Cowboy Bebop (カウボーイビバップ Kaubōi Bibappu), è una serie televisiva anime di fantascienza prodotta da Sunrise e diretta da Shin’ichirō Watanabe del 1998.
La serie è ora disponibile su Netflix.
Asteroid Blues
Nel 2021 esplode un gate sperimentale che danneggia la Luna, che causa la caduta di meteoriti che rendono inabitabile la Terra. L’uomo quindi migra su altri pianeti, Venere, Marte e Ganimede. La storia viene incentrata nel 2071, e vede protagonista Spike Spiegel, un ex affiliato di una spietata organizzazione criminale di Marte chiamata Red Dragon, e il suo socio Jet Black, un omone enorme e senza un braccio, ex investigatore dell’ISSP. I due sono ora due cacciatori di taglie che viaggiano per lo spazio in cerca di criminali a bordo della loro astronave, chiamata Bebop. Durante le loro avventure vedranno aggiungersi alla ciurma Ein, un Welsh Corgi Pembroke super intelligente, la truffatrice Faye Valentine e la giovane hacker Radical Edward.
Nel corso delle puntate si affiancheranno anche le storie di vari altri protagonisti; a tenere unite tutte queste vite è Spike, alla costante ricerca di qualcosa che dia senso alla sua vita, tema centrale che caratterizza le vite di tutti i componenti dell’anime: tutti cercano qualcosa. Watanabe illustra magistralmente e con semplicità quella che è la base dell’esistenza umana, e cioè la ricerca di uno scopo, un obiettivo. Molto spesso questa ricerca porta a risvegliare nei protagonisti un senso, una volontà di rivalsa, nei confronti dell’esistenza capace di metterci in ginocchio tramite i suoi imprevisti.
Durante le loro avventure solitamente fallimentari e spesso inconcludenti, tutti i membri dell’equipaggio dovranno fare i conti con questioni ancora irrisolte del loro turbolento passato, esplorando concetti come l’esistenzialismo, la noia, la solitudine e l’influenza che lo stesso passato ha sul loro presente e sulle azioni che compiono. Vedremo questi cinque bizzarri compagni di avventura affrontare qualsiasi cosa il destino gli butti addosso, sempre a testa alta.
Gli episodi autoconclusivi sono tenuti assieme da un filone narrativo generale più ampio, scoperto a piccole dosi. Tutti gli episodi hanno il titolo di famose canzoni occidentali, anche a sottolineare che la musica è un elemento fondamentale dell’anime. Vengono ritmati episodi in cui si concentra la trama principale ad altri episodi dove la narrazione principale è invece più rilassata e subentrano altre micronarrazioni. Questo alternarsi è un metodo ben congeniato dal regista della serie, che scandisce efficacemente le puntate, per svelare la trama assieme ai personaggi stessi.
Va posta particolare attenzione al gusto cinematografico di Watanabe, che ha curato efficacemente ogni aspetto della sua creazione, avvalendosi tra le altre cose del contributo di Yoko Kanno e i Seatbelts per la colonna sonora che spazia tra vari generi musicali con note di blues, rock e jazz, pop e metal. Audaci e capaci di incanalare nella giusta direzione le scene a cui fanno sfondo. (fun fact: sembra che Yoko Kanno abbia creato i Seatbelts apposta per l’occasione di creare la OST della serie).
Le suggestive ambientazioni sci-fi anni ’70-’80, con un tocco noir alla Blade Runner e un ottimo comparto grafico, sono sicuramente tra i maggiori punti di forza dell’anime. Lo stile è di un western realistico, ma ambientato nello spazio (senza alieni o forze sovrumane); lo humor che pervade la storia è degno di Lupin, in contrasto con scene d’azione a tratti poliziesche, teatrali e un po’ tarantiniane. Mescolate il tutto e avrete un anime diventato serie cult e capolavoro anni ’90.
Se non l’avete visto, fatevi un favore e correte a recuperare. Potremo poi piangere assieme quando avrete finito l’ultima puntata.
È un western spaziale.
“Guardami gli occhi: il destro è artificiale, quello vero l’ho perso in un incidente. Da allora con l’occhio sinistro registro il presente, mentre con il destro ricordo il passato; mi ha insegnato che non sempre ciò che è visibile corrisponde alla realtà” – Spike Spiegel
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