Stranger Things 3: chi è il vero mostro?

Stranger Things 3: chi è il vero mostro?

Luglio 7, 2019 2 Di Poison El

Giugno, 1984: I russi stanno cercando di aprire un portale per il Sottosopra e si danno un anno di tempo per portare a termine la missione.
Giugno, 1985: Siamo tornati nella cittadina di Hawkins e i nostri ragazzi sono alle prese con i primi problemi esistenziali. A ognuno il suo, certo. Mike e Eleven non riescono a stare distanti l’uno dall’altra nemmeno per una sera, Dustin è completamente assorbito dal suo primo amore – Suzie – di cui ci occupiamo principalmente nel primo episodio (Suzie, do you copy? – Suzie, mi ricevi?).

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Jonathan
e Nancy sono concentrati sul primo lavoro da stagisti – come non capirli in questo periodo – in un giornale. Lui si occupa delle foto, lei deve solamente portare il caffè e il pranzo. In realtà, il personaggio di Nancy porta alla luce una grande tematica: la parità dei sessi sul mondo del lavoro.

Siamo negli anni ’80, ricordiamocelo.

Steve invece lavora in una gelateria con Robin, la sua collega, ancora liceale. E sembra essere l’unico felice al ritorno di Dustin. Sì, la loro amicizia è stupenda. Il loro rapporto è delineato davvero bene, tanto che Steve ricopre qualsiasi ruolo lui abbia bisogno.

Trama di Stranger Things 3 in poche parole

Stanno aprendo un nuovo centro commerciale, lo Starcourt Mall, che ha portato molti negozi locali alla chiusura. Questo fatto comporta diverse manifestazioni e proteste da parte dei cittadini di Hawkins verso il sindaco. Sebbene la relazione tra Mike e Undi sia molto bella e ancora innocente, Hopper è preoccupato e chiede aiuto a Joyce: vorrebbe allontanarli l’uno dall’altra. La madre di Will gli scrive un discorso per aiutarlo, ma non lo userà mai.
Nel frattempo, si apprende che Joyce sta prendendo in considerazione di vendere casa Byers e andarsene dalla cittadina.
Dustin è tornato dal campus e solamente Steve pare sia contento di vederlo. Immagine correlata
Quella notte ci sarà un blackout per tutta la città: Will pare turbato, ma lascia correre. Nel medesimo istante, in un’acciaieria abbandonata fuori città appare una strana entità.
Mentre Dustin aspetta risposta da Suzie intercetta uno strano messaggio in russo.
Billy più tardi transita con la sua auto nei pressi dell’acciaieria. Immagine correlataConvinto che qualcuno gli abbia buttato contro qualcosa dal cavalcavia, scende dal mezzo, ma qualcosa lo trascina dentro l’edificio abbandonato.

Ammetto, vi ho raccontato pochissimo per non spoilerare troppo.

 

-I riferimenti ’80 e le linee di trama

Come si può constatare, Stranger Things 3 è la serie tv ambasciatrice degli stereotipi degli anni ’80, inutile negarlo. Tra musiche, film, costumi e stereotipi sociali, è fin troppo evidente. Quello che però mi sembra molto forzato e mi ha quasi dato fastidio – rispetto alla prima stagione, dove lo stereotipo era lì, ti guardava e si insinuava con rispetto all’interno della trama – è il fatto che necessariamente fossero i russi a voler studiare il Sottosopra.

In generale, l’imposizione di questi tratti storici e sociali, non ha suscitato l’entusiasmo sperato. In alcuni momenti, purtroppo – come la canzone che si cantano Suzie e Dustin – l’inserimento di ironia, gag o dolcezza, ha completamente spezzato la tensione. Era troppo esagerata.
Situazioni, peraltro, non finalizzate alla trama. Hanno difatti perso l’originalità che apparteneva alla prima serie. Si sono incagliati in qualcosa di più grande, più costoso, meno apprezzato.

Attenzione però, questo non significa che la stagione di Stranger Things 3 non sia comunque degna di lode.

