See: percepisci, non guardare: la nuova serie di Apple Tv+

See: percepisci, non guardare: la nuova serie di Apple Tv+

Novembre 24, 2019 0 Di Poison El


In un tempo in cui la civiltà umana conta solo 2 milioni di abitanti, in quanto è stata decimata da un virus. I pochi sopravvissuti sono completamente ciechi, ormai da generazioni e il solo parlare di “vedere” è considerato un’eresia. Coloro che vengono alla luce sono destinati all’oscurità e di conseguenza a un nuovo mondo fatto per chi deve sopravvivere senza l’ausilio della vista. I personaggi hanno in oltremodo sviluppato gli altri sensi, soprattutto quello dell’udito. Tutto cambia quando due neonati gemelli vengono alla luce durante una battaglia. Essi hanno la capacità di vedere.



Creata da Steven Knight – già padre di Peaky Blinders e Taboo – e con Jason Momoa, già famoso per personaggi come Aquaman e Khal Drogo. See è di genere drammatico – fantascientifico.

Apple TV+ è partita in pompa magna e le sue serie ne sanciscono l’evidenza. Per quanto è possibile notare che See è iniziata un po’ in sordina, non appena si cominciano a collegare i fili di ogni trama e sotto trama, la situazione prende una piega inaspettata.

Un concept del genere colpisce subito per la curiosità e conquista il pubblico: chiunque abbia dato una possibilità a questa serie, si è accorto che ne vale la pena, episodio dopo episodio.
Una sorta di opera che va non solo “vista”, ma anche “letta”: più che una serie tv, l’idea di un futuro al buio sembra adatta a un romanzo, in cui il lettore condivide la condizione dei protagonisti, in quanto costretto a leggere esclusivamente le parole, senza avere immagini. See è sì una serie televisiva, ma è anche un’opera audiovisiva. Lo spettatore vede tutto, i personaggi niente e crea uno squilibrio non banale: altro che narratore onnisciente!
In realtà, sfatiamo le considerazioni e i luoghi comuni: in See non sempre è lo spettatore a saperne di più dei personaggi. Vede, certo, ma non percepisce.

See



Perciò, Steve Knight ha dovuto immaginare tutto: come sarebbero le relazioni senza la possibilità di vedere?

Cosa verrebbe a mancare?

Cosa invece sarebbe guadagnato?

Cosa rende in maniera efficacie, ma anche verosimile, un mondo in cui non possiamo avere alcuna esperienza diretta?



Nel nostro mondo l’uomo esprime giudizi universali e necessari, basati sull’esperienza sensibile da cui estrae dati diretti.
Questo mondo non può basarsi su questa “conoscenza a priori” come ben possiamo notare.

La serie ha richiamato un lavoro di pre-produzione di approfondimento antropologico non indifferente. In alcune cose ci sono evidenti problemi nella costruzione di un prodotto verosimile e credibile e se quello fosse realmente l’intento… beh, senza alcun dubbio gli sceneggiatori avrebbero fallito. Ma tante cose, tanti piccoli dettagli, fanno pensare che non sia la verosimiglianza il punto fisso – e di arrivo – di See. See

L’elemento che meno può convincere, però, sono le bottigliette d’acqua di plastica che dovrebbero essere lì da secoli, ma sembrano appena state comprate dal supermercato. Insomma, ricordiamo scena del parto di Maghra? Quella bottiglietta di vetro pare essere nuova.

E anche lei non vede, ma percepisce.

Ci sono invece piccoli dettagli che creano dimensioni più sensate e ponderate: come le corde del villaggio, che servono a orientarsi, o l’attenzione per certi richiami verbali con cui la tribù di Baba Voss (Jason Momoa) comunica semplici concetti e gestisce l’ordine delle assemblee, oppure il modo in cui “sognano il vento”.



SeeLa trama di See divide subito tra la tribù di Baba Voss dai witchfinder, guerrieri cacciatori di streghe che fanno a capo a una regina dall’aspetto androgino e inquietante, che usa l’orgasmo per entrare in comunicazione con Dio e che ammazza chiunque le dia contro. I witchfinder sono stati incaricati di cercare un eretico di nome Jerlamarel, che sosteneva di avere il dono della Visione.
I due figli di cui parlavamo all’inizio? Sono proprio loro i figli di Jerlamarel e di Maghra (Hera Hilmar), la donna che ora è sposata con Baba Voss.



I tre episodi iniziali, oltre a raccontare delle faide fra tribù, mettono in scena la crescita di questi due gemelli, un ragazzo e una ragazza che nel primo episodio sono appena venuti al mondo e che alla fine del terzo sono adolescenti che, grazie ai libri lasciati dal padre biologico, sono riusciti a imparare cose, indicazioni, a studiare storia, geografia del territorio, costruzioni edili necessarie a migliorare la vita e far rifiorire la società che ora è regredita a una civiltà primitiva. Sono riusciti a imparare cose che il resto del mondo ha completamente dimenticato, o addirittura teme.

Nel corso degli episodi vengono mostrate nuove ambientazioni, atmosfere di grande respiro e battaglie sanguinose e un po’ traballanti, date dal fatto che la mancanza della vista è comunque una disabilità che, in particolare Baba Voss, combatte con un udito sopraffino e una percezione fuori dal comune.

Un altro elemento interessante è sicuramente il modo in cui viene trattato il nucleo tematico più efficacie di See: la condizione di “vedenti” dei ragazzi è sì un grande dono e un grande potere – che, per dirne una, gli permette di usare arco e frecce – ma rappresenta fin da subito una specie di condanna.

Cresciuti in un modo senza vista, i protagonisti hanno mitizzato l’era precedente, in cui la “luce” – potrebbe essere un chiaro riferimento all’età della ragione? – solitamente simbolo di razionalità e prosperità, diventa il ricordo di cose terribili, di uomini arroganti che, abusando di quel dono, hanno reso il mondo invivibile.


Così, sullo sfondo appaiono temi ambientalisti e di razzismo. Nel mondo di See, chi dice di avere la visione è trattato come un eretico e viene messo al rogo. Ennesimo riferimento a un periodo storico realmente esistito: il tempo della “Caccia alle streghe”.

See diventa così più interessante, approfondendo le relazioni fra i personaggi, costruendo sanguinose faide familiari, alzando il tiro della componente “action” e facendo risuonare temi e situazioni che vogliono far riflettere, vogliono comunicare qualcosa.
See è più di un semplice intrattemento. Una serie tv in cui si vede, certo, ma si tanto percepisce.

E poi, dai, c’è Jason Momoa.

-Poison ξl