The Silence: il minimo rumore può uccidere

The Silence: il minimo rumore può uccidere

Aprile 17, 2019 0 Di Poison El

Prodotto da Netflix, The Silence è un horror di genere post apocalittico appena uscito diretto da John R. Leonetti.

Il film si riconosce anche per i suoi cliché: impossibile non riconoscerlo. I tipici topoi dei film post apocalittici sono contenuti in questa pellicola e sono anche sviluppati in maniera interessante.

Possiamo dire che questo film sia quasi completamente corale, malgrado il punto focale sia Allie, la figlia maggiore -interpretata da Kiernan Shipka–, che ha perso l’udito durante un incidente stradale.

Un gruppo di speleologi libera, senza esserne a conoscenza, orde di pipistrelli preistorici. Essi sono rimasti chiusi dentro una caverna sotterranea per anni e hanno sviluppato un istinto carnivoro e aggressivo nei confronti dell’uomo. Le creature sopracitate sono completamente cieche – a causa, forse, del buio a cui si sono state abituate per anni – e hanno un udito sopraffino.

Dopo essersi liberati dalla caverna, hanno cominciato a invadere città e a uccidere persone. Nonostante gli interventi fatti, non si sono fermati.

La famiglia protagonista – composta da Allie, di cui abbiamo già parlato prima, dal fratello, dallo zio, dalla nonna dalla madre, Miranda Otto, e dal padre, Stanley Tucci – viene sopraffatta da uno di questi stormi e l’unica scelta che gli resta è scappare.

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Una volta che sono arrivati in campagna, però, la famiglia dovrà vedersela con il cliché – meglio sviluppato – più interessante: la setta di religiosi. La loro particolarità? Si sono tagliati la lingua perché in questo modo non hanno nemmeno l’istinto di parlare o fare rumore.

La setta cerca adepti e, malgrado i continui rifiuti da parte del personaggio di Stanley Tucci, non demorde: essi vogliono la figlia per scopi ben precisi.

È fertile, scrive sul suo taccuino.

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Ovviamente, la risposta del padre è afferrare il fucile e puntarlo contro il prete. Malgrado varie peripezie – e morti – scoprono che a nord c’è un rifugio che sta sopravvivendo e fiorendo. I nostri protagonisti si dirigeranno verso una nuova casa, coscienti che il silenzio è l’unico modo per sopravvivere.

Sulla trama preferirei non spoilerarvi altro, perché consiglio di dargli una possibilità.

I personaggi e pro e contro

Miranda Otto e Kiernan Shipka hanno una buona alchimia, forse anche data dal fatto che le abbiamo già viste insieme in Le terrificanti avventure di Sabrina.

Non solo, Miranda Otto è famosissima anche per un’altra celebre saga fantasy. Se vi dicessi “Io non sono un uomo!”, a voi cosa viene in mente?

La protagonista Allie è stata interpretata egregiamente dalla giovane Kiernan. È evidente il lavoro che ha fatto su questo personaggio non udente: ha dovuto imparare da zero il linguaggio dei segni.

Stanley Tucci? Fantastico. L’elemento che dà più punti alla trama. La sua interpretazione è ad hoc e il suo rapporto con Allie è esplorato, sebbene le poche scene in cui possono interagire.

Poche “parole”, tanti sguardi.

Un film dove il silenzio è carico di un mondo significante la cui semantica è tutta da scoprire.

Commento

Sebbene questa pellicola mi sia piaciuta, non posso che dirvi che – malgrado sembri derivare da un libro scritto in precedenza – assomiglia moltissimo alla trama di A Quiet Place, film di John Krasinski del 2018. Come vi dicevo prima, i cliché di questo genere si trovano facilmente in questo genere di film – soprattutto in quelli post apocalittici.

Se il modo in cui questi cliché sono stati utilizzati è ottimo, non posso dire lo stesso della velocità in cui accadono gli eventi. Spesso, purtroppo, il ritmo era talmente frenetico che sì, dava l’idea di realtà, ma non permetteva di godere appieno dell’introspezione dei personaggi. A causa di questi ritmi, lo spettatore fatica ad affezionarsi ai personaggi e ad empatizzare con essi – ad eccezione del padre e di Allie– e l’unico momento che ha per godere appieno della loro inquietudine e angoscia è quando sono soli, in silenzio, tra le mura di un rifugio raffazzonato.

Conclusioni

Sarebbe stato interessante dare più spazio alle conseguenze traumatiche l’incidente ha avuto sul personaggio della protagonista. Allie e il padre meritavano molto di più.

Nel personaggio del prete è evidente un tentativo da parte degli sceneggiatori di una lezione che noi stessi abbiamo imparato con The Walking Dead: l’inserimento di un nemico umano, un villan che può essere decisamente più spaventoso del mostro di turno.

 

Ho apprezzato particolarmente certe scelte di trama e credo che l’alchimia tra Miranda Otto, Stanley Tucci e Kiernan Shipka sia stata una degli elementi migliori del film.

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Consiglio questo film a tutti coloro che apprezzano le pellicole ben fatte e i silenzi ben costruiti.

Merita almeno una possibilità.

Vivamente consigliato.

 

-Poison El