Il mio vicino Totoro
Continuiamo la serie di Miyazaki con uno dei suoi film più iconici: Il mio vicino Totoro (となりのトトロTonari no Totoro). Il film, prodotto dallo Studio Ghibli, esce in italia il 18 settembre 2009, ventun anni dopo la sua prima apparizione (1988).
TRAMA
Siamo nel Giappone degli anni ‘50, quando il professore universitario, Tatsuo Kusakabe, decide di trasferirsi con le sue figlie, Satsuki e Mei. La famiglia alloggia in una vecchia abitazione vicino all’ospedale dove la madre Yasuko è ricoverata.
La casa è abitata da piccoli spiriti domestici simili a polvere, che vengono chiamati dalle sorelle: nerini del buio o corrifuliggine.
Un po’ come nel romanzo Alice nel paese delle Meraviglie, Mei vede un paio orecchie bianche da coniglio nell’erba e le segue scoprendo due piccole creature magiche. Gli esserini la conducono attraverso un fitto groviglio di radici fino nella cavità di un grande albero di canfora.
Lì conosce uno spirito più grande, che si presenta con una serie di ruggiti da cui la bambina interpreta il suo nome: Totoro.
Mei gioca col grande essere magico fino ad addormentarsi sulla sua pancia, la sorella preoccupata per la sua assenza va a cercarla. Non la trova, però, sul ventre di Totoro, ma in una radura verdissima.
Come ogni creatura magica, anche questa, si mostra solo quando lo decide, impedendo a Mei di mostrarla alla sua famiglia.
Arriviamo all’immagine più iconica del film. Sotto la pioggia le due bambine aspettano l’autobus con cui il padre sarebbe tornato a casa, quando Mei si addormenta sulle spalle di Satsuki. A quel punto Totoro si mostra anche a lei. Lo spirito si ripara con una grande foglia, che risulta però inefficace, così la ragazzina gli porge l’ombrello che aveva portato per il padre. Il grande orso-procione in cambio le regalerà un sacchettino di noci e semi.
All’improvviso compare un gatto gigante a forma di autobus (noto come Catbus), che si ferma davanti a loro, e Totoro sale a bordo. Poco dopo arriva l’autobus del padre.
Le ragazze piantano il regalo dell’orso-procione. Con grande sorpresa, qualche notte dopo trovano Totoro e i due piccoli spiriti, che danzano intorno ai semi. Le sorelle si uniscono a loro, come per magia spuntano dei germogli, che iniziano a crescere e intrecciarsi fino a diventare un immenso albero. Lo strampalato gruppetto, capitanato da Totoro, sale fino in cima alla chioma per godersi quella quieta notte.
Al mattino l’albero è sparito ma i semi sono davvero germogliati.
Con grande rammarico le ragazze scoprono che la visita programmata con la madre deve essere rimandata, a causa dell’arresto del suo trattamento. Mei non prende bene la notizia, litiga con la sorella e si incammina verso l’ospedale senza però mai arrivare a destinazione.
La scomparsa di Mei preoccupa Satsuki, che inizia disperatamente a cercarla con Kanta e la nonnina, i vicini. Sconsolata alla fine, chiede aiuto a Totoro, il quale è felicissimo di essere utile, così chiama il Catbus, che li trasporta dalla sorella.
Lo strano mezzo le accompagna dalla madre in ospedale. Le sorelle, appollaiate su un albero fuori dalla camera, ascoltano la conversazione tra i loro genitori e scoprono che non si trattava di nulla di grave.
Tornano così serene a casa col Cat-bus che, dopo averle accompagnate, scompare nel buio.
PERSONAGGI
Totoro (grande):
un orso- procione dalla pelliccia grigia, la pancia beige, le orecchie a punta simili a frecce, lunghi baffi e grandi zampe. La sua sagoma, al calar delle tenebre, ricorda vagamente un gufo appollaiato. Si pensa sia il re della foresta e il suo custode. Dorme spesso ed è molto pacifico.
Totoro blu (medio):
una versione piccola del custode della foresta. Oltre che per la dimensione si differenzia anche per i colori, infatti la sua pelliccia un misto di blu e grigio con una pancia bianca.
Totoro piccolo:
è il più piccolo degli spiriti, ha un manto bianco e i tratti sono molto semplici.
Mei Kusakabe:
Ha quattro anni, i capelli castani e gli occhi marroni. Indossa una camicetta bianca, un vestito rosa brillante e delle scarpe gialle. È una bambina incredibilmente vivace e attiva, oltre che piuttosto curiosa.
Satsuki Kusakabe:
Ha 11 anni, i capelli corti, castani e occhi marroni. Indossa un abito giallo con orli bianchi. Satsuki si ritiene un’adulta e si prende cura della sorella. È molto vivace, gentile e responsabile.
Tatsuo Kusakabe:
lavora in un’università di Tokyo come professore di archeologia. È un padre molto attento e fa del suo meglio per rendere felici Mei e Satsuki ed è sempre gentile e paziente con loro.
Yasuko Kusakabe :
presumibilmente, soffre di tubercolosi. La sua malattia è il motivo per cui lei e la sua famiglia si sono trasferiti nella campagna.
