Intevista ad Alex Coman – autore di Ombre nella pietra della Delos Digital

Intevista ad Alex Coman – autore di Ombre nella pietra della Delos Digital

Giugno 25, 2021 0 Di Shadow

Benvenuto, Alex!

Alex Coman

Bando alle ciance e partiamo immediatamente con questa intervista!

 

  1. Ciao Alex e benvenuto nella The Nerd’s Family! Raccontaci qualcosa di te!

 

Ciao Famiglia di Nerd! Sono Alex Coman, un giovane scrittore (in realtà taglio i tubi per vivere, ma “scrittore” fa più figo). Spendo il mio tempo libero nutrendo la mia prole della mia anima (cioè, se ne avessi una), interessandomi a vari argomenti di scienza (viva l’astrofisica!), facendo qualche partita a scacchi (sfidatemi, se ne avete il coraggio; se siete troppo forti, non lo fate) e cercando di addentrarmi sempre di più nel mondo della scrittura e della lettura. A tal proposito, faccio parte dello staff del Terni e Narni Horror Fest (veniteci a trovare!), dello staff di LeggereDistopico.com come recensore e sono un membro degli ScrittoriSopravvissuti, una trasmissione su Radio Galileo: qui abbiamo la pretesa di parlare di cultura e di arte, ma in realtà ci divertiamo a dire un sacco di cavolate; tra l’una e l’altra ci infiliamo qualche libro o qualche film e salviamo la faccia.

 

  1. Uscito l’11 maggio, abbiamo divorato in men che non si dica il tuo libro! Ma cos’è per te Ombre nella Pietra?

 

È una storia 🙂

Parlando seriamente, volevo dare il mio piccolo contributo alla distopia e, visto che c’ero, inserire qualche spunto e un mio messaggio personale. Alcuni lo hanno afferrato, altri lo hanno reinterpretato a modo loro. I più hanno afferrato solo il macromessaggio (se mi passate il termine) che è quello che la maggior parte delle storie distopiche vogliono dare: lo sfruttamento dei “molti” a favore dei “pochi”.
Non posso semplicemente mettere in tavola quello che volevo veramente dire senza peccare di spoiler, ma posso suggerire che ha a che fare con la natura umana: non siamo poi quegli esseri perfetti che fingiamo di essere.

 

  1. Cosa ti ha portato a scrivere Ombre nella Pietra? Che tipo di percorso hai fatto?

 

Facendo parte dello staff di LeggereDistopico, sapevo dell’esistenza della collana Dystopica della Delos Digital edizioni. Il curatore della collana, Delos Veronesi, mi ha semplicemente detto: “Se ti viene l’idea…” Ecco, l’idea alla fine me la sono fatta venire ed ecco com’è nato “Ombre nella pietra”.
Ho passato poco più di un mese a scriverlo, tra notti insonni e testa tra le nuvole, inventando il mondo della Bolla di Monte Alto, immaginandomi Mina e il suo sogno di toccare i fili d’erba e le piante in generale, cercando di scolpire Robi e il suo amore fraterno, il vero motore del personaggio.
MI sono trovato benissimo anche nella fase dell’editing, nessun attrito da parte mia e (credo) nessuno da parte del curatore. Ci siamo semplicemente venuti incontro su qualche aspetto.
Fatto questo, si aspetta la pubblicazione 🙂

 

  1. Che cosa sono esattamente le ombre? Che cosa rappresentano?

 

Come ho detto poco sopra, le ombre rappresentano per me i “molti” che vengono sfruttati a favore dei “pochi”. Certo, ho reso la situazione estrema per dare dello spettacolo e per liberare questo messaggio dalle altre mille sfaccettature della vita reale, ma credo che tutti noi ci siamo sentiti ombre almeno una volta nella vita.
Il fatto che poi nel racconto siano vere ombre voleva togliere ogni singola speranza ai personaggi. Nella vita reale possiamo sempre essere ottimisti, avere il sorriso sulle labbra anche quando il mondo si frantuma sulle nostre spalle, ridendo in faccia alla realtà con piccoli gesti. Ecco, nel racconto, le ombre potranno pure sorridere (anche se improbabile), ma non potranno mai sfoggiare il proprio sorriso ai “cittadini della Bolla”. Di fatto, uno dei motivi per cui sono ombre è perché non importa proprio cosa ci sia all’interno: un cittadino della Bolla non saprà mai se una di queste possa provare piacere a svolgere un incarico. Le ombre sono numeri, macchine, forza lavoro, senza alcun interesse di cosa ci sia, appunto, all’interno di tale ombre.
E, per concludere (anche a rischio di ripetermi), ho come l’impressione che molti si siano sentiti in maniere simili, così come molti si siano sentiti, inconsapevolmente o meno, “cittadini della Bolla”.

