Intervista a Carlo Cavazzuti, autore Saga edizioni

Intervista a Carlo Cavazzuti, autore Saga edizioni

Settembre 13, 2021 1 Di Poison El

Ciao Carlo, benvenuto!

Iniziamo subito questa intervista! 😉

Carlo Cavazzuti

1. Parlaci un po’ di te. Chi è Carlo Cavazzuti?

Intanto sono una persona a cui non piace definirsi, non mi piace dire: “Sono un fotografo” o “Sono questo, quello…”, sono tutto insieme. Posso dire di avere una laurea in biologia marina, un diploma all’Accademia Nazionale del Cinema come direttore della fotografia e montatore e un master in sceneggiatura, ma questi sono solo titoli accademici. L’unica definizione che davvero gradisco è quella di maestro di scherma. L’ho rincorsa per un paio di decine di anni prima di raggiungerla ed essere definito così non mi dispiace, restando ben inteso che non sono solo quello. Ecco, un poco come Cyrano, un poco come i vecchi filosofi naturali del 1700 sono un poco di tutto e un poco di niente.

2. Il tuo genere preferito, sia per la lettura, sia per la scrittura.

Non ce l’ho. Mi piace spaziare tra i generi, specialmente nella lettura, ce ne sono alcuni che leggo più di frequente ed altri meno, ma non mi fisso sul genere per scegliere le mie letture. Posso dire che leggo spesso romanzi a sfondo storico, saggi di storia o addirittura manoscritti di qualche secolo addietro, ma non disdegno per nulla la fantascienza o l’horror se fatti bene. Non sopporto gli “Strappa corsetti”, quello davvero per me è troppo. Scrivo le storie che ho in mente o quelle che vorrei leggere e adatto anche lo stile a quello che sto raccontando. Per il momento ho prodotto scritti su una ambientazione storica, ma non è mancano un noir ambientato in questi nostri giorni e con “La ragazza della musica” qualcosa di molto moderno, oserei dire.

3. So che pubblicherai tra poco con una piccola e nuova casa editrice, la Sága Edizioni. Come ti sei trovato e come ti trovi? Che ne pensi del loro progetto?

Mi sono sentito sempre ben accolto, hanno avuto per me una cura che difficilmente ho trovato altrove. Sono un gruppo di donne accorte e preparate. Sempre disponibili alle mie richieste e molto attente alle necessità del libro e del loro autore. Sono sicuro che aprire una casa editrice durante un periodo pandemico sia un salto nel vuoto come pochi se ne possono fare, ma apprezzo il coraggio di queste donne. Un uomo non lo avrebbe avuto, per quanto possa riempirsi la bocca di dannunziani “Memento Audere Semper”. Sono certo che se continueranno così come hanno fatto con me non potranno che crescere davvero tanto perché le qualità non mancano certo loro.

4. Il libro che hai scritto e a cui sei più legato? E perché?

È un inedito finito giusto qualche mese fa, non so quando vedrà la carta di una casa editrice per tanto non ve ne racconto nulla.

5. Parlando di Le rune di Leif… Cosa ti ha ispirato?

Sin da piccolo mia nonna mi raccontava una storia di un vichingo che quando andava in guerra era solito farsi legare la barba in due lunghe trecce e che una volta in cui venne ferito le sue schiave si preoccuparono nel vedere le pulci scappare dal suo corpo e dal suo sangue malato. Nella mente di un bambino è evocativa già così. Crescendo ho mantenuto l’interesse per il popolo norreno e mi sono letto tutto ciò ho trovato pubblicato in italiano o inglese. Non parlo solo dei saggi storici, ma proprio di tutte le saghe scritte dagli skald, l’Edda poetica e quella in prosa e le saghe islandesi. Rileggendo alcune di esse mi è venuto in mento che avrei potuto provare a scriverne una io mantenendo l’impianto originale degli interventi divine, eroi, faide famigliari, viaggi per mari, enigmi… Una volta finito volevo che fosse più simile possibile ai manoscritti originali e l’ho fatto illustrare per come avveniva circa mille anni fa nei libri che contenevano queste storie.

