Tiker Will: il folletto dei sogni di Giorgio Brambilla
Amici di The Nerd’s Family benvenuti in questa intervista, oggi andremo a conoscere l’autore di Tiker Will: il folletto dei sogni.
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Chi si nasconde dietro l’autore di Tiker Will: il Folletto dei Sogni?
Si nasconde Brambilla Giorgio, un ragazzo di 26 anni innamorato di fumetti, libri, film, serie tv, videogiochi, insomma; tutto quello che racconta una storia!
Mi è sempre piaciuto raccontare storie e inventare mondi fantastici. Da bambino faticavo a giocare con giocattoli o peluches, preferivo creare realtà in cui vivere delle avventure che sarebbero state solo mie, sperando poi di poterle raccontare a tutti in futuro. Ero il tipo di ragazzino che si fissava con le cose (questa cosa mi è rimasta tuttora).
Ricordo che quando usciva un nuovo classico Disney in VHS, o un DVD di Harry Potter, continuavo a vederlo e rivederlo fino quasi a consumarlo. Il ragionamento è semplice, se non posso uscire per vivere un’avventura, cerco di viverne altre attraverso i fumetti, i libri, i film e le altre cose che ho citato sopra.
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So che sei anche un comico, quanto ti ha aiutato questa parte di te a scrivere questo libro?
Quando ho finito di scrivere “Tiker Will: il folletto dei sogni” non facevo ancora il comico, ma sono convinto che questa parte comica sia sempre stata presente in me; probabilmente perché sono cresciuto con i film di Jim Carrey, i Looney Tunes, Camera Cafè e Zelig. Mi è sempre venuto spontaneo far ridere le persone, sin da bambino volevo essere divertente il più possibile. Questa credo sia una delle mie più grandi forze, nonché la mia più grande debolezza.
Voler far ridere a tutti i costi non è sempre il massimo, a volte risulto forzato, poco spontaneo e, quando sono con gli amici o sto facendo due chiacchiere con qualcuno che ho appena conosciuto, piuttosto che fare una battuta che potrebbe essere brutta, sto zitto. A volte basterebbe semplicemente che non ci pensassi, che fossi me stesso. La mia ragazza mi dice sempre che faccio ridere molto di più quando sono spontaneo. Forse è per questo che il mio romanzo è divertente, perché a quel tempo non facevo ancora il comico ed ero semplicemente estraniato da tutto mentre scrivevo il libro.
“Tiker Will: il folletto dei sogni” rispecchia delle mie scelte e degli aspetti del mio carattere, quindi, anche se curato nella forma e nel contenuto, è molto spontaneo e, di conseguenza, divertente.
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Quali sono i tuoi riferimenti artistici? So che René Goscinny è stata una figura molto importante nella tua formazione.
Su questa domanda potrei passarci una settimana, cercherò di essere il più sintetico possibile.
Come dici tu, René Goscinny, insieme ad Albert Uderzo, hanno avuto un forte impatto su di me, soprattutto nel periodo in cui scrivevo il romanzo. Asterix ( il loro capolavoro) era leggero, divertente, ma ogni storia aveva un messaggio preciso e dei riferimenti storici ben studiati. I disegni poi sono superbi. Se i film d’animazione di Asterix sono stati parte della mia infanzia, i fumetti sono stati essenziali durante il mio periodo accademico. Questo era quello che volevo creare con il mio libro: una storia leggera, divertente, con un fortissimo messaggio e magari dei disegni superbi, anche se non saranno mai al livello di Uderzo.
L’opera che però ha fatto scoccare la scintilla, quella che mi ha fatto capire di voler scrivere un libro per bambini e ragazzi è stata Peter Pan. Leggendo i suoi due romanzi (“Peter nei giardini di Kensington” e “Peter e Wendy”) mi sono innamorato di questo genere di romanzi. Talmente tanto da realizzare la mia tesi di laurea sulle fiabe, partendo dai Grimm e Andersen, fino ad arrivare all’uso delle fiabe nei videogiochi. Soffermandomi su quelli che a mio avviso sono i tre migliori romanzi di formazione per bambini e ragazzi mai realizzati: “Peter Pan”, “Alice nel paese delle meraviglie” e “Le avventure di Pinocchio”. So di aver detto che le avventure di Peter Pan sono composte da due romanzi, ma sono talmente tanto indispensabili, che ne parlo come se fosse un libro unico che parla di Peter Pan. Per me nessun romanzo è come questo, senza dubbio il mio preferito. Un bambino che non vuole crescere, vede gli adulti come dei cattivi, dei traditori e che combatte contro il più grande nemico nella storia dell’umanità: IL TEMPO.
