Chiunque di noi sia cresciuto nei primi anni 2000 quando si citano le Winx sa di cosa si stia parlando. Ebbene, come accennato in questo articolo, nella giornata di venerdì 22 gennaio è uscita su Netflix la prima serie di Fate: The Winx Saga.
Voglio ricordarvi che questo live action non vuole ripercorrere fedelmente la storia originale, bensì prenderne le distanze. Questo viene rimarcato più e più volte all’interno dei sei episodi, mantenendo un tono dark e cupo. Vi sono alcune scelte che non sono andate giù ai fan, ma proprio per quello che ho sopraddetto, risultano convincenti.
Bloom (Abigail Cowen), ragazza di sedici anni in apparenza comune, ma dotata del potere del fuoco, giunge ad Alfea per una nuova vita. Incapace di gestirlo durante le emozioni più intense, viene accolta nella scuola di magia per fate, nell’Oltre Mondo, dove fa la conoscenza di altre ragazze come lei. Stella (Hannah van der Westhuysen), fata della luce e Aisha (Precious Mustapha), capace di controllare l’acqua. Non solo: Terra (Eliot Salt), in perfetta comunione con la natura, e l’empatica Musa (Elisha Applebloom). Amicizie, amori e rivalità caratterizzeranno questa nuova vita, che però viene sconvolta dalla minaccia di alcuni mostri: i Bruciati. Riusciranno le cinque ragazze a tenere a bada l’oscurità e a padroneggiare sempre di più i loro poteri?
La trama non risulta innovativa rispetto alle sorelle fantasy, ma offre spunti interessanti. Se ben sviluppati in una ipotetica seconda stagione (della quale si parla in queste ore), porterebbero la serie ben al di sopra delle aspettative. Tra tutti spicca il tono scelto, tramutandosi in un’atmosfera cupa e in realismo adolescenziale. Tutti ingredienti caratterizzanti un young adult/teen credibile per il pubblico.
Se dobbiamo considerare punti negativi, su di tutti la scelta di non includere Tecna come quinta Winx. Inoltre la scelta di sostituire Terra alla cugina Flora e di eliminare le tre Trix in favore di Beatrix non brillano per intelligenza. Se da un lato abbiamo detto che lo scopo di Fate è quello di allontanarsi dal cartoon del 2004, dall’altro stravolgere così radicalmente le basi non è l’approccio migliore. Inoltre abbiamo solo Alfea come scuola, mentre Torrenuvola e Fonterossa sono state accantonate. Tutto ciò sarà introdotto successivamente? Solo il tempo potrà dircelo.
Se nel cartone la fisicità delle Winx è irreale, le nuove protagoniste presentano corpi realistici, passando dall’asciutto, al muscoloso, fino al morbido di Terra. Qui si iniziano a intravedere i primi temi affrontai. La stessa fata della Natura viene derisa per la sua struttura corporea, cosa che accade purtroppo tutt’oggi. Si cerca inoltre una parità di genere che a volte manca: il ruolo di fate non è più assegnato solo a donne, così come quello di specialisti agli uomini. Abbiamo inoltre diverse tematiche LGBT, che portano spunti interessanti, ma poco approfondite in questa prima parte.
C’è poco da dire: i cliché non si sprecano. Bloom non riesce a scollarsi da dosso il ruolo di prescelta, differente da tutti. Questo la porterà a far luce sulle proprie origini, mettendo spesso in pericolo lei e le sue nuove amiche. Non mancheranno i litigi fra esse, cosa che non è mai accaduta nell’originale. Stimolante ai fini della trama, mette però a repentaglio il senso di coesione che si è sempre trovato nel Winx Club. Stella, principessa di Solaria, altezzosa, pronto a tutto per Sky (Danny Griffin), ma poco analizzata caratterialmente. E come si sa: chi dimostra una corazza da dura, alla fine nasconde fragilità che permettono di empatizzare con il personaggio. Le cinque assieme si spalleggiano e si completano a vicenda. Forse è proprio questo un punto a favore nella sceneggiatura.
Il comparto tecnico è risultato tutt’altro che scadente. I costumi non brillano di certo, d’altronde è decisamente moderna: di conseguenza gli abiti risultano molto classici per l’epoca in cui viviamo. La scelta musicale, sotto questo punto di vista, è eccellente. Il pop riesce ad avvicinare il mondo delle fate e specialisti a quello giovanile che tutti consociamo. Gli effetti speciali sono ben curati, riusciti nei momenti più semplici, leggermente meno in quelli più complessi.
Fate: The Winx Saga è una serie tv dalle ampie potenzialità, ma caratterizzata da alcuni difetti, tra cui la sceneggiatura acerba. Delle fate colorate e spiritose delle Winx poco rimane: rispetto a Sabrina, recentemente conclusa, la trovo più attuale. In ultimo si presta bene al così detto binge watching, grazie a scene d’azione all’ultimo fiato ed energiche dinamiche fra le protagoniste. Se dovessi paragonare il prodotto a un altro sceglierei sicuramente l’adattamento televisivo di Shadowhunters. Spero però che non sia trattato così frettolosamente (per SH la chiusura anticipata ha accelerato il tutto) e che ci si prenda il tempo necessario affinché il risultato migliori di volta in volta.
Bene, siamo giunti alla conclusione anche quest’oggi. E voi avete l’avete già vista? Cosa ne pensate? Fatecelo sapere! Per ora è tutto, un saluto, Shadow!
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