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L’Eroe è Morto!

Bentrovati carissimi fan! Oggi sono qui per proporvi un manga alquanto particolare, innovativo nel suo genere. Ecco a voi L’Eroe è Morto (Yuusha ga Shinda in Giappone)! 

Scritto e disegnato fa Subaruichi a partire dal 2014 è pubblicato in madre patria dalla casa editrice Shogakukan e serializzato su Ura Sunday; è possibile inserirlo fra nelle categorie fantasy e avventura degli shōnen. 

Che i giapponesi si siano finalmente decisi ad adottare il metodo di lettura all’occidentale? Qua una domanda vi può sorgere spontanea: perché stai dicendo ciò? Perché, come anticipa il nome, la storia inizia con l’eroe che tira letteralmente le cuoia. Neanche il tempo di captare il nome del protagonista o di qualsiasi altro personaggio che ci accompagnerà per tutta la storia, che Shion, valoroso Eroe Leggendario, uccisore di demoni, possessore della Spada Sacra, unica speranza per il mondo contro una nuova invasione di orrori ci lascia le penne. Secco stecchito. Morto e sepolto. La scena si sposta quindi su Anri, negromante ex compagna di Shion, intenta ad infondere lo spirito di Touka – vero protagonista della storia e responsabile della morte – nel corpo dell’eroe. Questa azione ha un solo ed unico scopo: tentare di trovar un degno sostituto, contando anche sul fatto che chi è stato in grado di far passare a miglior vita Shion debba avere capacità fuori dal comune. Secondo voi come potrebbe andare a finire? Male ovviamente! Il povero Touka non ne azzecca una nemmeno sotto tortura: il poveretto è difatti una nullità in qualsiasi campo in cui un combattente dovrebbe eccellere. Inizia così l’improbabile avventura dei due probabili salvatori del mondo, ai quali si aggiunge successivamente Yuna – amica d’infanzia di Touka – sempre pronta a supportare l’amico in qualsiasi situazione (sempre che mollare due ceffoni nel momento del bisogno sia considerabile come supporto morale…). Così fra la ricerca di una soluzione al problema e la messinscena del finto eroe, si delinea la lotta per la sopravvivenza della razza umana. 

Molti si staranno chiedendo: come può un manga del genere non impallidire difronte ai classici colossi shōnen d’azione? Non vi ho detto tutta la verità, ma credo che la abbiate capita: questo, oltre che manga fantasy e d’avventura può considerarsi altresì comico. Come? Beh, ve lo spiego subito: questo piccolo particolare riesce a trasformare qualcosa di trito e ritrito in una storia differente, strana ma originale. Possiamo affermare con certezza che tutti i sottogeneri presenti ne L’Eroe è Morto vengono sminuiti (per non dire cose peggiori) e parodiati. Un esempio? L’Ecchi – categoria cugina dell’hentai, anche se soft, basata su perversioni e fantasie – viene ridicolizzata ampiamente mediante l’adorazione di Touka delle gambe “paffutelle” vestite di sole parigine. Il fantasy, invece, viene percolato alla grande: armi improbabili, combattimenti farsa e personaggi grotteschi vanno a stravolgere completamente tutti i canoni sui quali si basano la maggior parte dei manga facenti parte di queste categorie. Anche la figura canonica del protagonista è completamente ribaltata: Touka non è il classico eroe che combatte sempre, ama i suoi compagni e ti strappa quel sorriso quando viene coinvolto in esilaranti gag con i personaggi di contorno. Assolutamente no: le uniche cose che egli è in grado di fare sono scappare, sfilare calze alle ragazze ed essere dannatamente stupido (anche se questa ultima caratteristica possiamo ritrovarla in molti classici, come One Piece, oppure Naruto, anche se in componente minore). Per quanto possa rasentare il ridicolo, tutto questo fa veramente ridere, poiché raggiunge un climax di assurdità a cui il lettore non è minimamente preparato, dal momento in cui la trama di base dovrebbe essere semiseria. Dietro al velo di situazioni che ti lasciano letteralmente “a bocca aperta” volta dopo volta, si nasconde un intreccio ben studiato ed accattivante. 

Ad oggi si contano ben quattordici volumi usciti in Giappone, mentre da noi solamente sei, editi da JPOP.

Inizialmente non avrei dato due soldi a questa nuova pubblicazione, ma dopotutto ognuno si può sbagliare, no? 

Vi lascio con questa frase di Alexander Pope, con la quale faccio ammenda per aver sottovalutato un’opera che potrà piacere ai più: “Un uomo non dovrebbe mai vergognarsi di ammettere che ha sbagliato, che non è altro che dire di essere più saggio oggi di quanto non fosse ieri”.

E voi lo avete iniziato a leggere? Dopo la mia recensione lo inizierete? Fatemelo sapere!

Un saluto, Shadow!

Shadow

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