Miriam Maisel (Rachel Brosnahan) è la protagonista della serie La fantastica Mrs Maisel, che è arrivata alla terza stagione su Prime Video. Negli articoli precedenti, in cui ho dato un’impressione generale sulle prime due stagioni, mi sono concentrata sui lati positivi dello show e su cosa mi ci ha fatto appassionare.
Oggi note dolenti. Qualche bastonata ci sta di tanto in tanto, che devo dirvi.
Che poi, alla fine, è una serie super godibile e intrattiene il giusto. Il problema però della maggior parte delle serie che ci sono in circolazione oggi, è che non osano. Perché tutti ci ricordiamo Lost? Game of thrones? Scrubs? Buffy? Perché nonostante i difetti – e ne hanno a bizzeffe le serie appena citate – sono andate oltre la semplice narrazione di eventi. Hanno fatto quel passo più lungo della gamba, quel salto nel vuoto, quella svolta incredibile che nessuno poteva sapere cosa avrebbe portato. Che fosse stata una carta vincente o meno, si ha comunque avuto il coraggio di farlo lo stesso e mettersi in gioco. Ecco. A Miriam Maisel manca questo.
La prima stagione mi aveva fomentata perché beh, un’ebrea ricca negli anni ‘60 che divorzia e inizia a fare stand-up comedy direi che osa abbastanza. La seconda stagione comunque dei cambiamenti li apporta: andare in tour e riaprirsi alla possibilità di amare. Ma la terza stagione è Miriam Maisel che si mette nella comfort zone. Manda una lettera per disdire una parte importante della sua vita (lasciato offscreen, fra l’altro) e sì, va in tour con Shy Baldwin ma in hotel di lusso, tutti la amano e sbaglia solamente una (u n a) volta soltanto e il resto è quasi tutto rose e fiori. E mi dispiace. Mi dispiace perché vedo dei temi importanti, che potrebbero essere trattati alla perfezione dalla Palladino (il razzismo e il sessismo, per esempio), vengono invece solo sfiorati e poi via, ritorniamo alla vita semi idilliaca dell’Upper East Side.
Questa serie non ce la fa a prendere le cose sul serio. Bambini persi, senza tetto, divorzi, ingiustizie sociali: è tutto riducibile a una battuta da fare sul palco, tanto che sono riusciti a trasformare Lenny Bruce – unico personaggio realmente esistito – in una sorta di uomo per bene e principe azzurro. Nelle stagioni precedenti ero disposta a chiudere un occhio e passare sopra questi difetti per un motivo specifico: bramavo di ascoltare i monologhi di Miriam. Prendevo il quadernetto e mi annotavo le battute, i giochi di parole, gli sguardi, le pause. Era mozzafiato, brillante e stucchevole nelle sue stand up. È l’accordo fra sceneggiatori e spettatori: posso sopportare i difetti nella trama se mi date dei momenti sul palco che mi lasciano a bocca aperta. E non è solo la comicità di per sé, era bello vedere Miriam Maisel avere un’ambizione sua. Voler diventare brava e non accontentarsi del Gaslight.
È frustrante. Perché lo show sembra prendere la piega giusta, sembra che stia per fare quel passo quando TAC!, ecco che torna indietro, comodo nelle scarpette laccate e i guanti fino al gomito di Miriam. Le battute sull’aspetto fisico di Susie non facevano ridere dall’inizio, ora non fa altro che mettere il focus su quanto lo show eviti esplicitamente di parlare di Susie, dei suoi desideri e della sua persona in generale. Pensavo che il personaggio di Lenny Bruce (Luke Kirby) potesse davvero far svegliare Miriam in qualche modo, soprattutto vista la tensione che c’è fra i due dall’inizio. Speravo che lui potesse farle aprire gli occhi sulle ingiustizie e ipocrisie del mondo, ma a quanto pare viene utilizzato solo come un banale love interest. In tutta onestà, mi chiedo come verrà introdotta la morte di Bruce, essendo che morì di overdose di eroina in un bagno di Hollywood.
