Conoscete la fortunata book-saga fantasy dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski con protagonista lo strigo Geralt di Rivia? È stata pubblicata tra gli anni ’90 del secolo scorso e il 2013, e edita in Italia da Editrice Nord. Su si essa è basata la serie Netflix The Witcher, che uscirà alla fine dell’anno, della quale fa un gran parlare da qualche mese, ed è stata di ispirazione anche per una trilogia di videogiochi di grande successo.
Per ritornare alla domanda iniziale, se la risposta è no, leggete la recensione che segue.
Chi è esattamente Geralt di Rivia? Ve lo racconterò partendo dalle sue stesse, amare seppur vere, parole:
«Io non sono tagliato per fare il soldato e l’eroe. […] Sono uno strigo. Un mutante creato artificialmente. Uccido mostri. Per soldi.» (Geralt di Rivia)
Geralt è uno strigo – o witcher -, ovvero un cacciatore di mostri, e come tutti gli strighi, bambini segnati dal destino, sa poco delle sue origini. Ancora molto piccolo viene condotto a Kaer Morhen, la dimora degli strighi, per essere sottoposto al duro processo che lo farà diventare uno di loro. La prova delle Erbe si porta via molte reclute, ma non Geralt. Lui è destinato a quella vita e infatti i vari esperimenti condotti con i potenti elisir danno risultati eccezionali. L’addestramento successivo fa il resto. Geralt diviene un vero strigo, abile in tutti i tipi di combattimento, forte e resistente grazie alle mutazioni causate dalle pozioni, esperto conoscitore dei mostri e delle creature che popolano il vasto mondo; in aggiunta si crea un suo codice, per distinguere quelle che si devono uccidere e quelle che invece vanno protette.
La vita fuori da Kaer Morhen però si rivela ben diversa da quella che Geralt, idealista e pieno di buoni propositi, si aspettava. Vorrebbe proteggere persone innocenti dagli oscuri pericoli che le minacciano, tuttavia si rende presto conto che il mondo non ama gli strighi. Essi sono visti come creature diverse dagli umani, macchine per uccidere, mutanti privi di scrupoli, sentimenti ed emozioni. Comunque quello che forse poteva essere vero per alcuni di loro, non lo è di certo per Geralt: la sua rettitudine, il suo senso morale, costituiranno sempre un elemento distintivo del personaggio, e causeranno non pochi problemi e dilemmi a qualcuno che dovrebbe uccidere senza farsi troppe domande.
Questo strigo interroga se stesso su cosa siano giusto e sbagliato. Sa che il suo ruolo gli impone la neutralità nelle vicende degli uomini, ma quando la neutralità si traduce in indifferenza e diventa un male ancora maggiore? È cinico, intelligente e scaltro e al contempo onesto, fedele agli amici, come il poeta Ranuncolo, e soprattutto, cosa ancora più rilevante, Geralt ama. Ama una donna, una maga potente, affascinante e spesso terribile, Yennefer di Vengerberg, con cui avrà una relazione tormentata ma indissolubile, e ama come una figlia Cirilla, principessa di Cintra dai grandissimi poteri, legata a lui dalla predestinazione. Geralt dovrà difenderla a ogni costo dalle mire dell’imperatore di Nilfgaard Emhyr var Emreis, quando costui scatenerà una guerra per impossessarsi delle capacità innate di Ciri.
La saga è strutturata in otto libri, tre dei quali si potrebbero definire “indipendenti”, ma non sono affatto slegati dagli altri per quanto riguarda la storia raccontata.
I primi due volumi sono raccolte di racconti, episodi della vita di Geralt in cui vengono già presentati tutti i personaggi che saranno cruciali nelle vicende successive – Ranuncolo, Yennefer e Ciri in particolare -, e in cui sono narrati eventi che permetteranno di comprendere come si è giunti a esse, oltre che gli antefatti delle relazioni tra i vari protagonisti.
La storia vera e propria inizia nel terzo libro, e si articola nei successivi fino a concludersi nel settimo. Ha inizio con la caduta del regno di Cintra, di cui la giovane Cirilla è principessa, per opera dell’impero di Nilfgaard. Da quel momento Ciri è braccata per tutti i regni del Nord e Geralt e Yennefer, dopo aver addestrato la bambina al combattimento e all’uso della magia, insieme ai loro amici dovranno battersi incessantemente per proteggerla, ma alla fine sarà proprio Ciri a salvare loro e se stessa.
L’ottavo volume è una sorta di memoriale. Viene narrata un’avventura dello strigo e di Ranuncolo antecedente alla prima visita di Geralt a Cintra, durante quale la legge della predestinazione lo legherà alla futura principessa.
La saga di Geralt di Rivia, per la presenza della magia e di creature fantastiche, il tutto in una cornice pseudo medievale con castelli, cavalieri e principesse, non può che essere inserita a pieno titolo nel fantasy classico. Tuttavia, l’avere come eroe protagonista uno strigo, figura ambivalente per le sue caratteristiche peculiari, costituisce un interessate elemento innovativo.
Sapkowski nella creazione del suo universo letterario ha attinto dal vasto patrimonio popolare di miti e leggende e dalle favole, liberamente rivisitate, combinandole in una narrazione scorrevole e accattivante. Descrizioni efficaci, non eccessivamente prolisse ma dettagliate, sono affiancate a parti dialogate e scene di combattimento, che rendono il racconto più movimentato, dal punto di vista sempre esterno. Con l’evolversi degli eventi, alle semplici storie di combattimento con mostri vari, prevalenti nel primo e secondo libro, vanno ad aggiungersi intrighi politici, sotterfugi, complotti magici. Di conseguenza l’intreccio perde in linearità ma guadagna in suspense e coinvolgimento del lettore.
I diversi personaggi hanno una loro psicologia ben definita, funzionale alla storia e, in particolare quelli principali, mostrano un’evoluzione nel corso delle vicende che ne aumenta la complessità. Sono spesso connotati dal punto di vista linguistico, per quanto sarebbe stato opportuno accentuare maggiormente tale aspetto, per caratterizzarli in modo ancora più efficace, per distinguere ad esempio nobili e contadini, maghi e guerrieri mercenari, principesse e sguattere anche da una sola battuta di dialogo.
Chi lotta contro i mostri si guardi dal divenire egli stesso un mostro. E se guarderai a lungo in un abisso anche l’abisso finirà per guardare dentro di te. (Friederich Nietzsche)
La storia di Geralt di Rivia mi ha fatto pensare a questa famosa citazione di Nietzsche (che è posta proprio in apertura dell’ultimo romanzo). Infatti Geralt ha combattuto tutta la vita affinché l’abisso nel quale non solo ha guardato ma si è addirittura immerso non lo sopraffacesse, ha lottato per non diventare peggiore, in un modo o nell’altro, di quelli che era chiamato a sconfiggere.
Proprio qui risiedono la grande forza e il fascino di un personaggio la cui fama è ambigua, che nel lettore però suscita ammirazione e partecipazione, la voglia di esserne compagno di viaggio e che le avventure non finiscano mai.
E davvero non finiranno mai, perché l’oscurità esisterà sempre, e con essa il Male. Allora gli strighi saranno lì, nel buio, a proteggerci.
Di seguito vi lascio l’ordine di lettura dei volumi della saga di Geralt di Rivia e che potete trovare qui:
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