L’editoriale di maggio: Star Wars

L’editoriale di maggio: Star Wars

Star Wars. Queste due parole  scuotono il cuore e l’anima di milioni di persone nel mondo. Guerre Stellari doveva essere una space opera anni ’30. Ma è diventato molto di più. Ha cambiato radicalmente il mondo di una Hollywood in crisi e l’idea di fantascienza, in quanto ebbe fortissime ripercussioni sul mondo dei Nerd e dei Geek di tutto il mondo.

Star Wars – A New Hope è arrivato nelle sale degli USA il 25 maggio 1977, ma far sbarcare questo colossal al cinema fu una vera e propria odissea. George Lucas era il capitano visionario di questa impresa finanziata dalla FOX. Il nostro amato regista all’epoca era un indipendente che non amava il sistema della Corporation hollywoodiana e cercava sempre di avere la massima libertà espressiva ed economica. Questi due fattori sono stati fondamentali per il successo della saga cinematografica di Star Wars.

Come si arriva a Star Wars? A George Lucas Story

Quello che sappiamo è che George Lucas è nato a Modesto, in California, cresciuto guardando serie TV in stile Space Opera e leggendo moltissimo. Sicuramente questi elementi della sua infanzia e adolescenza lo portano a frequentare la facoltà di cinema presso University of Southern California. Dove si laureerà con un lungometraggio intitolato: L’uomo che fuggì dal futuro. Questo film già rompeva con le regole imposte dalla facoltà sia per durata sia per i temi trattati, possiamo già notare uno spirito rivoluzionario nel suo approccio alla macchina da presa e al rapporto con i superiori.

Gli USA vivevano un momento di forte crisi e di sfiducia, dovuti alla guerra fredda e allodio verso i politici in carica (Nixon), tutto questo si rispecchiava sull’enorme macchina dell’intrattenimento di Hollywood che promuoveva film  duri e con tematiche importanti. Queste pellicole continuavano ad abbassare il morale del pubblico e degli incassi e Hollywood capì che doveva rivolgersi a nuove figure come George Lucas.
Dopo aver ultimato e proiettato il suo primo film: L’uomo che fuggì dal futuro, era chiaro che l’amore per la fantascienza era forte e inamovibile. Quel giorno venne fatta a Lucas la proposta di girare un remake del famoso film degli anni 30, Flash Gordon. Purtroppo non vennero acquistati i diritti d’autore da nessuna delle compagnie americane e il sogno del remake rimase tale.

La compagnia che per prima credette in Lucas e in molti dei suoi progetti fu la FOX, infatti dopo aver prodotto e distribuito American Graffiti, stipulò un contratto per la prima trilogia di Star Wars. Tra le cose più importanti di questo accordo possiamo subito citare la massima libertà del regista nello sviluppare la trilogia e il controllo merchandising. Proprio quest’ultimo avrà un ruolo fondamentale per creare una comunità di fan, in particolare grazie alla figura di Charles Lippincott, il quale era un frequentatore di convegni nerd, amava la fantascienza e le fiere del fumetto. Grazie a queste sue passioni sapeva cosa voleva il pubblico e come far presa su di esso, infatti oltre a pubblicare poster e T-shirt in anteprima, trovo accordi con Stan Lee per pubblicare un fumetto con la Marvel Comics. Il successo di questo volume preannunciava quello che sarebbe stato quello della pellicola, ma non bastava infatti fece pubblicare una prima bozza del copione romanzata dalla Del Rey Books.

L’idea di Star Wars si era delineata nel tempo nella mente di George Lucas, in particolare grazie a famose opere fantascientifiche come: Flash Gordon, Metropolis, il Ciclo di Barsoom e sicuramente il mondo di Asimov. Inoltre ci fu uno studio approfondito degli scritti di Cambell, il quale studiava i miti e le connessioni tra le culture, notando alcuni archetipi riconducibili a tutte le società. Lucas cercherà di sfruttare quelle strutture comuni sia per la creazione del design dei personaggi sia per le locandine, sia per la configurazione del gruppo di protagonisti.

Chi impersonerà Skywalker?

La scelta del cast fu lunga e tediosa, furono necessari diversi mesi prima di trovare i giusti attori. Per il ruolo del protagonista, Luke Skywalker (all’inizio era Starkiller), si cercava un giovane attore emergente, semi sconosciuto e che avesse una viso puro e pulito. La scelta ricadde sulla figura di Mark Hamill. Per il ruolo della principessa Leila furono provinate diverse decine di attrici, più o meno famose, ma alla fine fu scelta la nostra amata Carrie Fisher per la sua naturalezza. Per il ruolo di Han Solo, la scelta fu più lunga e difficile, infatti Lucas non aveva preso in considerazione Harrison Ford poiché aveva già lavorato con lui ad American Graffiti, tuttavia l’attore si trovata sul set dei provini per risponde alle battute dei provinati. Più passano le candidature, più Lucas si accorse che Harrison era perfetto per quel ruolo, aveva la giusta corporatura, l’età adatta e una buona dose di arroganza che caratterizzava il personaggio.

