L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre di Marilù Oliva

L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre di Marilù Oliva

Gennaio 4, 2021 0 Di Poison El

Uno dei miei primi amori nella letteratura è sempre stato il mondo greco. Il mio personaggio preferito è sempre stato Andromaca, la moglie di Ettore, figlio di Priamo, Re di Troia. So che lo conoscete perché lo ha interpretato Eric Bana in Troy.
Ammetto di aver sempre avuto un rapporto strano con l’Odissea, al contrario dell’Iliade. Odisseo, o Ulisse, è sempre stato un personaggio controverso. Intelligente, scaltro, furbo, ma anche mortale, che ha compiuto molti errori e si è lasciato trascinare via dalla corrente, toccando coste e conoscendo personaggi che non avrebbe mai immaginato di conoscere.
In L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre conosciamo “le altre”, quelle donne che Odisseo ha conosciuto, che ha lasciato, ferito.

E se non fossero solo carnefici? E se in cuor loro fossero anche vittime?

Marilù Oliva ci racconta la loro versione, con profondità e delicatezza.

L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre 

L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre

L’Odissea non è la storia del viaggio di un uomo: è la storia d’amore di molte donne. C’è Calipso, che, avvinta dalle sue stesse reti di seduzione, si innamora di Ulisse ma deve lasciarlo andare. C’è Euriclea, la nutrice che lo ha cresciuto, e ci sono le sirene, ciecamente decise a distruggerlo. C’è Nausicaa, seduttrice immatura ma potente, che non osa nemmeno toccarlo. C’è Circe dominatrice, che disprezza i maschi finché non ne incontra uno diverso da tutti gli altri. E naturalmente c’è lei, Penelope, la sposa che non si limita ad attendere il marito, ma gli è pari in astuzia e in caparbietà. In questo libro, sono loro a cantare le peregrinazioni dell’eroe inquieto, ciascuna protagonista di una tappa della grande avventura, ribaltando la prospettiva unica del maschile nella polifonia del femminile: che conquista, risolve, combatte. Alle loro voci fa da controcanto quella di Atena, dea ex machina, che sprona sia Telemaco sia Ulisse a fare ciò che devono: la voce della grande donna dietro ogni grande uomo. In un curioso alternarsi di punti di vista, torna in vita e vibra di nuovi significati un classico immortale, in una narrazione che vola sulla varietà e sulla verità dei sentimenti umani.

 

Commento

L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre è un libro che dona ancora più fascino all’opera originale. Quasi fosse un tributo, un pezzetto in più. Quasi a voler dire “non c’è solo Odisseo, non ci sono solo gli uomini”.
E qui ci sono tutte le donne, con le loro paure, i loro inganni, le loro tele che però non bloccano Odisseo, ma incastrano loro stesse. E c’è bellezza in questo.
C’è bellezza in una donna che seduce, ma in realtà viene sedotta. Calipso.
C’è bellezza nel primo amore. Nausica.

Ma c’è anche Euriclea, che riconosce, che sa cosa sta guardando, ma non sa dargli un nome.

“Lei e il mendicante sono nello stesso spazio, i loro occhi si incrociano per un tempo lunghissimo. Non ho idea di cosa si dicano in quel linguaggio a me sconosciuto: so che parlano parole profonde”, ci racconta Euriclea che vede Penelope e il mendicante osservarsi a lungo.

Ci sono tante donne diverse nell’Odissea, che incarnano anche una gamma di sentimenti diversi. Quasi fossero colori. Ci sono le sirene, che hanno fame di uomini e ci sono giovani dal cuore innocente, che sognano l’amore e lo idealizzano. Un amore che sconfina e si trasforma: dal possesso alla fedeltà, dal desiderio alla venerazione, dalla sete di conoscenza alla volontà di seduzione.

In tutto questo c’è Marilù Oliva, con le sue parole, i suoi racconti, che scoperchia un vaso di Pandora, stabilendo che non c’era solo Odisseo nell’opera di Omero. C’era un mondo, dietro un mondo ed Atena era lì, una ex machina pronta a proteggere e aiutare il suo pupillo.
Un omaggio all’opera originale, con rispetto e cura, che merita di essere letta.

 

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