 

  1. Cosa è accaduto al mondo per portarlo allo stato che è attualmente? E cosa sono le Bolle?

 

Nella mia testa, il racconto è ambientato in un futuro molto lontano, anche se non specifico l’anno. E, visto come stiamo trattando il pianeta, questo futuro io l’ho immaginato devastato dai cambiamenti climatici di oggi.
Ho innalzato le acque (tanto che fuori dal Monte Alto non c’è altro che oceano) come effetto dello scioglimento dei ghiacciai.
L’ambiente freddo e sterile, nel mio immaginario, è una conseguenza delle correnti oceaniche impazzite (sempre a causa del clima, ovvio).
L’aria tossica invece per me è semplicemente la poca concentrazione di molecole di ossigeno dell’atmosfera, a favore di altri gas responsabili appunto dell’ambiente del racconto.
Ho esagerato, certo (o meglio, me lo auguro), e probabilmente non ho nemmeno le dovute conoscenze per capire cosa succederà al nostro pianeta, ma il cambiamento climatico come tema seminascosto del racconto mi piaceva.

 

  1. Nel libro hai più volte citato le disuguaglianze sociali e le ingiustizie, e proprio verso la fine queste divengono più evidenti. Da cosa hai tratto l’ispirazione?

 

Penso di aver risposto a questa domanda qualche riga più su. Ma per essere espliciti, dalla realtà. Ho portato il tutto all’estremo per rendere evidenti disuguaglianze che forse nella vita reale sono più nascoste. Spero di essere riuscito nel mio intento.
Che poi, detta così, sembra solo una lamentela contro il mondo, che si sta pure bene. Ma, ehi, dicevo prima, per fortuna non siamo ombre, non come nel racconto, e possiamo sempre provare a sorridere. È forse una cosa banale da dire; magari a volte io sono il primo a tenere il muso per alcuni aspetti. Credo però che molta gente non si renda conto della fortuna che ha senza vederla. Bisogna rapportarsi con le vere “ombre” di questo mondo, del nostro mondo.
Qualcuno potrà dire che così facendo non evidenzieremo mai le ingiustizie che avvengono su noi stessi. Be’, “La virtù sta in mezzo” diceva qualcuno. Ecco, credo che ci abbia preso.

 

  1. Casa editrice o self-publishing?

 

Personalmente, casa editrice. Sarò onesto: sono restio a comprare o a leggere self; questo perché l’ho già fatto nel passato e, senza offesa per nessuno, di roba illeggibile in giro ce n’è tanta.

Conosco solo due autori che pubblicano self per scelta e guarda caso questi due autori scrivono bene.
Da quello che ho potuto constatare finora, nella maggior parte dei casi il self è l’ultima ancora degli autori che non sono riusciti a pubblicare con una casa editrice. Il brutto del self è che chiunque può farlo: basta pagare e boom, hai il tuo bel libro e la tua bella copertina nella libreria locale. Soddisfazione personale raggiunta, possiamo vantarci con chiunque che siamo scrittori, del resto abbiamo pubblicato. Lo capisco, quasi: ci sono cascato anche io, anni e anni fa, quando non sapevo come va l’editoria in Italia, e lo sconsiglio a tutti.
A mio modestissimo parere, il self è uno dei (tantissimi) motivi per cui in Italia i lettori sono pochi. Se io non ho mai letto un libro in vita mia e decido da oggi a domani di aprirne uno, credo che se beccassi un self, scritto male, senza editing, senza nemmeno la correzione dei refusi, ecco, diciamo che la voglia di lettura passa.

 

  1. Che tipo di lettore sei? Leggi molto? Quali generi?

 

Leggo di tutto, dall’horror al giallo, dal mainstream al fantasy, ai fumetti, ai racconti. Il bello di essere ampi nelle proprie letture è che la tua immaginazione spazia in molti ambiti. Il brutto, se proprio vogliamo cercarlo, è che non ti “specializzi” su nessun genere, ma non è per forza una cosa negativa.
L’unico genere che stento a leggere è il romance, i romanzi rosa insomma, le storie d’amore. Ne ho letto solo due finora e mi sono sembrate uguali. Ora, io sono sicuro che là fuori ci sia un romance che mi potrebbe anche piacere, ma andarlo a cercare richiederebbe troppo tempo.
Per quanto riguarda il tempo che dedico alla lettura, non è quanto vorrei. Di solito leggo due romanzi in contemporanea, uno cartaceo e uno in digitale. È molto difficile che passi un giorno senza che io abbia letto qualche pagina di una delle mie due letture in atto.

 

  1. Lasciaci con una citazione del tuo libro e spiegaci perché!

 

Monte Alto le augura un futuro sano!
Purtroppo, non so se posso spiegare il perché di questa citazione senza spoilerare. La metto comunque come risposta perché sembra che il finale sia stato interpretato in moltissimi modi. Vi do un suggerimento su quello che volevo dire: la colpa è del sistema, e fino a qui non è difficile. Il difficile è capire e avere la consapevolezza che il sistema è sempre fatto da noi, dagli uomini che ci vivono.

Grazie per essere stato con noi, Alex! Alla prossima!