L’eredità delle dee – Recensione
Nei Carpazi Bianchi, in particolare a Zitková, in casette isolate su versanti boscosi vivevano le dee. Donne dalla sapienza antica, capaci di curare con le erbe e di predire il futuro. Erano amate e a volte temute dagli abitanti dei paesi vicini, che però ricorrevano alla loro arte e alla loro saggezza per superare malattie e difficoltà.
Queste donne sono le protagoniste del romanzo ceco, edito da Keller Editore, L’eredità delle dee di Kateřina Tučková. Un romanzo che, con ragione, in patria ha avuto molto fortuna, vincendo tra gli altri il premio bestseller ceco e il Czech Book Award, premio dei lettori.
L’eredità delle dee
Le dee di Zitková hanno origini antiche, ben anteriori alle prime fonti documentali che si possono trovare negli archivi. Lo sa bene Dora Idesová, etnografa e ricercatrice, che non solo le studia, ma che è cresciuta tra loro. Figlia e nipote di dee, lei è l’ultima discendente di una stirpe maledetta, dal cui stigma nemmeno la modernità sarà in grado di proteggerla. Dopo la morte della madre e la reclusione in manicomio della zia che l’aveva allevata, Dora decide di studiare etnografia e di dedicare il suo lavoro alla memoria delle dee, e soprattutto alla loro riabilitazione agli occhi del mondo. Facendo delle ricerche viene a scoprire una storia fatta di manipolazioni e bugie, che coinvolge ben due regimi che, per motivi differenti, si sono interessati alle dee, quello nazista e quello comunista.
Ma come è coinvolta in tutto questo Surmena, la zia di Dora? Ha aiutato i tedeschi durante la guerra? O forse è stata una collaborazionista della StB, l’altrettanto temibile polizia segreta comunista? La ricerca porterà la protagonista sempre più al cuore della vicenda e della storia della sua famiglia, che per molti aspetti le è ancora sconosciuta. Arriverà infine a svelare un segreto che forse sarebbe dovuto rimanere celato.
Il romanzo
L’eredità delle dee è un testo composito, con elementi rubati al romanzo storico, al thriller e allo spionaggio, che apre una porta su un mondo e una realtà piccoli, di nicchia, ma affascinanti. È costruito per blocchi narrativi tematici, che ruotano intorno a un personaggio o a un elemento particolare, necessari alla narrazione. Contiene anche documenti ufficiali fittizi dei periodi nazista e comunista, redatti sulla base di documenti reali, ma inventati dall’autrice. Pagina dopo pagina, la storia viene ricostruita come una sorta di puzzle, riassemblando i pezzi portati dai vari attori del romanzo e dai documenti che Dora recupera durante le sue ricerche negli archivi. Una volta incastrato al suo posto l’ultimo tassello, Dora può guardare al quadro nella sua interezza: finalmente conosce quello che le era sempre sfuggito. Era a portata di mano, in quel mondo di dee che lei aveva abitato per anni, ma al contempo era irraggiungibile. Riuscirà a cambiare il suo destino, se poi di destino si tratta?
Una storia a metà tra il reale e il fantastico, che mostra come, ancora una volta, l’uomo tema quello che non comprende, e cerchi di distruggerlo. Queste donne, la maggior parte delle quali votata al bene, non erano comprese davvero, nemmeno da chi cercava il loro aiuto. Questo ha generato timori e sospetti, e come d’abitudine, gli uomini non hanno saputo o voluto fare altro che calpestarle, fino a distruggerle, perché in fondo, chi è diverso fa sempre paura.
L’eredità delle dee, Kateřina Tučková, Keller Editore, Rovereto 2018, pp. 416, 18,5 €