Leggere Pandora Hearts è come quando, a dicembre, si tirano fuori le luci da mettere sull’albero di Natale: un groviglio. A prima occhiata sembra una cosa semplicissima, scoprendo poi invece che è tutto così intricato da metterci un pezzo prima di riuscire nell’impresa. Una volta però messe le luci sull’albero, non si può che rimanere meravigliati dall’effetto splendido che fanno. Ecco, Pandora Hearts è così.
È difficile spiegare la trama di questo manga, specie senza fare spoiler grossi come una casa. Iniziamo con il dire che il manga è pieno di allusioni al mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie e, non vi mentirò, è stato uno dei motivi principali per cui l’ho iniziato. Quindi non sorprendetevi se troverete mille similitudini e personaggi che richiamano il libro di Carrol, anche se hanno ben poco in comune. La trama inizia con il nostro protagonista Oz Vessalius, un ragazzino di 15 anni che dovrà presto fare la cerimonia di età adulta. I Vessalius sono fra le famiglie nobili di questo mondo quindi, insieme ad Oz, conosciamo anche il suo servitore, Gilbert, la sorellina Ada e lo zio Oscar. Durante la cerimonia, però, qualcosa va estremamente storto e Oz viene lanciato nell’Abisso, un cupo universo alternativo popolato dai cosiddetti chains.
I chains sono mostri che desiderano scappare dall’Abisso e creare caos nel mondo reale, ma Oz riesce a trovare un chain di nome Alice dalle sembianze umane. Alice non ha memoria del suo passato e crede che andando nel mondo reale possa trovare frammenti dei suoi ricordi perduti. Decidono quindi di stipulare un contratto, e questo li riporta nel mondo vero. In questo modo sono legati l’un l’altro, ma quando riappaiono molte cose sono cambiate: sono passati dieci anni e, sebbene Oz abbia mantenuto le sue sembianze da ragazzo, gli altri personaggi sono cresciuti. Ritrova Gilbert e la sua famiglia, e viene introdotto a Pandora, un’organizzazione che studia i chains e l’Abisso. Intento a capire quale peccato abbia commesso per essere stato mandato nell’Abisso e a recuperare i ricordi di Alice, Oz inizia un viaggio pieno di segreti e intrighi.
Come dicevo all’inizio, la trama è fittissima di eventi da scoprire. E questo può creare anche un po’ di frustrazione: sebbene tutto venga effettivamente svelato e viene giustificata ogni singola cosa che accade nel manga, per una buona parte della trama Jun Mochizuki non fa altro che aggiungere carne al fuoco. Dà solo parte di risposte e aggiunge invece altre domande e altri intrighi. Sebbene ci voglia un po’ di tempo, vi assicuro però che ne vale la pena. A parte un paio di situazioni che a me personalmente non è piaciuto come sono state risolte, la maggior parte degli eventi trova una soluzione soddisfacente. Vengono sviluppate molte sotto trame e ci sono un trilione di flashback, ma niente di tutto ciò interrompe la narrazione originale. Anzi, si mescolano talmente tanto bene che a un certo punto avrei voluto vedere ancora del passato e non tornare più alla timeline presente.
Sebbene il manga non sia così lungo, possiede un entourage di personaggi non da poco. Il numero di figure che vengono introdotte è altissimo e la maggior parte di esse compare più volte. I personaggi principali vengono sviluppati molto bene e hanno caratteristiche definite. Il più eccentrico e interessante è sicuramente Xerxes Break (un agente Pandora) mentre il più debole, man mano che si va avanti, ho trovato essere proprio Alice. Viene un po’ ridotta alla classica protagonista shonen, un po’ troppo ingenua e con la fissa per la carne. Tutti loro hanno un qualcosa da scoprire e sviluppare e, nonostante le differenze, si mescolano bene fra di loro, anche se all’inizio le scene comiche sono un po’ troppo frequenti.
I personaggi secondari invece o sono super sviluppati o si vedono frammenti delle loro personalità, non c’è una vera via di mezzo. Il che è anche giustificato dall’importanza che ricoprono: Vincent, Glen, Jack, Leo sono personaggi che, sebbene secondari, giocano un ruolo importantissimo all’interno della storia e hanno quindi molte cose delle loro personalità spiegate. I membri Baskerville, Levi e Ada hanno poco screen time e dunque vediamo poco di loro. Ha un senso, ma è anche un po’ un dispiacere: specialmente i Baskerville, che hanno un legame così stretto fra loro, sarebbe stato bello vedere qualcosina in più.
La prima cosa che noterete tenendo in mano un volume di Pandora Hearts, è sicuramente lo stile di disegno. Inizialmente è un po’ grezzo, ma man mano che la storia va sviluppandosi anche lo stile della Mochizuki procede insieme ad essa. La quantità di dettagli che vengono inseriti è strabiliante: non solo dettagli a cui bisogna fare caso e sono rilevanti ai fini di trama, ma anche per quanto riguarda l’abbigliamento e gli interni. Le scene d’azione sono pulite ed è facile capire cosa stia succedendo. In più, anche se il genere è shonen, non mancano di certo le scene horror e splatter. Sono decisamente inquietanti e ricche di dettagli che aggiungono quel non-so-che alla narrazione che rende Pandora Hearts un manga a tutto tondo.
C’è anche un anime ma ve lo sconsiglio poiché il manga ancora non era concluso e dunque la fine è un po’ (troppo) improvvisata. A Pandora Hearts diamo 4 stelline piene perché alcuni difetti ci sono, ma i lati positivi sono talmente tanti che i negativi impallidiscono a confronto. Quindi fiondatevi in fumetteria e recuperate i 24 volumi pubblicati da Star Comics!
– Rainbow Umi
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