La Walt Disney, soprattutto con i suoi classici, mi ha formato sin da bambino, insieme ai romanzi di Harry Potter, con cui sono praticamente cresciuto. Se state però pensando che il mio film Disney preferito è “ Le avventure di Peter Pan” state sbagliando. “Il Re Leone” resta per me tuttora il capolavoro Disney, nonché il mio film preferito. Subito sotto troviamo “Il Gobbo di Notre Dame” altro film clamoroso con uno dei più bei messaggi che la Disney abbia mai trasmesso. Perché ho citato la Disney insieme ad Harry Potter? Perché se da bambino la Disney mi ha trasmesso dei valori importanti sull’amicizia, la famiglia e l’amore, Harry Potter ha consolidato questi valori accompagnandomi dagli inizi degli anni 2000 fino ad oggi. Harry Potter non è stato un romanzo o un film, è stato un amico con il quale sono cresciuto e sono sicuro che gran parte dei ragazzi della mia generazione ha avuto questo fantastico ragazzo di nome Harry Potter come amico.
Infine dirò solo una cosa sull’opera che per me è la più importante. Forse non sarà perfetta, ma senza questo fantastico fumetto e la sua serie animata io non sarei ASSOLUTAMENTE quello che sono e, magari, questo romanzo nemmeno esisterebbe. Quindi, come riferimento artistico, non posso esimermi dal ringraziare il fumetto a cui sono più legato e che per me è stato, e resta, fonte di ispirazione continua: DRAGON BALL.
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Cosa ti ha spinto a pubblicare un libro?
Volevo scrivere una storia che parlasse dei problemi legati alla crescita, delle paure che un bambino può avere. Volevo anche che fosse fruibile agli adulti però, un po’ come Peter Pan lo è stato con me. Ho cercato allora di inserire citazioni e rimandi a opere che potessero far sorridere tutti quelli nati intorno agli anni 80 e 90. Ho inserito paure comuni, in cui tutti possano rispecchiarsi e, soprattutto, il libro è scritto in prima persona, come se stessimo facendo una chiacchierata per ricordarci il passato, nel caso foste adulti; o come se io personalmente vi stessi raccontando una storia prima di andare a letto, nel caso foste bambini.
Per questo ho scelto di pubblicarlo, per farmi conoscere, per aprirmi agli altri, cosa che ho sempre fatto fatica a fare. “Tiker Will: il folletto dei sogni” parla di me, di te, di voi, di chiunque voglia farne parte.
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Se dovessi scegliere di salvare solo 3 libri per ragazzi (non fumetti o manga) dall’apocalisse, quali sceglieresti?
Sicuramente “Peter Pan” per i motivi che ho già elencato sopra.
“Alice nel paese delle meraviglie” per la sua originalità. Un romanzo che ha senza dubbio portato innovazione e stravaganza, la cui lettura risulta sempre piacevole e piena di riflessioni interessanti sul viaggio e la crescita di Alice.
Infine, so di aver detto che il terzo romanzo fondamentale per me è “Le avventure di Pinocchio”, ma, potendone salvare solo tre, salverei “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”. Sono troppo legato alla saga di Harry Potter e il sesto libro è, a mio avviso, il migliore.
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Parlaci un po’ di questo tuo libro, come ti è venuta l’idea di un folletto dei sogni?
In realtà il libro non nasce dall’idea del folletto, Tiker Will infatti è il co-protagonista. Nasce tutto dal pensiero: “Come faccio ad addormentarmi?”.
Non so se capita anche a voi, ma ci sono notti in cui non riesco a dormire, allora inizio a pensare a come ci si addormenta, a cosa succede nell’attimo in cui, a occhi chiusi, cadiamo addormentati. Ecco, più ci penso, più non mi addormento. Pensavo fosse una fissa mia, invece, nel 2010, dovevo fare la mia prima vacanza al mare da solo con gli amici. Eravamo tutti gasati e mi ricordo che uno di loro, durante il viaggio in macchina per andare in stazione, mi ha detto che per l’eccitazione non riusciva a dormire. Poi ha aggiunto: “Non riuscivo a dormire, allora ho iniziato a pensare a come ci si addormenta. Ci ho messo ancora di più ad addormentarmi.”, esattamente come succedeva a me.