Il Catbus
è un gatto a forma autobus che trasporta gli spiriti della foresta. In giapponese ネコバス Nekobasu è la fusione tra bakeneko (“gatto mostruoso”) e nekomata (“gatto a due code”). Entrambe rappresentano creature soprannaturali della mitologia giapponese, ma il primo è un gatto in possesso di abilità metamorfiche, invece il secondo è una creatura che si è evoluta da un gatto. È caratterizzata dalla presenza di una coda biforcuta o addirittura di una seconda coda e dalla capacità di camminare sulle zampe posteriori.
Kanta Ōgaki:
un ragazzino che vive con Obaachan, una sorta di nonnina del luogo, vicino alla famiglia Kusakabe. Ha i capelli corti, castani e gli occhi scuri, ha la pelle bianca pallida e un’espressione abbastanza neutra. Gli abiti che indossa sono semplici: una polo bianca a maniche corte e pantaloncini marroni. Anche se inizialmente il rapporto con le sorelle non è dei migliori, si impegna per essere gentile e aiutale in situazioni di difficoltà.
TEMI
Il personaggio di Totoro viene utilizzato come metafora per spiegare le stranezze del mondo attraverso gli occhi di un bambino.
Lo spirito della foresta è di gran lunga lo strumento narrativo più interessante e adorabile del film, è la natura personificata in un ibrido morbido e amichevole. Crea il vento grazie ai suoi ringhi e le sue urla e fa crescere le piante attraverso le sue danze rituali insieme ai suoi piccoli compagni.
La relazione tra uomo e natura è un tema che Miyazaki affronta spesso in molte delle sue opere, come La principessa Mononoke, Ponyo e Nausicaa nella valle del vento. Sebbene il film debba essere visto principalmente dalla prospettiva di un bambino, Miyazaki prende in considerazione anche la visione adulta, ricordando allo spettatore che viviamo tutti attraverso la giovinezza dei bambini.
Riuscire a vedere Totoro è di per sé una gioia rara, poiché il passaggio dall’infanzia all’età adulta improvvisamente ti deruba della capacità di vedere queste creature. Come la crescita ti priva dello stupore e dell’innocenza.
Con ciò che rappresenta, Totoro è diventato la figura più iconica dello Studio Ghibli, tanto da diventare il logo stesso. Difatti è molto più che un semplice personaggio: Totoro dona l’opportunità al pubblico di tornare a guardare il mondo con gli occhi pieni di meraviglia.
STILE GRAFICO
Lo studio Ghibli è famoso per la cura dei dettagli, la composizione degli sfondi fissi, i personaggi in movimento e il modo in cui si fondono. Ogni strato del fotogramma è studiato per aggiungere profondità e un tocco di realismo, anche in un ambiente fantastico.
Non importa se è la campagna, la foresta in cui la creatura fa un pisolino o una casa disordinata, gli sfondi de Il mio vicino Totoro sono reali e vibranti. Lo stile è un connubio tra dettagli minuziosi e grandi pennellate in stile “impressionista”. Le quali ammorbidisco i bordi e aggiungono un pizzico di mistero, libertà e immaginazione, specialmente con le immagini incentrate sulla natura.
Una singola linea su un viso può comunicare un mondo di informazioni nell’animazione. Le espressioni sui volti di Kusakabe trasmettono conflitto interiore, gioia e paura: non devi indovinare cosa stanno pensando, lo senti.
Totoro e Catbus focalizzano l’attenzione, ma gli animatori hanno dedicato altrettanta attenzione alle creature reali di tutti i giorni. Ciò rende anche le creature fantastiche così reali anche nella mente dello spettatore da non farlo rimanere sorpreso all’apparizione di un Catbus fermata.
STILE NARRATIVO
My Neighbor Totoro è un film silenziosamente rivoluzionario nel mondo degli anime giapponesi. Miyazaki, in questa pellicola, non inserisce nessun conflitto, ma ritrae la profondità del banale svolgimento della quotidianità. La sua è una costante ricerca di nuovi modi per far emergere nel pubblico emozioni pure e semplici, profonde e forti che possano lasciare qualcosa dentro.
Non ci sono cattivi, colpi di scena o deviazioni di trama, nessuna parvenza di uno schema tradizionale. È un film alimentato dalle situazioni e dalle circostanze, che vive tra realtà e immaginazione. Non è una storia, ci troviamo davanti a una serie di momenti quotidiani, alle volte è la semplicità che descrive al meglio la realtà.
Il film non sottolinea quasi mai i suoi elementi magici. Semmai, il lato “magico” è il suo realismo, nelle scene in cui Satsuki e Mei ridono con il padre, vanno in bicicletta all’ospedale o aspettano una fermata dell’autobus bagnati dalla pioggia. Il normale e l’anormale sono in un equilibrio perfetto.
CONCLUSIONI
C’è una ragione per cui Il mio vicino Totoro è nato come un film per l’infanzia ed è diventato uno dei classici dell’animazione mondiale, oltrepassando limiti di generazioni e lingue.
Conserva personaggi adorabili, un’innocenza di carattere dolce, calore e un’abilità straordinaria di far sorridere persone di ogni età e generazione. Tutto ciò e dovuto è una profonda malinconia custodita sotto la superficie.