Ci siamo, ormai è una settimana che questa rubrica ha preso il via e mi sta piacendo moltissimo – spero che anche voi sarete dello stesso avviso.
Come tutti saprete, Paolo Mereghetti è un critico cinematografico di fama internazionale. Conoscerete il famoso “Dizionario Mereghetti”, di pubblicazione non costante, in cui potrete trovare recensioni e critiche di tutti i film usciti nel corso dell’anno.
-Un po’ di storia
Il Dizionario Mereghetti è stato pubblicato per la prima volta nel 1993, edito per la prima volta da Baldini&Castoldi con la denominazione Dizionario dei film. Organizzato a schede, ognuna presenta titolo, provenienza, anno, durata, regia, interpreti, riassunto e analisi critica. Infine, per ogni film, un giudizio di valore: le stellette – da 1 a massimo 4.
Per ogni nuovo aggiornamento, Mereghetti si avvale di un cospicuo numero di collaboratori: tra i primi Goffreo Foti, Alberto Pezzotta, Filippo Mazzarella, Alessandro Stellino e Carlo Alberto Amadei.
La decima edizione verrà pubblicata nel 2013 e la dodicesima nel 2018.
Le immagini di copertina nel corso del tempo sono cambiate. A mio parere, queste sono alcune delle più belle:
-Voti per la Biennale
Mereghetti non poteva esimersi dal dare un giudizio per il film in concorso. Ecco alcune delle votazioni. Che ne pensate?
- Il sindaco del rione Sanità: VOTO 6/7.
- J’Accuse: VOTO 8,5.
- Passatempo: VOTO 7.
- Sole :VOTO 4,5.
- La Vérité: VOTO 7,5.
- Wasp Network: VOTO 5.
- The Laudromat: VOTO 6/7.
- Joker: VOTO 7.
– Qualche commento
- Sole: Lei arriva incinta dalla Polonia per vendere il nascituro e il futuro padre le mette di fianco il nipote, come guardia del corpo e finto marito. La ragazza sembra pensare solo ai soldi che guadagnerà, il ragazzo nemmeno a quelli tanto è abulico. Ma quando nascerà il piccolo – che è una bambina, Sole – qualcosa si rompe. Per il suo esordio nel lungometraggio, Carlo Sironi affida alla forza dello stile: piani fissi, molti silenzi, il mare sullo sfondo (a fare che, non si capisce bene), ma tutto sa di finto, auto-compiaciuto. E come andrà a finire la storia lo si intuisce dopo cinque minuti.
- La Verité: La madre, diva del cinema, pubblica la propria autobiografia e la figlia sceneggiatrice torna a Parigi (si era trasferita a New York per liberarsi dal suo egoismo) decisa ad affrontare le troppe cose rimaste in sospeso tra loro due. Ma dovrà fare i conti con qualcosa che non aveva mai preso in considerazione: l’egoismo è una qualità essenziale in una grande attrice. Per la prima volta lontano dal Giappone Kore-eda sfrutta al meglio due grandi attrici (la madre è Catherine Deneuve, la figlia Juliette Binoche) per continuare la sua riflessione sull’ambiguità umana e sui rapporti tra apparenza e realtà, per arrivare a dirci che forse una bugia a fin di bene può essere più utile di una verità crudele. E insegnarci anche qualcosa sul mestiere del cinema e della recitazione.
- Wasp Network: Come prevenire le mosse degli anticastristi che da Miami organizzavano incursioni (anche con le bombe) a Cuba per spaventare i turisti stranieri? Infiltrando tra di loro dei finti espatriati. Il film di Assayas racconta questa storia, concentrandosi sui primi anni Novanta: è tutto vero, mogli abbandonate a Cuba comprese (e si tratta di Penélope Cruz!), eppure il film non decolla mai, freddo come un resoconto cronachistico e piatto come un compitino senz’anima. Assayas ci aveva abituato a molto di meglio.
- The Laudromat: Steven Soderbergh spiega al popolo (via Netflix) i segreti delle società fantasma domiciliate a Panama: inizia come sarebbe piaciuto al Brecht dell’Opera da tre soldi (con Gary Oldman e Banderas a fare da interessati ciceroni), continua come Meryl Streep casalinga investigativa (vuole sapere perché è così difficile incassare l’assicurazione per la morte del marito) e conclude come farebbe Michael Moore, invitando gli americani a difendere la loro democrazia. Il modello irraggiungibile è La grande scommessa, ma Soderbergh sa come mescolare denuncia e sorriso, prediche e informazioni. E soprattutto scaldare gli animi e indirizzare le coscienze.
- Joker: Alla ricerca di nuovi super-eroi, la Warner affida a Todd Phillips (quello delle «Notte da leoni») il compito di far vivere l’arcinemico di Batman, cui attribuisce instabilità psicologiche e affettive. Frustrato sul lavoro (fa il clown dove serve, anche negli ospedali pediatrici), lo è anche nelle sue ambizioni professionali (vorrebbe fare lo stand-up comedian) e quando i dolori dell’infanzia vengono a galla perde la bussola. La regia prende a piene mani dal cinema di Scorsese («Taxi Driver», «Re per una notte»), tira in ballo con una certa superficialità la psicoanalisi e le rabbie antisistema dei poveracci, ma gli attori sono superlativi. E se Joaquin Phoenix è da Coppa Volpi, Robert De Niro nei panni del conduttore televisivo sfodera tutta la sua arte.
Rimanete sintonizzati! Non appena verranno annunciati i vincitori, faremo un articolo completamente dedicato!
-Poison El