La cosa buona di questa stagione, un piccolo passo in avanti, è che ci viene mostrato che Miriam non ritiene i soldi un qualcosa di scontato. Nel primo episodio vediamo come ricorra a lavori alternativi mentre i suoi show sono in pausa. Quello che invece continua a dare per scontato è il suo stile di vita. Ha comunque tutti i suoi vestiti super alla moda, e li cambia più volte al giorno. E nonostante i problemi economici dei genitori, Miriam Maisel non accetta che suo figlio vada a scuola nel Queens – nonostante farebbe comodo a tutti: per soldi e per i nonni, che abitano lì.
Miriam è snob e ha una vista molto chiusa sulla società, e questo mi stupisce, essendo che ha visto non solo lo stile di vita di Susie, la sua manager, ma anche quella di Shy Baldwin. Per quanto ricco e famoso, Shy è comunque nero, e gli è vietato entrare in alcuni locali. Queste cose avrebbero dovuto far aprire gli occhi alla nostra protagonista, eppure no. E se da una parte è deludente, dall’altra è un argomento sensibile, perché tutta la serie si centra proprio su questo suo modo di essere e di vivere. Persino il Queens, che dovrebbe essere questo quartiere malfamato, viene dipinto tutto sommato come un posto carino e abitabile – tranne che per le urla della madre di Joel, che vorrei strozzare. Se quindi Miriam si svegliasse e iniziasse a vedere il disastro sociale in cui vive, parte dell’aesthetic dello show verrebbe, inevitabilmente, persa.
Miriam deve crescere. E su questo non ho dubbi. Perché se dovesse davvero rimanere quella che è, allora possiamo chiudere lo show con la fine di questa stagione. Abbiamo un po’ di puntate divertenti e va bene così. Ma io voglio di più. Voglio vedere questo mito della ragazza perfetta sgretolarsi mano a mano e renderla più umana. Voglio vederne i difetti e voglio che si strugga per i dolori che passa. In tre stagioni non l’abbiamo vista piangere nemmeno una lacrima! Non è possibile! La serie ha raggiunto quel punto in cui il suo aesthetic, che per quanto possa essere bello ha già fatto vedere ampiamente i suoi limiti, deve essere perso per fare in modo che l’eroina cresca. Altrimenti non ha davvero senso rinnovare la serie.
Parte del problema è sicuramente il fatto che la Palladino vuole che Miriam ci piaccia davvero tanto. Dovremmo ammirare il suo coraggio e trovare divertente la sua impazienza. Questo poteva funzionare per la prima stagione, ma ora che stiamo arrivando al nocciolo dello sviluppo del personaggio, voglio davvero vedere Miriam combattere contro i suoi demoni e metterli ko dal primo all’ultimo di essi. Per quanto la serie voglia farci vedere che Midge si mette in gioco ed è disposta a correre dei rischi, più si va avanti più questi rischi sembrano invece in un qualche modo sicuri.
Introducendo (e concludendo) l’arco di Shy Baldwin, e con Susie che ha fatto un grosso casino alla fine della stagione, ci sono tutti i presupposti per un crollo di Miriam. Spero davvero che sia così, in modo tale da rendere questa serie sempre più accattivante. Per qualcuno come lei che fa sempre tanta comicità sui difetti altrui, è ora che Miriam Maisel si faccia un esamino di coscienza e prenda atto di cosa e perché l’ha portata fin dov’è arrivata.
Guarda il trailer della terza stagione ora:
– Rainbow Umi
Dal 30 ottobre in libreria, fumetteria e in tutti gli store online, arriva per J-POP…
Dal 25 settembre in libreria, fumetteria e in tutti gli store online, arriva per J-POP…
Dal 31 ottobre 2024 in formato cartaceo, Margot - La Strega di Rothenburg è l’ultimo…
Dopo aver annunciato a giugno la presenza straordinaria del maestro Gou Tanabe alla prossima edizione…
Dal 4 ottobre 2024 in formato e-book, Il Richiamo è il nuovo libro di Loris…
Dal 25 settembre in libreria, fumetteria e in tutti gli store online, arriva per J-POP…