Thirteen Reasons why – terza stagione

Thirteen Reasons why – terza stagione

Settembre 11, 2019 2 Di Poison El

NB: Se non avete visto questa stagione di Thirteen Reasons why e siete intenzionati a guardarla, non leggete questa recensione perché conterrà spoiler.

Thirteen Reasons why

Avevamo lasciato Tyler con Clay Tony, vi ricordate? Nella seconda stagione di Thirteen Reasons why, Clay aveva portato via Tyler prima che potesse sparare o far del male a qualcuno. Era evidente come lo stupro subito nel bagno della scuola da parte di Monty lo avesse segnato in maniera indelebile. E chi avrebbe potuto rimanervi indifferente?
Ricordo perfettamente che in quella scena avevo dovuto togliere il volume, perché era così intensa da far male.
Non vi preoccupate, non mi sto rimangiando niente: la seconda stagione è un agglomerato di ore perse.

Non che questa sia da meno.

Pretty Little Liars o Riverdale?

Moltissimi hanno paragonato la terza stagione di Thirteen Reasons why, alle serie sopracitate dopo aver visto il trailer. Beh, un po’ ci assomiglia, ma voglio fare una premessa: Pretty Little Liars e Riverdale  sono migliori.
Lo so, sono cosciente di cosa io stia dicendo, ma andiamo per gradi.

Thirteen Reasons why racconta della vita di Hannah Baker, una ragazza vittima di abusi e bullismo che regista tredici cassette, che contengono i motivi per cui ha deciso di togliersi la vita. La prima stagione, per quanto non fosse una delle serie tv più belle al mondo, era ben fatta e si concludeva in maniera dignitosa. Basata sull’omonimo romanzo di Jay Asher, la prima stagione aveva ottimi presi e ottimi intenti, ma soprattutto poteva vantare un’originale struttura narrativa.
La seconda era più convenzionale e non solo non era necessaria, ma era fastidiosa e pericolosa. Ma di questo ne ho già parlato qui e non voglio ripetermi troppo.
Le atmosfere di questa serie sono sempre state abbastanza drammatiche e la narrazione è sempre stata basata su flashback, quindi fino a qui niente di nuovo.
Il mondo degli adulti non ha mai fatto una bella figura, sempre lasciato un po’ in disparte, sempre “inconsapevole” di quello che accadeva tra le mura domestiche e scolastiche.

La terza stagione è passata dal drama al thriller, così. Senza alcuna ragione d’essere dopotutto. Nel trailer ci viene mostrata la morte di Bryce Walker, giocatore della squadra di football e stupratore di Hannah –e non solo.
Essendo stato fatto vedere nel trailer, ero sicura che la stagione sarebbe iniziata con Bryce già morto, ma non era affatto così.

Quindi, settore marketing di Netflix, a che cosa stavate pensando?

Quindi la narrazione si sposta fra gli eventi drammatici avvenuti al Ballo di Primavera, l’agitazione dei ragazzi di essere scoperti e la maxi-rissa devastante in occasione di una partita.Thirteen Reasons why Il tutto condito dalla voce fuori campo di Ani, un nuovo personaggio che viaggia continuamente sulla via della menzogna e fa da filo conduttore agli eventi che si susseguono.
Quasi tutti i ragazzi avrebbero avuto un movente e quindi decidono di continuare a coprirsi a vicenda.
Ogni episodio inizia con un “accusato” che alla fine viene sempre “redento”.

Insomma, alla terza volta lo spettatore non ci casca più.

Le indagini proseguono lente e Ani continua a raccontare una realtà distorta. Lei afferma una cosa, la scena che scorre ce ne mostra un’altra. Si crea una realtà costruita che lascia un finale aperto verso la quarta stagione. Una non necessaria quarta stagione.
Così vengono analizzati tutti i personaggi, mostrando luci e ombre di ciascuno.

Bryce Walker

Il personaggio più controverso di tutta la serie. L’intento degli autori di mostrare la sua umanità è stato disgustoso e non serviva. Non è mai stato messo in dubbio che fosse umano, quello che si cercava di giudicare erano i suoi errori e le sue perversioni.
Non era chiaro nemmeno lo sguardo di Ani ogni volta che andavano a letto insieme. Una scena che ho apprezzato, invece, è stato il dialogo tra Porter, il counselor della prima stagione, e lo stesso Bryce. Paradossalmente, indagare su questo suo “problema” – non voglio esprimermi in termini psicologici non richiesti – è stato più interessante che vederlo fare il buonista con ogni personaggio della serie con cui aveva la possibilità.