Dopo aver composto il trio dei protagonisti bisognava passare al saggio maestro Jedi Obi One Kenobi. Qui si puntava a una vera a propria leggenda del cinema, che fosse avanti con gli anni e che potesse dare spessore al film: la scelta ricadde sull’attore Alec Guinness.

Ora era necessario completare il resto del cast, cosa non facile poiché bisognava animare alcuni robot con veri e propri attori. In particolare per il duo comico R2-D2 e C3-PO,che vennero scelti come attori rispettivamente: Kenny Baker e Anthony Daniels. Per simulare i suoni del primo robot vennero mixati: diverse voci umane, voci di bambini e dei versi che faceva il progettista tramite sintetizzatore vocale.

Sicuramente l’altro personaggio che meritava una grande interpretazione era l’antagonista, Darth Vader. Serviva un uomo possente e allo stesso tempo che avesse una grande dote interpretativa, per cui anche la voce stessa era fondamentale. Venne scelto un ex-bodybuilder per dare l’interpretazione fisica al personaggio David Prowse, mentre per l’aspetto vocale scelsero James Earl Jones.

Ora che il cast era al completo bisognava andare sui set a girare, il primo era in nord Africa. Una location in cui non mancarono i problemi, tra il caldo torrido e i diversi guasti ai vari robot costruiti. Nonostante i mille problemi, soprattutto grazie a Alec Guinness, il cast riuscì a terminare le riprese, ma i problemi per Lucas erano solo all’inizio!

 

 

Parte fondamentale del mondo di Star Wars è nata grazie agli effetti speciali, questi erano basati su modellini costruiti e mossi da artisti. Un lavoro monumentale che possiamo apprezzare ancora oggi tramite diversi documentari e video in rete. Questo tipo d’approccio era molto innovativo e spesso si scontrava con i tempi di produzione richiesti dalla FOX. Altro grande problema per il settore effetti speciali, gestiti dalle ILM, è che la tecnologia ancora non esisteva e andava inventata o era necessario rinnovare le tecnologie precedenti.

La FOX continuava a fare pressione su George Lucas, avevano già slittato l’uscita del film di diversi mesi. Pensata inizialmente per natale 1976, uscì solamente in estate 1977. La compagnia cinematografica si impose l’aumento delle troupe  e di una terza unità per finire nei tempi stabiliti.
Altro passaggio fondamentale che ha dato il tocco di unicità al film è sicuramente la colonna sonora: il nome di John Williams era molto noto all’epoca poiché aveva vinto l’Oscar per Lo Squalo con Steven Spielberg. Quest’ultimo era molto amico di George Lucas e gli consigliò di contattare il compositore. John Williams accettò di buon grado di collaborare con quello che sarebbe stato uno dei film più amati di Hollywood. L’approccio alla sinfonia classica da parte di Williams era differente, questo è l’ennesimo messaggio di rottura con il mondo dell’Hollywood classico, compose le famose colonne sonore con la London Symphony Orchestra.


Dopo numerosi montaggi, finalmente il film era pronto al suo debutto. All’uscita venne accettato da pochissime sale, dentro le quali moltissimi fan poterono gioire. La pellicola creava una nuova visione del mondo, poiché rappresentava le possibilità che il futuro avrebbe potuto riservare.
In breve tempo il successo fu planetario, rompendo ogni record e creando una fan-base solida che utilizzava gergo e gadget del film per sentirsi parte di qualcosa di più grande.
Il successo venne riconosciuto anche durante la cerimonia degli Oscar del 1978, Star Wars- A New Hope ottenne 10 candidature, portando a casa 7 statuette.

Star Wars – Ep V

Il secondo film della prima trilogia doveva essere un’impresa ancora più ardua e maestosa del primo. Con il titolo Star Wars – l’impero colpisce ancora, George Lucas decise di finanziare il film completamente da solo e di affidare solamente la distribuzione alla FOX. Con tutto il lavoro che doveva fare tra tirando le fila da dietro le quinte, non aveva abbastanza tempo e spazio per dirigere il film in prima persona. Fu quindi scelto Irvin Kershner come regista della pellicola.


Anche durante la produzione di questo film i problemi furono notevoli, ancora una volta causati dalla location. Infatti il nord Europa stava attraversando uno degli inverni più duri di sempre, con diversi metri di neve e con temperature veramente rigide. Molte delle riprese vennero effettuate da dentro l’hotel e usciva all’esterno solamente chi doveva recitare, infatti in molte scene Mark Hamill era sotto la neve, mentre il resto della troupe era dentro al caldo.

Ovviamente alla ILM continuava lo sviluppo degli effetti speciali, che stavolta dovevano scontrarsi con gli sfondi bianchi e le richieste di George Lucas sempre più ambiziose.
Uno dei motivi per cui questo film è amato è sicuramente a grazie all’introduzione dei nuovi personaggi. Dalla parte dei malvagi abbiamo l’amatissimo cacciatore di taglie: Boba Fett, interpretato da Jeremy Bulloch.
L’altro personaggio è il saggio maestro Jedi: Yoda. Un pupazzo di 60 cm disegnato da Stuart Freeborn e manovrato da Frank Oz, con il supporto di altri 3 operatori. La creazione di Yoda fu molto difficoltosa, poiché Lucas aveva imposto che fosse un pupazzo, ma non doveva assomigliare a un Muppet. Per il design vennero usati gli schizzi iniziali, la struttura facciale dell’artista Stuart e il volto di Albert Einstein.