La volontà di espandere la dimensione narrativa non si è tradotta in una conseguente complessità di presentazione degli eventi.
Sebbene i nostri protagonisti siano divisi in due gruppi, si capisce immediatamente che entrambe le missioni andranno in una comune direzione.
Due linee di trama per articolarsi al meglio in ogni ambientazione e sfruttare al meglio i personaggi: la trama orizzontale, che in questa stagione regala momenti più ripugnanti e splatter – tipici anche quelli degli anni ’80 – è interessante e cattura subito l’attenzione dello spettatore.

Stranger Things 3
Una cosa che non ho apprezzato è che il vero mostro di questa stagione non fosse realmente il Mind Flayer, ma la crescita dei protagonisti con le loro dinamiche, attriti e tempi differenti. Stranger Things 3
Inoltre, i Fratelli Duffer introducono due nuovi elementi nella trama di questa stagione: l’amicizia tra El e Max– che finalmente danno spessore al personaggio di Undi Stranger Things 3e il primo personaggio LGBT, Robin.
E lo fanno in maniera del tutto inaspettata: il coming out di Robin alla dichiarazione di Steve è delicato, ingenuo, sostenuto dalla magnifica interpretazione di Maya Hawke e di Joe Keery.

Infine, impossibile non citare il solo e unico Hopper.

 

-Il finale

The Battle of Starcourt è l’ultimo episodio e vede i diversi gruppi tentare di chiudere il portale aperto dai russi verso il SottosopraJoyce deve far esplodere il macchinario e chiudere l’apertura, ma Hopper rimane lì, bloccato, in quanto scariche elettriche gli impediscono il passaggio. La madre di Will non ha scelta e fa saltare tutto. Questa scelta devasterà sia El, sia Joyce.

Stranger Things 3

La stagione si conclude con il trasferimento dei Byers e di El, che legge il messaggio «Heart to Heart» del vecchio sceriffo, in un montaggio e in una scena molto commovente. La lettera parla appunto di crescita, di come il dolore sia necessario.

                                                   Tieni la porta aperta di 10 cm.

Il fatto è: la scena della morte di Hopper avviene off-screen, perciò non ne siamo sicuri, a differenza di quella di Billy – che in punto di morte si redime chiede perdono a Max.
Inoltre, la canzone post “morte” è Heroes, la stessa della scena in cui tutti erano convinti che Will fosse morte e invece non lo era affatto.

Post credit di Stranger Things 3

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La scena post credit sembra essere la più interessante: siamo nel Kamchatka e sentiamo dire “non l’americano”. Che l’americano possa essere proprio Hopper?

 

 

 

L’attore ha risposto così

Sarò onesto: non ne ho idea!“, spiega Harbour, ridendo: “Davvero, non lo so! Voglio dire, ovviamente lo spero anche io. Però sapete, quella macchina è esplosa e ha fatto saltare in aria tutto e Hopper sembrava intrappolato lì dentro. Mi sono girato un po’ intorno, ma sembrava proprio non esserci via d’uscita. E poi il macchinario è esploso“.

Non possiamo negare che per quanto non sempre abbia funzionato questa stagione, ha regalato tante emozioni e un finale drammatico indimenticabile. Nel complesso è appagante, soprattutto dal punto di vista estetico e tecnico.

Un po’ mi si strugge il cuore a dover dire addio a una delle mie serie tv preferite, ma sapevamo che questo giorno sarebbe giusto. Forse, è più dura perché il 2019 è stata la conclusione di moltissime serie e saghe che hanno fatto parte della nostra vita – alcune – almeno per dieci anni.
Perdonatemi la riflessione nostalgica post conclusione.

Ps: si vocifera che forse ci sarà un’altra stagione. Beh, il finale è aperto, non resta che sperare.
Se siete arrivati fin qui ma siete curiosi anche di conoscere la nostra analisi sulla seconda stagione, non resta che cliccare.

Sono curiosa di sentire la vostra su Stranger Things 3.

-Poison El