Il Divo, il tanto atteso film del 2008 di Paolo Sorrentino, la storia d’Italia attraverso la vita e la carriera di un uomo: Giulio Andreotti. Il film è stato premiato al Festival di Cannes 2008 aggiudicandosi il premio della giuria, ha vinto 4 Nastri d’Argento e 6 David di Donatello. Ha ottenuto anche una candidatura ai Premi Oscar 2010 nella categoria miglior trucco.
La pellicola è uscita nelle sale cinematografiche italiane il 28 maggio 2008. Il Divo è ora disponibile su Netflix.
La Sfinge, il Gobbo, La Volpe, il Papa Nero, Belzebù, l’Eternità, l’Uomo delle Tenebre e il Divo Giulio: lo hanno chiamato con tanti nomi, ed è lui il protagonista di questo film, Giulio Andreotti. Freddo e imperscrutabile, Andreotti è a capo della potente corrente della Democrazia Cristiana in Italia da quattro decenni. All’inizio degli anni Novanta avanza inarrestabile verso l’ennesimo mandato, il settimo, come Presidente del Consiglio (1991-1993) e i processi per concorso esterno in associazione mafiosa. L’omicidio di Aldo Moro e le sue lettere in cui si rivolgeva proprio ad Andreotti, dalla sua prigionia per mano delle Brigate Rosse, evideziandone la poca umanità e scongiurandolo di aprire le trattative coi terroristi per la sua liberazione, pesano come un macigno, e torneranno tra i pensieri del Divo anche alla fine del film.
Nella pellicola vengono mostrati tutti gli eventi storico-politici e controversi che in qualche modo hanno coinvolto il personaggio del senatore a vita. Le morti misteriose del nostro dopoguerra di Mino Pecorelli, Salvo Lima, Roberto Calvi, Giorgio Ambrosoli, e il Generale Dalla Chiesa. I numerosi sospetti sul suo ruolo nei misteri d’Italia vengono esposti sotto forma di una intervista immaginaria di Eugenio Scalfari (interpretato da Giulio Bosetti) all’ex premier. E poi vengono raccontate le storie più incredibili sul suo conto, come il famoso bacio che Totò Riina dà al protagonista (sullo schermo) in occasione del loro presunto, e mai verificato, incontro.
Andreotti è impenetrabile e indecifrabile. Lui è il suo potere, ama vedere le espressioni terrorizzate dei suoi collaboratori, vive e rappresenta una politica rigida. Attorno al senatore i governi crollano, le persone muoiono, ma lui resta immobile, non retrocede e non si piega. Risponde alle domande più maligne con cinismo e ironia tagliente.
È un personaggio solo, in silenzio, pacato e ambiguo nel caos che lo circonda, come nelle esilaranti scene della corrente andreottiana. Andreotti è sempre freddo, in ogni circostanza pubblica, al contrario della sua vita privata. L’unica persona che probabilmente lo conosce di più, la moglie Livia (interpretata da Anna Bonaiuto). Il rapporto con la signora Enea (l’attrice Piera Degli Espositi), la sua segretaria. Con queste donne condivide momenti di intimità, vita quotidiana, anche in questo caso circondati quasi più dal silenzio, ma che raccontano più di mille parole.
Non chiede scusa e non ha rimorsi. Ha degli scheletri nell’armadio che finge di non avere. Nel film, Andreotti ammette tutto ciò di cui è imputato in un monologo immaginario con aria solenne, esplicando i suoi perché come un vero Divo:
«Confesso: è stata anche per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Questo dico anche se non serve. Roberto, Michele, Giorgio, Carlo Alberto, Giovanni, Mino, il caro Aldo, per vocazione o per necessità ma tutti irriducibili amanti della verità. Tutte bombe pronte ad esplodere che sono state disinnescate col silenzio finale. Tutti a pensare che la verità sia una cosa giusta, e invece è la fine del mondo, e noi non possiamo consentire la fine del mondo in nome di una cosa giusta. Abbiamo un mandato, noi. Un mandato divino. Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa e lo so anch’io.»
Il film è stato presentato a Cannes il 23 maggio 2008, ricevendo quasi dieci minuti di applausi e il premio della giuria. È stato definito “un film visionario e potente” nella sua natura “di denuncia”, con il quale Sorrentino ha voluto raccontare il periodo di ombra incarnato dal politico Giulio Andreotti. Aattraverso di lui Sorrentino parla del rapimento Moro, delle collisioni tra la politica e Cosa Nostra, la loggia P2, gli intrecci politico-finanziari dello Stato e il Vaticano. Il punto di forza del film è il fatto di essere concentrato sul mistero più grande di questo periodo storico, e cioè Andreotti: uomo e politico.
Sorrentino racconta magistralmente con la sua poetica visionaria la psiche, evidenzia capacità e debolezze, ipotizza le motivazioni. Il personaggio di Andreotti è impersonato da Tony Servillo, in una delle sue migliori interpretazioni. Dosa con il contagocce la personalità del politico, ricreandone l’aura enigmatica. Il protagonista è cinico, è a favore dell’attuazione del male per avere il bene, una forte ironia con cui respinge gli attacchi. È anche un uomo ossessionato dalla morte di Moro, ossessionato dalle parole che lasciò scritte su di lui, dalle responsabilità (dirette o indirette) che ha avuto sul suo destino. Le connessioni con la mafia che gravano su di lui impediscono l’elezione a Presidente della Repubblica, e questo lo ferisce, e si maschera dietro un atteggiamento passivo aggressivo come arma di difesa.
Il racconto di Sorrentino è efficace, perché pur non potendo svelare i misteri di Andreotti, riesce a farci sbirciare qua e là dietro le quinte della sua vita. Attraverso la sua regia riesce a tessere quanto più possibile della sua storia.
Giulio Andreotti ha visto Il Divo con una proiezione privata in anteprima. Dapprima lo ha definito “una mascalzonata” e in seguito ha dichiarato: «Se uno fa politica pare che essere ignorato sia peggio che essere criticato, dunque…». Sorrentino al riguardo ha commentato: «Andreotti ha reagito in modo stizzito e questo è un buon risultato perché di solito lui è impassibile di fronte a ogni avvenimento. La reazione mi conforta e mi conferma la forza del cinema rispetto ad altri strumenti critici della realtà»
Il film in generale è stato accolto molto bene dalla critica italiana. Anche la critica straniera ha condiviso reazioni positive. The Hollywood Reporter, elogia il film, sottolineandone la capacità di intrattenimento, l’ottima recitazione e la qualità della colonna sonora, e rammaricandosi del fatto che probabilmente non avrebbe avuto molto successo al di fuori dell’Italia.
– Saeturnus
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