Una volta creato il personaggio era necessario capire come muoverlo, sul set londinese venne costruita una struttura alta 1,20 m sopra il palco. Grazie a questa struttura fornita di corridoi permetteva agli operatori di muoversi e tenere il pupazzo di Yoda all’altezza di Mark Hamill. Per diversi mesi l’attore era sul set “solo” e parlava principalmente con il maestro Yedi, questa fu una vera e propria prova per Mark, il quale riuscì a rendere reale il pupazzo grazie alla sua interpretazione.

I love you – I know

Mentre Lucas era impegnato a gestire un budget che si stava esaurendo, Irvin Kershner cercava di gestire un cast che era sempre più scanzonato e sembrava non prendere sul serio il film. Alcuni  problemi ci furono durante la famosa scena della dichiarazione da parte di Leila per Han Solo. Qui il dialogo originale doveva essere molto più semplice, dopo il «Ti amo» della principessa, il contrabbandiere avrebbe dovuto rispondere «Ti amo anche io». Harrison Ford sosteneva che questo tipo di riposta avrebbe snaturato il  personaggio, dopo diversi Ciack e prove, alla fine improvvisò la frase che rimase nella storia «Lo so». Il regista rimaste stupito dalla perfezione della battuta che decise di accettarla.

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Altro dialogo leggendario  che rimane nella storia di Star Wars è la rivelazione da parte di Vader che sia il padre di Luke (spoiler). Qui nessuno del cast era a conoscenza di tale parentela, se non il regista e Mark Hamill che fu informato solo qualche istante prima del Ciak. Questo escamotage fu possibile proprio grazie alla fatto che la voce di Vader veniva registrata in un secondo momento. Inutile dire quanto questa sequenza creò scalpore quando il cast e la troupe videro il film completo in sala.

Nonostante una prima accoglienza fredda da parte del pubblico e della critica, il film decollò al botteghino confermandosi come un grande blockbuster che sapeva coinvolgere diverse tipologie di pubblico. Anche i riconoscimenti non mancarono, infatti ottenne tre premi Oscar e un Golden Globe.

Star Wars- ep. VI

6 anni dopo girarono Episodio VI di Star Wars (nel 1983). A questo punto della realizzazione, gli attori erano già diventati famosi. Soprattutto Harrison Ford per il ruolo di Indiana Jones. Quest’ultimo fu piuttosto difficile da convincere a tornare nei panni di Han Solo. Secondo lui il personaggio aveva terminato il suo arco narrativo. George Lucas riuscì a fargli cambiare idea anche in vista del contratto precedentemente.
Inoltre affidò la regia al regista Richard Marquand. Costui non si rivelò abbastanza indipendente e così Lucas dovette spesso tornare sul set come regista.


In questo film abbiamo l’introduzione del gangster Intergalattico Jabba The Hutt. Un vermone viscido e grottesco che gestisce i traffici illeciti, tra cui il corpo intrappolato nella graffite di Han Solo. 3 persone animavano Jabba con il proprio corpo e un addetto che usava un controllo remoto per gli occhi. Il combattimento tra lui e Leila fu molto problematico! Poiché Carrie Fisher indossava un bikini che si spostava a ogni movimento e dei tacchi che le limitavano fortemente i movimenti.

Le noti dolenti del film, a mio avviso, sono gli Ewok. Questo “simpatico” popolo della foresta che riusciva a mettere sotto scacco le truppe imperiali con l’uso di armi primitive. George Lucas rispose dicendo che gli Ewok portano il messaggio che la fede e la forza di volontà possono sconfiggere la tecnologia e qualsiasi arma.

Non si cerca mai vendetta

Un aneddoto interessante è sicuramente la scelta del titolo, inizialmente era Return of The Jedi, ma fu scartato poiché poco vendibile. Così fu cambiato in Revenge of the Jedi. Sul finale Lucas però decise di ritornare al titolo originale poiché un Jedi non cerca mai vendetta.

George Lucas era riuscito a creare un vero e proprio universo condiviso da milioni di fan, tutto questo restando indipendente. Tuttavia lui stesso era diventato una vera e propria corporazione, esattamente come Anakin era diventato ciò che voleva combattere, in un perfetto equilibrio della forza.
Tutti e tre i film furono un successo, ma non bastò a Lucas che decise di continuare a lavorare come studio improntato sugli effetti speciali. Le continue ricerche tecnologiche portarono Lucas a far uscire una nuova versione della Trilogia nel 1997. L’entusiasmo di questa nuova edizione integrale, distribuita dalla FOX e prodotta dalla Lucasfilm, portarono il George Lucas a lavorare sulla trilogia prequel nel 1999, ma questa è un’altra storia.

 

Il Nabbo della porta accanto!