Maleficent: quando il fantasy diventa metafora di attualità

Maleficent: quando il fantasy diventa metafora di attualità

Ottobre 24, 2019 2 Di Poison El
Nonostante le giornate frenetiche di questo periodo, tra anteprime e comunicati, abbiamo deciso di riunire la crew, anche solo per un pomeriggio, e correre a vedere Maleficent-La signora del male, della Walt Disney Pictures. Qui io, il Nabbo, Nerdherd – che avete già conosciuto come mia spalla per gli oscar, un giorno ve la presenterò come si deve – e Cugino It, ormai storico compagno di cinema!
Era tanto che aspettavo questo film, ammetto. Apprezzo molto Angelina Jolie come attrice e il primo mi era piaciuto parecchio, soprattutto la relazione Malefica-Aurora in quanto madre e figlia. Una rivisitazione della storia che può sembrare banale, ma non va presa alla leggera.


Alla fine del primo film avevamo lasciato Malefica e Aurora piuttosto unite, dopo che la maledizione dell’arcolaio era stata sciolta.
“Il vero amore”: e quale amore può essere più forte di una madre? Malefica ha dimostrato di tenere davvero alla sua piccola bestiolina, perciò non le resta che insignirla del titolo di Regina della Brughiera


Maleficent: la signora del male comincia con la proposta del principe Philip ad Aurora. Lei accetta immediatamente, convinta di coronare non solo il suo sogno d’amore, ma anche quello di unire due regni, quello del principe e quello di cui è regina: la Brughiera. Prima delle nozze però, i rispettivi genitori dei ragazzi devono conoscersi e così Malefica viene invitata a corte, dove di fatto a comandare è la regina Igrith (Michelle Pfeiffer). Sin dalle prime scene capiamo come sia interessata alle armi, alla guerra, alla Brughiera: è convinta che per risolvere i problemi tra i due regni ci sia solo il fuoco e la morte delle creature fatate. E, nella sera in cui incontra Aurora e Malefica, decide accendere la miccia che può far ricadere la colpa sul popolo fatato: affermare a voce alta, davanti alla madrina, che Aurora sarà come una figlia per lei. Sarà sua. Così, il re si sente male e tutti accusano Malefica di esserne la responsabile. Ora, se nel primo film avevamo capito che Malefica non era poi così cattiva, nel secondo film c’era bisogno di un’antagonista che sapesse rivaleggiare con il pazzesco carisma della Jolie. E, per quanto la Pfeiffer fosse carismatica, era un personaggio banale.

Una delle scene più interessanti del film: la scoperta (parziale) delle origini di Malefica.

Il difetto principale di questa pellicola è predivibilità e nulla può salvarla da essa. Già dalla prima parte si capisce chi sarà l’antagonista, chi abbia ucciso il re e chi voglia la guerra. Inoltre, prosegue troppo lentamente, quasi a voler cadere nella banalità in un ruzzolone senza freni.
Però è proprio la Jolie e la sua intensa interpretazione che salvano la seconda parte. La sua relazione con Aurora è intima e profonda e anche il suo sacrificio: stavolta non è solo Malefica a salvare la sua bestiolina, tocca ad Aurora fare i miracoli questa volta!

Scenografie interessanti e ben fatte, è visivamente un bel film, come lo è coreograficamente la battaglia. Molti i riferimenti, in materia di costumi, alla fiaba: un eterno ritorno coinvolgente e onorico. Blu, verde o rosa?
La divisione in razze, quasi a sancire e sottolineare il periodo storico in cui siamo: cosciente o non cosciente come tentativo di trasposizione?
Infine l’ultima scena fa presagire l’uscita di un terzo film e mi viene solamente da pensare: ci sarà un ritorno della Fenice e degli esseri delle tenebre?
-Poison ∉l