Quella è stata la scintilla, anche se ho scritto il romanzo qualche anno dopo, quell’idea e quelle parole mi sono rimaste in testa, dando vita a “Tiker Will: il folletto dei sogni”.
Non ricordo esattamente come mi sia venuta l’idea di un folletto dei sogni. Volevo assolutamente che nel romanzo ci fosse presenta una guida, un personaggio allegro, divertente, ma che dispensasse insegnamenti e morali.
Un folletto mi ispirava fiducia, simpatia. Ho scelto di farlo verde perché, in cromatologia, è il colore della vitalità, della speranza e soprattutto di colui che si eleva sopra gli altri, il colore del leader. Per una guida, a mio avviso, questa caratteristica deve essere fondamentale, bisogna però stare attenti a non confonderla con l’arroganza. Tiker Will è verde perché sprizza allegria e vitalità da ogni poro ed è in grado di trascinarti in qualsiasi cosa con allegria ed entusiasmo, senza mai avere l’arroganza di voler prevalere sugli altri a ogni costo. Non gli piacciono i cambiamenti, cosa che troverete vera, leggendo il romanzo.
Io, che in teoria sono il protagonista, sono una persona gialla. Una persona gialla ha molta immaginazione, soffre la solitudine, abbraccia il cambiamento, anche se a fasi altalenanti, è introverso con chi non conosce, ma estroverso e libero con coloro a cui si affeziona.
Il mio folletto doveva essere verde, poiché insieme ci completiamo. Tiker Will mi rallegra quando ne ho bisogno, mi ricorda che non sono solo, ma io riuscirò a far capire alla mia guida che il cambiamento può essere positivo?
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Come fai a scrivere? Mi spiego meglio, quali sono i tuoi rituali di scrittura?
La musica è essenziale, credo di non aver scritto nemmeno una parola senza una canzone nelle orecchie. Ascolto musica allegra se sto scrivendo un pezzo allegro e musica triste se sto scrivendo un pezzo triste.
Devo estraniarmi, isolarmi dal resto del mondo. Anche se ero chiuso in camera mia, per me, il silenzio totale che avevo intorno era quasi insopportabile, avevo sempre bisogno di qualcosa che mi accompagnasse. Spesso infatti ascoltavo le canzoni della Disney, mi davano la carica.
Vi racconto un aneddoto. I miei amici andavano a studiare in biblioteca; un giorno decisi di andare con loro, ma io mi sarei messo a scrivere al PC il mio romanzo. Misi le cuffie e iniziai a battere sulla tastiera. Ero talmente estraniato e immerso che non mi ero reso conto che mezza biblioteca mi stava fissando perché stavo battendo fortissimo i tasti del computer. Nel silenzio di una biblioteca non era un suono molto piacevole.
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Oltre a scrivere disegni anche, sappi che per questo hai la mia invidia. Riesci a disegnare come vuoi ciò che scrivi?
Questa domanda è molto interessante. Diciamo che va a momenti. Sicuramente non riesco a realizzare su carta un personaggio ESATTAMENTE come l’ho pensato, ma a volte ci vado incredibilmente vicino.
Il problema più grande, secondo me, è che ormai siamo bombardati da immagini, storie, disegni e fotografie, quindi spesso dei personaggi che mi immagino esistono già.
Acmong, l’antagonista del mio romanzo, non riuscivo a non immaginarlo come l’uomo nero de “Le cinque leggende”. Ho dovuto rifarlo svariate volte per dargli un aspetto nuovo e che si distaccasse da quello che avevo in testa.
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Dove e quando possiamo avere altre informazioni sul tuo libro?
Sul mio profilo Facebook e Instagram posto regolarmente notizie del libro e l’andamento della campagna. Ogni tanto faccio anche qualche live o video per spiegare curiosità o rispondere alle domande.
Potete anche seguire il link della pagina di Bookabook troverete aggiornamenti, una sinossi completa, i primi due capitoli del romanzo e i commenti di chi lo ha già letto perché, una volta ordinato il libro, riceverete subito le bozze integrali del romanzo.
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Saluta The Nerd’s Family a tuo modo!
Prima di tutto vi ringrazio per la splendida opportunità!
Ho scritto troppe informazioni però, mi sono dimenticato di come ci si saluta, quindi: BANANA.
Vi ricordo che potete prendere la vostra copia qui
Dal vostro Nabbo è tutto, alla prossima!