Love, Death&Robots – parliamone
Love, Death&Robots
L’idea della serie è nata anni fa, da un progetto comune di David Fincher e Tim Miller, che speravano di produrre un reboot del film del 1981 Heavy Metal, un film antologico di produzione canadese basato su una serie di racconti letti principalmente sull’omonima rivista: l’idea venne messa da parte a causa della riluttanza delle case di produzione a finanziare un progetto del genere. Ma i produttori di Netflix sono stati affascinati dalla proposta.
La serie Love, Death&Robots si compone di 18 episodi, completamenti slegati l’uno dall’altro, sia a livello di trama, che di sviluppo; la piattaforma di streaming ha infatti lasciato carta bianca agli sviluppatori, e il risultato è un mix di computer grafica, animazione 2D e corti con attori in carne e ossa.
-Trama
Per quanto riguarda la trama, non è stato proposto un tema da seguire, quindi si spazia da yogurt pensanti a Dracula senza soluzione di continuità.
Personalmente, ho trovato geniale l’idea alla base, e la realizzazione a livello visivo è ben riuscita, in alcuni casi addirittura ottima, come per esempio nel terzo episodio, The Witness.
Il tasto dolente, a mio parere, è la storia di base, che si rivela a volte estremamente banale, altre molto interessante in partenza, e poi calante. Salvo una manciata di episodi, che non esiterei a definire molto buoni, lo spettatore arriva alla fine del corto estremamente perplesso, a volte un po’ deluso.
Credo comunque che la serie meriti una possibilità, perché ha dei picchi di genialità (che non svelerò, de gustibus) e degli spunti davvero interessanti, senza dimenticare la realizzazione grafica.
Stiamo a vedere se ci sarà una seconda serie!
Stregatto