattenzione sessuale che il marito non le rivolge. Una ‘colpa’ che la macchia come un’onta, per cui la porta a giocare con scarpe, cibi, animali… tutto purché la “regina bambina” riesca a distrarsi.
Celebre la frase che dice Kirsten Dunst, entrata nella storia del cinema:
“Se non hanno pane, che mangino le brioches”.
Sembra una frase assurda, ma incline al personaggio e, per quanto moderna, contestualizzata al periodo storico.
Vincitore del premio, Migliori Costumi agli Oscar, questo film necessita di una possibilità. Non ve ne pentirete.
-Poison El
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j'adore, vive la france
da piccolo lo guardavo spesso, adoro i film colorati ed eleganti e kirsten dunst è sempre stata una delle attrice che se vedo mi fermo a guardare il film in onda
una commedia storica molto bella, lei è bravissima!
Concordo su tutto quello che hai detto! Una commedia storica molto bella e azzeccata in moltissime cose :)
Più che altro lei è molto aristocratica come bellezza, molto d'altri tempi
Mi ricordo uja scena che quando lei arriva in Francia abbandona per sempre le amiche e perfino il cagnolino. Oppure è da La duchessa, altro film che consiglio^^
La scena con il cagnolino è bellissima! Ma anche quella delle converse!
<3 Siamo tornate!