Dune – il remake di Denis Villeneuve sbarca al cinema
Dune, il remake di Denis Villeneuve, sbarca al cinema nel 2021, dopo essere stato presentato in anteprima al Festival Cinematografico di Venezia.
Siamo nell’undicesimo secolo, l’universo è dominato da un sistema feudale, chiamato l’Imperium, dove il potere è nelle mani dell’imperatore, sotto cui si trovano importanti casate, come quella degli Atreides.
Arrakis è un mondo su cui l’Imperatore ha posato gli occhi, in quanto c’è una spezia, sostanza che permette i viaggi spaziali. Un giorno è costretto a lasciare Arrakis, senza alcuna spiegazione logica.
Anni dopo assegnerà Arrakis come feudo personale al Duca Leto Atraides e alla sua famiglia.
La storia di Dune si concentra proprio sul figlio del Duca e di Lady Jessica, la sua concubina, Paul Atreides.
Dune
Paul è speciale che porta finalmente a galla lo scopo vero dell’ordine di cui fa parte la madre, quello delle Bene Gesserit: la nascita di un eletto, chiamato anche Muad’dib, Usul, Lisan al Gaib, Kwisatz Haderach, Madhi.
Un seme, creato con uno scopo, ma dalla crescita imprevedibile che penetra in profondità, si diffonde, si trasforma, modifica il territorio e l’assetto politico circostante.
Io sono un seme.
Paul Atreides è l’erede del Duca e allo stesso tempo è stato educato come un Gesserit, con capacità che l’umanità può solo immaginare e, per questo, deve essere pronto, preparato e abbastanza forte.
Il giovane ha visioni, sogni e da nelle sue premonizioni ha quel pianeta dalla sabbia rossa, senza sapere perché.
Sembra che l’Imperatore, Padishah Shaddam IV, abbia voluto fare un dono alla casata Atraides, ma una mossa politica è molto più di quello che appare.
Quando un dono non è un dono?
Alla casa Atraides non resta che sbarcare su Arrakis che nasconde molto di più della sabbia rossa: un segreto, una forza. Sono i Fremen, il popolo nativo del pianeta.
Commento
Denis Villeneuve ha seriamente creato un capolavoro. Il primo, che andrà letto in successione con il secondo film, se gli incassi saranno buoni.
Dune non è solo un remake, è anche un prequel. Il regista affronta quelle 700 pagine di Frank Herbert e lo trasporta al cinema, scontrandosi con la prima edizione, quella dello stupefacente David Lynch, del 1984. Un colosso da contrastare, ma ha trovato il suo modo, il suo linguaggio.
Dopo aver rifiutato la direzione de Il ritorno dello Jedi, si imbarca in questa impresa grazie a Dino De Laurentiis.
Villeneuve che rinuncia a un’illusoria sintesi, che avrebbe potuto portare a buchi di sceneggiatura e ci propone una prima parte di notevole durata. Ma efficace.
Le tematiche sono importanti e imponenti: il viaggio dell’eroe, riflessioni filosofiche e politiche e non di meno, una riflessione ecologica che lo trasforma talmente attuale da mettere i brividi.
Inoltre, è anche una critica forte al colonialismo.
Non solo.
Villeneuve effettua anche una geniale scelta di cast. Timothée Chalamet nel ruolo di Paul Atreides è credibile, coerente, fresco e allo stesso tempo alla ricerca della maturità.
La sua età e la sua fisicità sono molto simili al personaggio che interpreta, pare quasi, com’è stato definito da diversi critici “un Amleto in formazione”.
Accanto a lui troviamo altri grandi attori, tra cui Rebecca Ferguson, Lady Jessica. Una presenza forte in questa prima parte. Nella seconda, ci aspettiamo, dovrà passare il testimone a Chani, intrepretata da Zendaya, famosa per Euphoria e Spiderman. Che per ora non ha ancora fatto molto.
Poi abbiamo Jason Momoa nei panni di Duncan, Oscar Isaac nei panni del Duca Atreides, Stellan Skarsgård e poi ancora Dave Bautista. E molti altri ancora.
Dune di Villeneuve è un seme, proprio l’opera letteraria. Lasciamo che fiorisca.
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