6. Oltre alla scrittura hai hobby?

Non ho mai capito questa cosa dell’hobby; l’ho sempre percepita come qualcosa che fai per perdere tempo, qualcosa di non importante. Di contro la scrittura non la definirei proprio un hobby. Io non ho mai avuto tempo libero, nemmeno lo voglio. Mi annoio facilmente e mi tengo sempre impegnato. Se volete sapere cosa faccio quando non studio, non leggo e non scrivo non è difficile. Faccio fotografie, ma anche quello non è un hobby, insegno scherma e la pratico, ma anche qui non è un hobby. Non penso di avere un hobby.

7. Una cosa che nei tuoi libri non può assolutamente mancare.

Tolte pagine, inchiostro e copertina? Una storia. Ho scritto cose diversissime con registri linguistici e stili più diversi. Dal trattato di storia formale e tecnico a un romanzo breve scritto in prima persona al presente in una ambientazione noir moderna. Adatto, come già detto, la scrittura alla storia, ma non ho molti punti in comune tra i miei libri. In molti mi hanno criticato per questo. Mi dicono che lo stile deve essere una nota distintiva dello scrittore. Per quanto mi riguarda, se proprio devo, mi definisco un autore, cosa ben diversa da uno scrittore, per tanto lascio priorità alla storia che ho da raccontare piuttosto che allo stile personale. In questo modo difficilmente ci sono analogie forti tra le mie opere.

8. So che pratichi anche scherma medievale. Com’è nata questa passione? Da quanto? Ammetto che quando abbiamo letto la tua biografia, la mia mente è corsa alle sessioni di gdr come D&D e Pathfinder che siamo soliti fare io, Poison El e Saeturnus con alcuni amici, ogni domenica…

Intanto non è scherma medioevale, è scherma e basta quella che pratico. Un’unica scherma, un’unica arte è il mio motto da maestro.

Io pratico ogni tipo di scherma da quella medioevale alle discipline olimpiche passando per il rinascimento, il barocco e l’epoca moderna e arbitro in tutti i circuiti schermistici. Il fatto che io sia un maestro di scherma storica e mi sia specializzato nella scherma medioevale in armatura è altra cosa. Non disdegno affatto due scambi di fioretto, arma on cui inizia ormai trentatré anni fa, come quando capita qualche assalto di scuola italiana rinascimentale o barocca. Pratico scherma a piedi e a cavallo, con l’armatura e senza, con armi elettrificate e non. So che sembra una risposta piccata e un poco lo è. Sono decenni che lotto per una scherma unitaria e dei riconoscimenti anche per chi pratica le discipline storiche penso che possiate capirmi visto che ci ho dedicato la maggior parte della mia vita. Ho iniziato a sei anni perché mi piaceva “spadacciare”. I miei genitori mi portarono alla Panaro Scherma, che fu grande fucina di campioni, e lì iniziai come tutti i bambini con il fioretto di plastica. Nel 1997, anno in cui approdò in Italia, scoprii la scherma storica e su quella mi spostai andandomi strette le tante convenzioni che la scherma olimpica impone per poter omologare armi e attrezzature. Il resto è solo applicazione e tanto, tanto studio.

Per quanto riguarda D&D e i vari giochi di ruolo vi dirò che per il momento ne ho trovato uno soltanto che ha una dinamica schermistica abbastanza realistica ed è ormai fuori produzione da decenni: Flashing Blades. Cercatelo.

9. Ci sono eventi in programma? Che progetti hai?

Con le ragazze di Sága Edizioni è in fase organizzativa tutta l’uscita de “Le rune di Leif” e di cose da fare ce ne sono tante. Togliendo la parte editoriale posso dirvi che sto studiando sul percorso per diventare assistente alla comunicazione LIS, spero tra un anno circa.

Grazie per essere stato con noi, Carlo Cavazzuti, e buona continuazione!

Il Nabbo della Porta Accanto!