The End of the F***ing World, la serie televisiva britannica che lo scorso anno mi ha tenuta incollata allo schermo, è tornata con una seconda stagione, disponibile in streaming su Netflix a partire dal 5 novembre 2019.
Potete trovare la recensione della prima stagione qui. Ora, però, parliamo dei nuovi episodi e… Attenti agli spoiler!
Partiamo dal presupposto che, a mio parere, questa serie sarebbe potuta terminare con la prima stagione, conclusasi con Alyssa (Jessica Barden) catturata, James (Alex Lawther) che fugge dalla polizia sulla spiaggia e il terribile rumore di uno sparo. Perché, ammettiamolo, per quanto ci fossimo affezionati ai due protagonisti, sarebbe stato un finale più che degno.
Invece, si sa, quando una produzione riscuote successo, perché fermarsi?
E così ci troviamo di nuovo a seguire le vicende di questi “pazzi” e apparentemente cinici adolescenti.
Questi nuovi episodi ci mostrano la vita di Alyssa dopo quel fatidico sparo. Apatica come al solito, la ragazza sembra riuscire a rifarsi una vita assieme a un nuovo fidanzato.
In tutto questo James ci sembra essere morto. Ma davvero qualcuno ha creduto che non ce l’avesse fatta? Probabilmente no.
Lo vediamo, infatti, alle prese con la riabilitazione e con la morte prematura del padre, che lo destabilizza enormemente.
James e Alyssa, rimasti separati a lungo, vengono riportati insieme da un nuovo personaggio, a cui viene dedicato il primo episodio: Bonnie (Naomi Ackie). Scopriamo subito che la giovane donna è tutt’altro che sana di mente. Infanzia e adolescenza traumatiche per via di una madre molto restrittiva, che le ha insegnato che “le persone vengono punite per ciò che fanno”. Bonnie è nientemeno che la “fidanzata” di Clive (Jonathan Aris), l’uomo che ha cercato di stuprare Alyssa e che, per tal motivo, è stato ucciso da James.
Già colpevole dell’omicidio di una delle tante conquiste (o vittime?) di Clive, Bonnie si mette quindi sulle tracce dei nostri protagonisti in cerca di vendetta.
In tutto questo, sembra venire sottolineata l’importanza delle conseguenze che le nostre azioni hanno. Fatto che Alyssa sembra comprendere pienamente a proprie spese, in quanto rimasta turbata dall’omicidio di Clive (nonostante fosse uno psicopatico).
Bonnie, dal canto suo, ha imparato questa lezione molto tempo prima, convinta che la vita sia fatta di punizioni per colpa di una madre troppo aggressiva.
A ogni modo, si sono rivelate due donne molto interessanti, due personaggi caratterizzati nel profondo nonostante gli episodi siano di breve durata. Speriamo solo che Bonnie possa ricevere l’aiuto che le serve, nonostante nell’ultima puntata sembra esserci una velata critica al sistema del carcere, che poi tanto riabilitativo non è.
Una seconda stagione sicuramente non necessaria, ma che è riuscita a procedere senza danneggiare l’operato della prima (come ultimamente sta succedendo con alcune produzioni Netflix).
Unica piccola pecca è la lentezza della narrazione. Devo ammettere che ho fatto fatica, nonostante gli episodi durino solo 20 minuti ciascuno. La prima stagione, invece, l’ho letteralmente divorata!
Ora non ci resta che sperare che questa sia davvero la meritata conclusione di una serie valida e innovativa.
– Eleven’s Eggo
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