Era un pomeriggio come tanti quando io e NerdHerd siamo state invitate all’anteprima stampa di Frozen 2- Il Segreto di Arendelle. Nerdherd è innamorata di questa “saga”, di Elsa, ma è rimasta un po’ delusa da questo secondo atto, al contrario, per quanto mi piaccia Frozen, preferisco di gran lunga il secondo film al primo.
Insomma, pareri decisamente discordanti, ma lasciate che vi dica qualcosa, così potrete farvi una vostra idea di questo secondo capitolo del famoso film d’animazione.
Da dove partire? Ah, certo: subito dopo il “vissero felici e contenti”.
Sono passati sei anni da quanto Elsa si era rinchiusa nel castello di ghiaccio per ritrovare se stessa e sconfiggere le sue paure e ad oggi tante cose sono cambiate. Arendelle è un posto sicuro e a Elsa non è rimasto che rivelare i suoi poteri al mondo. La regina di Arendelle possiede il potere di creare il ghiaccio e la neve. Ha da poco imparato a controllare la sua magia e ha abbandonato recentemente la sua paura di essere perseguitata a causa della sua diversità.
Anche se Elsa aveva imparato a controllare la propria magia in Frozen – Il regno di ghiaccio, i suoi poteri continuano a maturare insieme a lei e sono ancora legati alle sue emozioni. Gran parte della sua magia appare famigliare, soprattutto quando è felice: è molto lirica, piena di curve a S e ricca di turbini inconfondibili. Il suo potere e il legame con la natura emergono nel corso del tempo, ma una cosa pare costante nel film: il racconto dei loro genitori sui quattro spiriti e sulla foresta incantata.
Il popolo di Arendelle e i Northuldi, gli abitanti della Foresta Incantata, avevano stretto un’alleanza, ma qualcosa non è andato secondo i piani e, in seguito a un tradimento, gli spiriti dell’acqua, del fuoco, della terra e dell’aria, decideranno di proteggere per sempre la foresta con una fitta nebbia e una barriera invisibile, per scoraggiare chiunque voglia entrarvi.
L’incontro con gli spiriti sarà decisivo, difatti è un viaggio che Elsa dovrà compiere da sola, a costo di sacrificare tutto per la verità. Anna fatica a lasciare andare la sorella e ha paura di perderla e nel momento in cui accadrà, avrà molto risentimento verso Elsa, che nonostante sia felice con sua sorella e i loro amici, si sente inquieta: ode un richiamo che nessun altro riesce a sentire. Cerca di bloccarlo, ma la voce non si ferma: esso le mostra frammenti del suo passato e le promette risposte riguardo alla verità e alla sua identità. Le risposte promesse però, richiedono un pegno e minacciano il loro regno e tutto ciò che le due sorelle abbiano mai desiderato, compreso il loro stesso legame.
I filmmaker hanno reso evidente il legame con la struttura della fiaba, attingendo direttamente dai tipici personaggi fiabeschi: da un lato Peter Del Vecho, il produttore, è convinto che sia Elsa con la sua magia a essere i tipico personaggio fiabesco, dall’altro Jennifer Lee afferma invece che sia Anna, in quanto è ottimista ed è umana. I personaggi fiabeschi sono tipicamente umani che devono sconfiggere nemici e superare avversità, compiendo sacrifici e trionfando.
In realtà è proprio Elsa l’archetipo del personaggio mitologico: è magica, straordinaria e si impegna essere una brava regina per il suo popolo, che finalmente l’ha accettata. Nel profondo, però, la domanda “da dove vengono i miei poteri?” non riesce a tacere e il mistero la conduce in un viaggio per scoprire da dove vengano la verità sul passato che è rimasta sepolta. Per mettersi in viaggio, ha bisogno di un richiamo ed è proprio questa la funzione della voce. Il personaggio fiabesco rappresenta una donna che abbraccia la propria forza e il proprio potere. Ha smesso di chiedere scusa per le sue abilità: ora li controlla ed è orgogliosa di essere ciò che è.
Dal primo al secondo atto sono passati tre anni, perciò gli autori hanno scelto di “invecchiare” leggermente i personaggi che sono cresciuti, maturati e hanno vissuto tante esperienze.
Questo film è incentrato proprio sulla lotta per trovare il proprio posto nel mondo, fare la cosa giusta e compiere tutto ciò che è necessario per diventare adulti. Il film d’animazione è ancora ricco di divertimento e umorismo, ma è anche una storia molto emozionante incentrata sull’idea di diventare ciò che siamo nati per essere. Il secondo atto è più grande ed epico rispetto al primo film. Più maturo, più intenso, più profondo e forse non completamente adatto ai bambini, perché il messaggio del film è puro e allo stesso tempo complesso. Le canzoni sono diverse e di una bellezza eterea, proprio come la magia di Elsa.
Il mio invito è di andarlo a vedere dal 27 novembre e di farvi un’idea voi stessi: badate bene, ci saranno scene per “bambini”, ma ci saranno altri momenti che non possono essere compresi dal target designato per il film d’animazione.
Fatemi sapere dopo una prima visione.
-Poison ξl
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