I figli del mare, un inno alla vita
I figli del mare – Children of the sea è un film d’animazione giapponese del 2019 ispirato all’omonimo manga di Daisuke Igarashi e diretto da Ayumu Watanabe.
Distribuito per la prima volta in giappone il 7 giugno 2019, il film è stato proiettato nelle sale cinematografiche italiane solo per pochi giorni: 2, 3 e 4 dicembre.
Se non l’avete ancora visto, vi raccomando di fare attenzione agli spoiler presenti nell’articolo!
La trama
Il film inizia raccontandoci la vita della giovane studentessa Ruka Azumi (Mana Ashida) all’inizio delle sue vacanze estive. Non sembra avere un carattere semplice, forse a causa del disagio provocatole da una madre alcolizzata. Apparentemente scontrosa e vendicativa, Ruka viene espulsa dal club scolastico per aver tirato una gomitata sul naso a una compagna che le aveva fatto lo sgambetto.
Le giornate di sole spensierate le sembrano, così, già terminate, ma non sa che qualcosa di inaspettato la attende.
Annoiata e desiderosa di trovare qualcosa da fare, Ruka si reca all’acquario dove il padre lavora. Qui conosce due insoliti ragazzi: Umi (Hiiro Hishibashi), solare e pieno di vita, e suo fratello Sora (Airu Kubodzuka), calmo e rassicurante. I due, a quanto pare, sono stati cresciuti in mare dai dugonghi, facendo dell’acqua il loro elemento.
I due fratelli, che rispettivamente simboleggiano terra e cielo, saranno protagonisti di un evento straordinario, un inno alla creazione della vita nell’universo.
Simboli, metafore e… Un pizzico di confusione
Se per una prima parte del film riusciamo a tenere il passo con gli avvenimenti, ne veniamo totalmente travolti nella seconda.
Un mix sgargiante di colori, figure, immagini vanno a definire quello che è il momento principale del film, il momento definito di “nuova nascita”, disorientando totalmente lo spettatore che ha due opzioni: lasciarsi andare a quel magico momento fantastico o domandarsi dove si voglia andare a parare.
Risulta difficile seguire la storia, anche perché, forse, la storia è la parte meno interessante. Ciò che deve colpire lo spettatore è la grafica spettacolare che gli viene mostrata, che lo fa sprofondare in un abisso che fa sovrapporre oceano e spazio aperto.
La creazione dell’universo si fonde così con la creazione della vita sul pianeta, resa possibile grazie alla presenza di acqua.
Per concludere
Io, personalmente, sono uscita dalla sala senza aver compreso appieno il significato del film.
Per godersi veramente la proiezione bisogna dimenticare i film a cui siamo abituati, con una trama lineare che congiunge tutti i punti disegnati. La storia, così come la realtà, passa in secondo piano, lasciando spazio a un racconto quasi extracorporeo e che va al di là della ragione.
Insomma, un film denso di significati e di interpretazioni, di sicuro da vedere con una mente fresca e aperta per poterlo apprezzare appieno.
Avete avuto il piacere di andare a vederlo? Fatecelo sapere in un commento e venite a trovarci su Facebook e Instagram!
– Eleven’s Eggo