La seconda stagione di Broadchurch, serie tv britannica con protagonisti Alec Hardy (David Tennant) e Ellie Miller (Olivia Colman), riprende da dove avevamo lasciato la storia.
Il colpevole dell’omicidio del piccolo Danny Latimer (Oskar McNamara) era stato assicurato alla giustizia e tutto sembrava essere pronto a tornare alla normalità.
Se vi siete persi la recensione della prima stagione potete recuperarla qui! E mi raccomando, attenzione agli spoiler.
La seconda stagione di Broadchurch segue il processo all’assassino, che altri non è che il marito di Ellie Miller, Joe Miller (Matthew Gravelle). Tutto sembra procedere per il verso giusto e la famiglia Latimer spera di raggiungere un po’ di serenità, nonostante la perdita del figlio minore.
Purtroppo, però, Joe Miller ha altri piani e, nonostante si sia dichiarato colpevole nel primo interrogatorio, si pronuncia innocente agli occhi del giudice, che si trova quindi costretto a procedere con un processo lungo e doloroso per la famiglia di Danny.
L’ispettore Hardy è però impegnato a risolvere un altro caso di omicidio, un caso più vecchio e che lo tormenta ormai da anni. Il caso Sandbrook, che nella prima stagione viene solo nominato, ci viene spiegato in ogni suo dettaglio.
Pippa e Lisa sono le giovani vittime di quel terribile omicidio, insabbiato da più colpevoli.
Se da una parte il nostro bisogno di giustizia è soddisfatto dalla risoluzione del misterioso omicidio di Sandbrook, abilmente risolto dall’ispettore Hardy con l’aiuto di Ellie, dall’altra parte subiamo un enorme colpo al cuore.
Joe Miller viene assistito da un avvocato brillante, che sicuramente riesce a fare il proprio lavoro, scagionandolo e lasciando tutti con l’amaro in bocca, spettatori compresi.
Ci sono rimasta veramente male. Ma anche nella vita reale non sempre le cose vanno come si vorrebbe. Un pedofilo assassino viene rimesso in circolazione e non possiamo farci niente, solo restare a guardare e quasi sperare che giustizia in qualche modo venga fatta.
Anche l’avvocato di Miller risulta sgradevole e a tratti insopportabile. Le sue arringhe sono fastidiose e spesso ho avvertito l’impulso di mandare avanti, talmente ero infastidita dalle cose che diceva.
Ammetto che, tra tutte e tre le stagioni che sono state prodotte, questa è stata quella che mi è piaciuta meno. Forse per il finale ambivalente che non ha del tutto soddisfatto il mio bisogno di vedere un criminale dietro le sbarre.
Forse, però, anche questo può essere considerato un pregio. Infatti ho spesso ripensato alla vicenda, alla somiglianza con casi reali e al fatto che, sfortunatamente, persone colpevoli tornano a piede libero per mancanza di prove o falle nel sistema giudiziario.
Una serie che fa pensare, questo è sicuro. Che ne pensate?
Ci rivediamo con la recensione della terza e ultima stagione, ma nel frattempo venite a trovarci su Facebook e Instagram, e lasciateci un commento!
– Eleven’s Eggo
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