Dove sono finiti i membri dell’equipaggio della Discovery e il comandante Michael Burnham dopo il salto nel wormhole?
Li avevamo lasciati proprio nel momento esatto del salto, ma poi non si era visto più nulla riguardo a loro nella seconda stagione. La terza stagione è in un futuro sconosciuto, molto diverso dal periodo storico in cui ci trovavamo e che chiamavamo “casa”. L’equipaggio vive in un tempo pieno di incertezza, contando solo su loro stessa. Perché c’è una cosa con cui devono fare i conti: la Federazione è al collasso e tantissimi pianeti ne sono usciti. Tra cui anche Nivar – il futuro Vulcano, che ha cambiato nome.
Riuscirà la Federazione a rimanere compatta e a trovare nuovi alleati?
Nell’ultimo episodio, nel rappresentare visivamente l’iperspazio visto di taglio, si è tenuto conto di uno studio recente, secondo il quale a quella velocità, l’equipaggio della navicella spaziale non vedrebbe una scia infinita di stelle, come proposto erroneamente dalle serie precedenti, ma semplicemente un disco di luce molto luminoso, come se le stesse si fondessero.
Si tratta di una teoria di Einstein della relatività speciale o ristretta. L’effetto Doppler, in questo caso applicato alle onde elettromagnetiche, causerebbe il cosiddetto blue shift, lo spostamento verso il blu della luce: agli occhi di chi si trovasse sull’astronave, la lunghezza d’onda della luce emessa dalle stelle diminuirebbe, prima spostandosi verso il blu e poi uscendo dalla luce visibile per passare nello spettro dei raggi X, non visibili all’occhio umano.L’equipaggio percepirebbe un grande disco di luce bianca, creato nientemeno che dalla radiazione cosmica di fondo (Cosmic Microwave Background) che, per lo stesso effetto Doppler, finirebbe per essere percepita nello spettro del visibile. La radiazione cosmica di fondo è una radiazione elettromagnetica a 2,7 gradi Kelvin ( circa – 270 °C ) , che permea l’universo in modo quasi uniforme ed è ciò che resta del Big Bang.Esattamente quello che abbiamo visto in Discovery. Per la prima volta si è voluto immaginare l’iperspazio applicando alla lettera il rigore scientifico adeguato al fenomeno.
In un certo senso, siamo tutti alieni su un pianeta straniero. Passiamo buona parte delle nostre vite a cercare di comunicare. Se durante la nostra vita riusciamo realmente a comunicare con due sole persone, siamo realmente fortunati.
cit. Roddenberry
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