La penultima edizione era stata quella della Fanucci, ma oggi vi presentiamo quella nuova della Oscar Vault in questo strepitoso Review Party!
La prima tappa è dedicata a noi e siamo impazienti di iniziare!
Questo volume della saga di Terry Goodkind si intitola La prima regola del mago e ha come protagonista le avventure del Cercatore, Richard Cypher. Una profezia aleggia sull’ultimo Cercatore, una persona che dovrà essere dotata di grande potere, ed essere una persona rara.
Richard vive nei Territori Occidentali e non sa nulla della magia e del D’Hara. Ma soprattutto, non sa nulla di Madri Depositarie, Mord-sith e soprattutto non sa niente di Darken Rahl.
Richard sta cercando le motivazioni o gli indizi che possano dare una spiegazione alla morte del padre, George Cypher, ma nulla sembra avere senso. Suo fratello Michael non pare aiutarlo e non sembra neanche essere interessato a farlo, visto che ormai è stato insignito del ruolo di Primo Consigliere. Il ragazzo però non lo ascolta e si introduce nella foresta di Ven, dove si punge con un rametto. La spina, ogni movimento che fa, sembra penetrare sempre di più nella carne, ferendolo.
Sulla via del ritorno verso casa, incontrerà una ragazza vestita di bianco, con la chioma lunga: il suo nome è Kahlan.
Per quanto Richard non sappia niente, decide di aiutare questa ragazza, che sembra fuggire da qualcosa di veramente più grande di lei. L’unico che può aiutarle è l’amico di Richard, Zed, un anziano che nasconde molto più di quello che sembra. In realtà è un mago, un Mago di Prim’ordine.
Zed lo aiuterà con quella spina che ormai gli sta prosciugando la vita. Al suo risveglio, conoscerà la missione di Kahlan: fermare Darken Rahl prima che altra le tre scatole dell’Orden.
Se non riusciranno, il mondo sarà condannato.
In La prima regola del mago di Terry Goodkind è presente sicuramente il viaggio dell’eroe tipico dei fantasy. Lo abbiamo letto in tutte le salse nei maggiori libri tipici del genere. L’eroe non sa di essere il prescelto da qualche profezia, come Richard, ha solo i suoi buoni propositi e la sua volontà di aiutare Kahlan, la Madre Depositaria, di cui si innamora.
Il tipico viaggio che da un certo punto di vista mi è sembrato di rivedere anche nel ciclo arturiano, o comunque in molti altri libri fantasy che ho letto. Il primo è stato quello di Campbell, ma anche Tolkien da un certo punto di vista.
Un altro simbolo tipico del fantasy è l’oggetto magico: stavolta non si tratta di un anello, ma di una spada magica, appunto: La spada della verità. Richard è Il Cercatore della Verità.
L’elemento interessante, ma non innovativo, è l’elemento della rabbia. La prima prova che gli sottopone la spada, riguarda proprio la rabbia e il modo in cui il Cercatore stesso riesce a resistergli: una prova che non tutti superano, ma lui è un Vero Cercatore, per cui riesce a superarla con facilità.
La rabbia di cui parla Goodkind mi ha ricordato il mito – chiarito poi dalla mia amica e fondatrice de Les Fleurs du Mal, Alessandra – di Cú Chulainn, un eroe celtico la cui frenesia guerriera è leggendaria. La sua “rabbia” era talmente potente che lo cambiava anche a livello fisico, facendogli mutare aspetto. I suoi attacchi d’ira venivano chiamati riastrad. La rabbia però è usata in maniera differente però: Richard ne viene colmato e deve imparare a gestirla. Se c’è l’intenzione – e il piacere – di uccidere una persona, la magia della spada esige un “pagamento”, un qualcosa in cambio, perciò spesso lascia il ragazzo senza forze o in grado di non muoversi.
L’antagonista ha una costruzione interessante, Darken Rahl è un uomo che rappresenta il “punto di vista”. Lui crede di fare del bene, di fare la cosa giusta, quello che lui vuole davvero. Ma per fare questo, è sicuro che sia necessario aprire le tre Scatole e giocarsi il tutto per tutto.
Inoltre, è necessario parlare delle meravigliose figure femminili di questa storia. La prima è Kahlan, una donna forte, sola, spesso impaurita dal suo potere e dalla portata del suo talento, ed è rammaricata dal modo in cui le persone si rapportano a lei. Purtroppo nessuno riesce ad essere suo amico, ed è per quello che all’inizio ha problemi nel rivelargli la verità. Pare una figura pura, ma allo stesso tempo molto umana. Con paure, emozioni tipiche di ogni donna. Nonostante sia dedita alla missione, il suo amore per Richard è così profondo da richiamare a sé una potenza cosmica.
Un personaggio delicato, combattivo e coraggioso.
Le Mord-sith hanno una storia appena accennata. Sono bambine gentili e dolci quando vengono scelte e per essere trasformate in crudeli torturatrici devono essere spezzate tre volte: prima fisicamente, la seconda emotivamente e infine la terza.
Purtroppo si sa poco di queste figure, si vede solamente quella che tortura Richard, che lo sceglie come compagno e infine accetta di morire per mano sua.
Adie è un incantatrice che i ragazzi trovano nel corso del viaggio. Lei utilizza “la magia delle ossa”, ma non è una maga e non ha il dono. Particolarmente gentile, cerca di aiutare i ragazzi come può, malgrado la sua passione per gli indovinelli. Il rapporto che stringe con Zed è particolarmente interessante. Che possano finire insieme?;)
Un po’ prolisso, tipico dei fantasy, Goodkind si concentra su dettagli che si potrebbero evitare, ma spesso tralascia informazioni o curiosità che il lettore meriterebbe di sapere – tipo le Mord-sith. Una lettura interessante, malgrado qualche difetto. La storia è interessante, ma forse la trama secondaria è più intrigante di quella primaria.
Il titolo è una chicca che bisogna scoprire pagina per prima: non vi priverò il piacere di scoprirlo da soli!
«Stai attento, Cercatore. Tu possiedi il dono. Usalo. Usa qualsiasi tua risorsa per combattere. Non ti arrendere. Non lasciare che qualcuno ti domini. Se stai per morire allora fallo combattendo e impiegando tutte le tue risorse nella lotta. Così fanno i draghi.»
Ci vediamo lunedì prossimo con La pietra delle lacrime!
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