E raccontò, poiché nelle sue vene scorreva il vino della narrazione e il cielo aveva voluto che fosse una sua pratica raccontare prima a se stesso le cose del mondo per poterle comprendere e poi raccontarle agli altri, vestite con la luce e la musica della letteratura.
Queste parole si riferiscono a Miguel de Cervantes, ma potrebbero adattarsi benissimo anche al loro stesso creatore, Carlos Ruiz Zafón, probabilmente uno dei più apprezzati scrittori contemporanei in lingua spagnola.
Il 2020 è stato un anno di addii e sofferenze, e il mondo della letteratura, oltre a Luis Sepúlveda, ha dovuto salutare anche lo stesso Zafón. Egli però se ne è andato lasciando in regalo ai suoi lettori un ultimo libro, nel quale essi avrebbero potuto trovare i temi, i personaggi e le atmosfere che tanto avevano amato nei precedenti capolavori dell’autore.
I racconti si intrecciano tra loro e con gli altri romanzi dell’autore, riportando a galla personaggi che i lettori già conoscono, illuminandone lati e spiragli ancora sconosciuti. Altre volte mettono in scena personaggi reali, leggende come Cervantes e Gaudí, e allora la realtà storica si fonde magistralmente con il mito e con l’immaginazione, senza soluzione di continuità, senza che il lettore possa mai avere la certezza di riuscire a individuare un confine tra i vari aspetti.
Come sempre, nella letteratura di Zafón anche i generi si mescolano e si amalgamano: il gotico incontra il noir, il thriller si intreccia con il fantastico, e il romantico tinge tutti gli altri di una nota dolce e malinconica. Nulla è univoco, niente è solo quello che appare, perché nemmeno la realtà lo è.
I personaggi misteriosi e spesso ambigui che si muovono sulla scena sono ritratti con pochi elementi. Tra le pagine si incontrano assassini su commissione, costruttori di labirinti, fanciulle misteriose, artisti maledetti e donne dal triste destino. Emergono dalle nebbie di Barcellona quel tanto che basta a mostrare uno stralcio della loro storia, e poi si dileguano di nuovo, come uno sbuffo di vapore. Ma, in quei brevi istanti, si stagliano vividi nell’immaginazione del lettore, creature di carne e sangue ed emozioni. Spesso fragili, ma veri.
La città di vapore sarà davvero l’ultima opera di Zafón? Noi ci auguriamo di no, ma nel frattempo vi consigliamo di perdervi per le strade di Barcellona. Chissà che non troviate il Cimitero dei libri dimenticati e tra i suoi scaffali e le sue gallerie non veniate catturati dal vostro libro del destino, come fu L’ombra del vento per Daniel Sempere.
La città di vapore, Carlos Ruiz Zafón, Mondadori, Milano 2021, p. 180, 18,50 €
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