Tematiche politiche, metafore sociali molto più attuali di quanto possiamo immaginare e interpreti di cui ben conosciamo il talento: tutto questo e molto di più è Carnival Row.
Philo– Rycroft Philostrate – è un detective dello stato di Burgue e lavora nella capitale, intorno al quartiere meticcio di Carnival Row, dove le creature fantastiche vivono come una minoranza oppressa. Una serie di violenti delitti scuote il quartiere. Il marchio di fabbrica dell’assassino è sempre lo stesso: le vittime vengono sbudellate e gli viene strappato il fegato. Mentre Philo indaga, le cose si complicano con l’arrivo in città della sua amata Vignette Stonemoss, una fata a cui lui aveva però fatto credere di essere morto.
La politica cittadina, nel frattempo, è in crisi: da un lato c’è una maggioranza più tollerante, dall’altra un’opposizione in ascesa poco magnanima verso il popolo fatato.
Rispecchiare una situazione storica in una serie tv fantastica non è affatto facile: fare delle creature fantastiche una metafora degli immigrati è attuale e limpido. Questo però non basta a dare una vera identità culturale al popolo fatato.
Aveva grande potenzialità, ma aveva paura di annoiare con la tematica politica. Ma le creature fatate non sono le uniche a cui non è stata data una vera identità: chi sono gli orchi, i centauri e i piccoli coboldi?
Le fate sono analizzate in maniera doverosa, in quanto al terzo episodio è presente un loro santuario, un flashback sulla storia d’amore tra Philo e Vignette. È una visione parziale però, in quanto si mostra quello che dovrebbe essere un’antichissima civiltà.
L’attacco delle forze del Patto è davvero spaventoso e nel contempo spettacolare, tanto da meritarsi il titolo di miglior episodio della stagione.
Visibile sulla piattaforma di Amazon Prime Video, Carnival Row è creata da René Echevarria e Travis Beacham. La serie non si basa su una serie di romanzi con una mitologia definita, quindi è evidente il modus operandi: procedere per gradi, svelando tutto pian piano. Difatti, è già stata confermata la seconda stagione.
Inoltre, il regista inglese Jon Amiel, che ha firmato il pilot e dato l’importa alla serie, crea momenti spettacolari, che a volte perdono un po’ di verve, ma rimangono comunque visibilmente belli.
Il mistero dell’assassinio di Carnival Row procede lento e a tratti un po’ prevedibile, con tanti personaggi ambigui e sinistri.
Il vero problema che mina la credibilità della serie sono gli incontri “casuali” dei due protagonisti in un’ambientazione che dovrebbe essere una caotica e sovrappopolata città.
La fotografia, la scenografia sono i punti forti di questa serie. Le atmosfere cupe, le luci e le ombre acquistano un significato fondamentale e quasi “storico” che definisce la narrazione.
Incantevole Cara Delavigne nei panni di Vignette con un’interpretazione intensa e drammaticalmente viva. Orlando Bloom è invece il detective innamorato e di “mentalità aperta” che viaggia nella metropoli e nei quartieri meticci senza vedere differenza. Un personaggio che ha tanto da dare.
Date un’occhiata a questa serie tv, ne vale la pena e vi stupirà in un modo che non avreste mai potuto pensare.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
-Poison El
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