L’unico rapporto sensato – e senza ritorno – è stato quello con Tyler. Bryce sa di averlo distrutto, ma ora sa cosa significa essere emarginato e lo aiuta nel solo modo possibile: blocca Monty.

Per quanto riguarda invece l’intreccio con Justin, ho lo schifo nel pensare che gli autori abbiano deciso di mostrare una relazione di questo tipo. Bryce lo aiuta e Justinnon riesce nemmeno ad affrontarlo.

Che begli esempi.

Tyler Down

Sicuramente ha problemi psicologici, non c’è nemmeno da discuterne, ma è un personaggio che ha tanto da insegnare.Thirteen Reasons why
La scena con Clay in cui gli rivela di quello che è successo prima del Ballo di Primavera è una delle scene più intense e belle della serie. Drammatica, certo, ma di una delicatezza disarmante.

Cast di Thirteen Reasons why

Sono tutti abbastanza mediocri come attori.

Dylan MinnetteClay Jensen – interpreta il bravo ragazzo che accumula, senza riuscire a parlare di quello che prova. Sempre troppo rigido.

Christian NavarroTony – è il fidato amico latino e proletario, che studia e lavora, ormai dichiaratamente gay. È un bel personaggio, peccato per il minuscolo spazio che gli hanno concesso.

Brandon Flynn Justin Foley– è sempre il solito ragazzo inaffidabile, che non sa quello che vuole e infondo, non è poi così cambiato nei confronti di Clay. Lo riempie di bugie, senza pensare alle conseguenze.

Miles Heizer Alex Standall– è uno dei personaggi più rovinati della stagione. È disgustoso il modo in cui l’hanno trasformato. Per cosa poi? No, nessuna evoluzione narrativa poteva portarlo a questo.

Alisha Boe Jessica Davis – sembrava che all’inizio potesse avere un ruolo davvero importante, tanto da essere un simbolo, una voce, per tutte coloro che sono state vittima di violenze.
Beh, però alla fine torna con Justin e sì, per quanto il corpo sia suo, pare davvero non essere più una voce di “rivalsa”, ma sembra più un grido d’aiuto.

Devin Druid è Tyler Down, un nerd pallido, fragile, appassionato di fotografia, che soffre di qualche disturbo psicotico. La sua interpretazione è stata stupenda. Merita assolutamente qualche riconoscimento e lo spero davvero.

Justin Prentice è Bryce Walker, tronfio e compiaciuto del suo potere. Intensa e prestante la sua interpretazione. Merita anche lui un bel riconoscimento.

Timothy Gradarodos è Monty, lo scagnozzo di Bryce, abbandonato persino da lui. In questa stagione viene confermata la sua omosessualità. Ha il ruolo del cattivo, un cattivo spregevole ma, oltre a quello che ha fatto a Tyler, è dimenticabile. 

Infine, Grace Saif nel ruolo di Ani. Fastidiosa, pressante, bugiarda. Niente di che dal punto di vista recitativo.

-Curiosità

Nella versione doppiata in italiano, quando il Vice Sceriffo Standall parla della morte di Monty dice che è stato trovato morto, suicida, impiccato. Nella versione in lingua originale non viene affatto detta una cosa del genere!

Sia nella versione inglese e sia nella versione sottotitolata lo sceriffo comunica che Monty è stato ucciso nella sua cella.


-Commento

La struttura narrativa e le stesse atmosfere virano verso il thriller, ma purtroppo questa novità non è altro che una caduta convenzionale che sa di già visto. Questo tentativo di rendere inutilmente più complicati i rapporti tra i vari ragazzi con mezze verità, omissioni, equivoci. Insomma, se prima eravamo in una serie teen con tematiche adulte, ora ci sguazziamo proprio nel genere teen!
Comunque, il fatto che i veri colpevoli alla fine sembrano passarla liscia è disgustoso. I messaggi sono completamente sbagliati e pericolosi.
Il marketing va bene, ma puntare su una serie e stravolgere tutti i messaggi buoni dati… è molto pericoloso.

Thirteen Reasons why si prende troppo sul serio, quando non ha nemmeno le carte in regola per farlo. Cade nel ridicolo, nella convenzionalità, distruggendosi da sola.
Aspettiamo la quarta stagione, con amarezza e un po’ di preoccupazione.

-Poison El