Sulla mia pelle: un ‘bel’ pugno nello stomaco

Sulla mia pelle: un ‘bel’ pugno nello stomaco

Aprile 7, 2019 2 Di Poison El

Spesso sento dire che il cinema sia morto. Quello italiano vive ancora solo nei ricordi di grandi nomi come Totò o Pasolini. Gli unici film che è capace di sfornare l’Italia, ormai a detta di molti, sono cinepanettoni di bassa lega che rimangono ancorati a una comicità trapassata. Non è propriamente così, almeno per me. Esistono dei buoni prodotti ma bisogna saperli trovare perché spesso sono nascosti.

“Sulla mia pelle” è il secondo lavoro di Alessio Cremonini e l’ho trovato un buon lavoro. Il film riprende la vicenda di Stefano Cucchi, concentrandosi sulla sua ultima settimana di vita: dall’arresto alla morte. Credo che tutti bene o male abbiano sentito parlare del triste caso di cui Stefano è diventato simbolo ma che coinvolge, purtroppo, molte altre persone.

Cremonini si avvale di un intenso realismo (il dialetto romano, la registrazione finale del tribunale…) che lentamente scava nell’animo del protagonista, interpretato magistralmente da Alessandro Borghi, fino ad arrivare alla scena della morte. In questa scena ho sentito proprio vicino a me la sofferenza cristallizzata in quelle lacrime, la solitudine di non sentire più il suo compagno di sventure e poi il nulla. Nel momento sublime della sua espressività non vedremo più Stefano.

Stefano non è ritratto come un santo: nessuno lo è. Vengono mostrate le sue colpe a pari merito delle ingiustizie subite. È un film profondo, molto bello da vedere e che fa male. Perché non solo si percepisce il dolore del singolo ma anche della famiglia che vede un caro sparire in una notte e poi tornare neanche in una bara, ma cadavere dove per sempre rimarranno impressi i maltrattamenti  subiti.

Sulla mia pelle si conclude con la campagna portata avanti dalla sorella, con foto vere. A 9 anni dall’accaduto penso che si sia voluto sensibilizzare un pubblico che è ancora diviso e incerto (basta leggere anche vari commenti su youtube riguardanti il trailer).

I film che fanno male da vedere (come i libri e molto altro) sono quelli che davvero possono migliorarci ed elevarci. Possono ricordarci di quanta disumanità siamo capaci. Non dimentichiamo di essere umani. Magari quella trattata nel film è una realtà, per il momento, lontana da voi e dai vostri cari. Ve lo auguro. Eppure perché dobbiamo interessarci di diritti inalienabili dell’uomo solo quando ci toccano in prima persona?

Lascio la parola a Poison El!

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Ho pensato molto a come continuare questa recensione, perché l’argomento era decisamente delicato e perché, a mio parere, non basterebbero questi quasi tremila caratteri per introdurre una pagina di storia così… sottile e nel contempo “pesante”.  

Per “pesante” non intendo assolutamente che annoia, ma che è tosto. Ecco, tosto è la parola più corretta. Come un pugno nello stomaco.

Sulla mia pelle ha tanto da dire. La narrazione è compressa e a intreccio, un po’ – forse – per ricordare l’iter legale, un po’ perché così era più facile rappresentare il tunnel in cui Cucchi è entrato. Intorno al suo personaggio si muove un mondo fatto di rifiuti e ostruzionismi, di autorizzazioni non concesse e responsabilità non assunte… e molto, molto di più.

Come diceva la mia collega, Cremonini sceglie di non fare di Cucchi un santo, anzi ne mostra debolezze e – discutibili – abitudini. Stefano minimizza i suoi problemi, non si fa aiutare, non cerca di rendersi simpatico né alle autorità, né al pubblico stesso. Sulla Mia Pelle non ha la potenza narrativa di 87 ore di Costanza Quatriglio, ma resta un ottimo e dignitoso tentativo di restituire corpo e voce alla vicenda di un essere un umano fragile e fallibile, finito in un tunnel di ipocrisia e brutalità.

Alessandro Borghi fa un prezioso lavoro, dando voce e corpo a quest’uomo, a questa vicenda, creando così una testimonianza che nessuno dovrebbe fare a meno di vedere.

Ms Raynor & Ms Poison.