Il 30 marzo 2021 è uscito il romanzo di Valentino Notari, Cosplay Girl, edito dalla Mondadori.
Mi chiamo Alice e trascorro buona parte del mio tempo libero a cucire costumi, costruire armature, acconciare parrucche, tutto per quelle poche e speciali giornate in cui posso trasformarmi nei personaggi dei fumetti, cartoni animati, film e videogiochi che amo. Perché? Il motivo è semplice: il cosiddetto ‘mondo reale’ mi è sempre andato stretto”. Per una ragazza come Alice, che fin da bambina era considerata quella strana, che non si era mai sentita al posto giusto e che divorava di nascosto decine di romanzi e fumetti ambientati in mondi fantastici, sognando di volare via su un’astronave verso una galassia lontanissima o di ricevere una letterina per una scuola di magia e stregoneria, incontrare il mondo del cosplay è stato come rinascere. Per la prima volta ha sentito di appartenere a qualcosa di esclusivo. Qualcosa di cui parlare con orgoglio. Per la prima volta ha provato la gioia di condividere la sua passione con tante altre persone, senza essere giudicata o presa in giro. Ma un giorno, dopo una sfortunata esibizione al Romics, tutto sembra andare in pezzi: in un colpo solo Alice perde il fidanzato e vede andare in fumo la possibilità di partecipare al World Cosplay Summit in Giappone, la competizione a cui ogni cosplayer sogna di partecipare. Seguono settimane difficili che nemmeno la presenza di Diego, il suo miglior amico, riesce a risollevare. Finché una sera, durante il Lucca Comics and Games, sotto una pioggia scrosciante, si imbatte in Federica, nota a tutti come Sweet Pea, una cosplayer che fino a quel momento Alice aveva considerato con sufficienza, disprezzato perfino. E che per lei – la vita ha un grande senso dell’umorismo – da quell’istante diventerà una specie di angelo custode che, senza fare domande, senza chiedere nulla in cambio, le starà accanto e l’aiuterà a capire che forse non tutto è perduto e che le strade per realizzare i propri sogni sono molte più di quelle che aveva immaginato…
“Dopotutto, il cosplay è anche questo, no? Vestire i panni di personaggi che ci ispirano a essere migliori, che ci fanno sentire invincibili. Fin dalla prima volta in cui ho messo piede in una fiera, i miei costumi sono stati uno scudo contro la paura e la depressione.”
Il cosplay mi fa questo effetto: indosso un costume e ho la sensazione di trovare finalmente un po’ di pace dal caos che mi vortica nella testa.
1. Inizierei da una domanda semplice, ma credo alla base dell’ispirazione che ti ha permesso di scrivere Cosplaygirl, da dove nasce il tuo amore per i videogiochi? E quali sono i tuoi preferiti?
2. Cosa ti ha fatto appassionare al mondo del Cosplay?
All’epoca ero a malapena in grado di cucire a mano, ma mi misi di impegno e con l’aiuto di mia zia e di una sarta creai i miei primi costumi. Un ruolo molto importante l’hanno avuto senz’altro le persone che ho conosciuto e le amicizie che ho stretto all’inizio, alcune delle quali sono diventate negli anni tanto importanti da arrivare a considerarle famiglia. Con loro ho condiviso l’adolescenza e tutto ciò che è venuto dopo, un legame indissolubile nonostante lo scorrere del tempo e che sopravvive ancora oggi.
Questo mi rende davvero felice, grazie dal profondo del cuore a Francesca. Non ho vissuto in prima persona il terremoto, ma ho conosciuto quella realtà grazie al mio lavoro con Emergency e sono rimasto profondamente colpito dalla forza e l’umanità delle persone che ho incontrato. Mi trovavo sul lago di Campotosto mentre buttavo giù le primissime idee per Cosplay Girl e lì ho conosciuto una tessitrice, Assunta Perilli, che mi ha parlato a lungo della tradizione della tessitura del lino. E così è nato il personaggio del nonno di Alice e l’idea di farle tessere da sé la stoffa per il costume, ma soprattutto l’occasione per me di raccontare la quotidianità delle popolazioni terremotate, di cui si parla davvero troppo poco. E’ un aspetto del libro a cui tengo da morire.
5. Alice e Valentino cosa hanno in comune? Come è nata e si è sviluppata la tua collaborazione con Licia Troisi?
Alice è molto simile a me a livello caratteriale: è paranoica, parla spesso prima di pensare e ha un passato di bullismo che l’ha spinta a procurarsi tagli sulle braccia, un qualcosa che ha fatto parte della mia vita per molto tempo durante l’adolescenza e nel periodo in cui andavo all’università. Ho messo tanto della mia esperienza nella sua storia, anche se per tanti versi siamo comunque due persone molto differenti. Per quanto riguarda Licia Troisi, sono un suo fan da sempre. La mia copia di Nihal della Terra del Vento è consumata oltre ogni immaginazione e credo di essere stato uno dei primissimi cosplayer di Sennar. E’ una delle mie scrittrici preferite in assoluto e mi ha riempito di felicità che sia stata lei la prima a leggere la versione definitiva di Cosplay Girl. E’ davvero un onore immenso.
6. Durante la scrittura, c’è stata una parte del libro che ti ha dato qualche difficoltà? e dal tuo punto di vista, che impatto hanno avuto i social network/ social media sul mondo dei cosplay?
La stesura del libro è stato un autentico tour de force (in senso buono!). Lo slancio di ispirazione che mi ha accompagnato durante tutto il processo è stato costante, forse proprio perché raccontavo dal punto di vista di una protagonista così vicina a me. I grattacapi più grandi me li ha dati il personaggio di Sara, che ci ho messo più di un tentativo a inquadrare e caratterizzare come volevo. Devo confessare che, però, alla fine sono rimasto molto soddisfatto, specie del dialogo tra lei e Alice nell’ultimo capitolo, e devo molto alla guida e le indicazioni del mio agente Francesco Gungui e della mia editor Simona Casonato, che mi hanno spinto a migliorare il testo sempre di più, con un’attenzione ai dettagli davvero certosina.
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