Carlo Picchiotti a Intervistiamo – autore Saga edizioni
gOggi per la rubrica #intervistiamo, ci sarà Carlo Picchiotti,
nato a Roma nel 1948, è diplomato in pianoforte, laureato in ingegneria meccanica, e ha studiato filosofia e lingue straniere; ma soprattutto ha studiato gli altri nei loro comportamenti, tutti normali, tutti regolari, tutti diversi, tutti forti, tutti deboli. Da queste osservazioni sono scaturite le sue note e poi i suoi racconti e i suoi lavori teatrali. Dopo una lunga e significativa carriera manageriale in una importante multinazionale del petrolio, ha ormai da vari anni dato spazio al suo amore per la narrativa, spesso autobiografica, partecipando a diversi premi letterari ottenendo importanti riconoscimenti. In qualità di divulgatore di cultura musicale ha partecipato e organizzato incontri in vari teatri romani dedicati ai grandi musicisti e ad aneddoti, curiosità e segreti della grande Musica. Vive nella vecchia Roma dove continua a dipingere i suoi sogni.
- Parlaci un po’ di te. Chi è Carlo Picchiotti?Sono un arzillo signore della fine della prima metà del secolo scorso che ha la fortuna di vivere la sua terza età vivendo la sua terza vita. Da giovanissimo ho studiato musica e mi sono diplomato in pianoforte, ma il manifestarsi di una patologia ai tendini mi ha costretto a cambiare percorso. Mi sono laureato in ingegneria meccanica a Roma, ho un Master conseguito in Canada ed ho percorso molti gradini di una carriera manageriale internazionale, avendo l’opportunità di viaggiare molto, incontrare molti, ed osservare con curiosità tutto ciò che scorreva davanti ai miei occhi. La musica è una malattia sottile che non scompare mai, e ho quindi continuato a studiarla per tutta la vita e a dedicarmi alla scrittura di molti saggi. Da uno di questi, e dalla lettura che ne fece una mia amica affermata attrice, nacque il mio primo lavoro teatrale, un monologo dedicato a Mozart (WAM, ironia della morte), che presentato ad un’importante rassegna amatoriale, vinse inaspettatamente il primo premio. Da quell’esercizio, e negli ultimi vent’anni, sono poi nate ben ventiquattro tra commedie e monologhi, molti andati in scena con crescente successo ed alcuni ancora nel cassetto in attesa di allestimento.
Nel frattempo ho raggiunto l’età della pensione ed ho ritrovato anche il mio tempo per la musica. Da qualche anno organizzo in alcuni teatri degli incontri musicali, nei quali… racconto la musica. Alcuni sono dedicati ai grandi Musicisti ed altri, sempre con l’idea di spiegare in modo semplice un’arte così complessa, narrano aneddoti più o meno famosi della Storia della Musica, spiegano la simbologia degli strumenti musicali, la magia della Direzione d’orchestra o la funzione e la diversità del silenzio.
Ho recentemente pubblicato una silloge di racconti, dal titolo GOCCE PER GLI OCCHI, nella quale ho raccolto molti degli spunti nati dalla mia osservazione degli altri, dalla mia immaginazione, e dai miei ricordi.
Vivo nella vecchia Roma ma da qualche anno trascorro con mia moglie molta parte del mio tempo a Lisbona, dove ho ritrovato semplicità di vita, solidarietà sociale, ed effervescenza culturale, tutti elementi ormai opachi nel nostro Paese. - Il tuo genere preferito, sia per la lettura, sia per la scrittura.Per molto tempo sono stato un onnivoro letterario, dalla saggistica alla narrativa, ma poi ho iniziato a selezionare. Se oggi dovessi elencare i generi che di più ancora suscitano il mio interesse, non esiterei ad elencare la saggistica di musicologia, la narrativa connessa con le grandi saghe generazionali, i romanzi storici, i gialli d’autore.
Ho scritto molti racconti, forse perché il tratteggio di un racconto non è lontano dal testo teatrale, dove il personaggio e i fatti non hanno bisogno di descrizioni accurate, e lasciano molto spazio all’immaginazione ed alla partecipazione del lettore/spettatore. Il racconto è la sorgente narrativa delle emozioni, come il romanzo lo è dei sentimenti. Ed il genere dei miei racconti è stato spesso autobiografico attingendo dai ricordi della mia ormai lunga vita. Amo comunque scrivere e descrivere il surreale, il passato distorto o il futuro proponibile. Prediligo i ricordi sbiaditi, quelli che più facilmente possono essere modificati trasformando in realtà i nostri desideri. - So che pubblicherai tra poco con una piccola e nuova casa editrice, la Sága Edizioni. Come ti sei trovato e come ti trovi? Che ne pensi del loro progetto?L’esperienza con la Sága Edizioni è recente e, confesso, sorprendente. La proposta di pubblicazione mi arrivò solo dopo pochi giorni dall’invio del mio manoscritto, e già questo fu un evento che mi lasciò incredulo e meravigliato. Poi scoprii che la Casa Editrice è composta da tutte donne, giovani, brave e agguerrite. Cosa desiderare di più? Hanno lasciato i fronzoli agli altri e costituito uno staff schietto, rapido nel programmare ed efficace nel realizzare. Il progetto di cui la Sága si è fatta carico è certamente ambizioso, visto il Panorama nel quale sta muovendo i suoi passi, ma i primi risultati promettono una continuità di affermazione rara e molto ben caratterizzata. Con Alessandra e Giulia, pur se limitato dai soli contatti telematici, mi trovo perfettamente a mio agio: sono rudi, sagaci, trasparenti, d’acciaio. Una garanzia di serietà, direi.
- Il libro che hai scritto a cui sei più legato e perché.Il libro che ho scritto e a cui sono più legato è la prima raccolta di tre miei lavori teatrali, TRE ATTI IMPURI, che molti anni fa una piccola casa editrice pubblicò eroicamente in una sua velleitaria collana di teatro. Perché sono legato a questo libro? Perché i tre monologhi che lo compongono sono poi stati tra i lavori più rappresentati della mia intera produzione.
- Raccontaci un po’ di come sta proseguendo la tua carriera da scrittore.Nell’ultimo anno ho finalmente deciso di cimentarmi con un romanzo che uscirà appunto nei prossimi mesi, e ne ho quasi completato uno nuovo con l’idea di proporlo alla Sága in tempi brevi. Sto nel frattempo lavorando ad altri due lavori teatrali che spero di completare entro il 2022. Intanto, i miei racconti brevi si vanno accumulando…
- Parlando di Un quadro d’insieme… Cosa ti ha ispirato?UN QUADRO D’INSIEME è un romanzo ispirato da due forti presenze nella mia vita: l’amore per una piccola città d’arte dell’Umbria, da cui rimasi affascinato quando da adolescente la visitai per la prima volta, e l’amore per l’arte, quella di cui tutti dovrebbero poter godere, come unico grande patrimonio comune dell’umanità senza riguardo a stati sociali, caste e censo.
- So che ti occupi anche di teatro, ce ne parli un po’?Come ho detto precedentemente sono arrivato al Teatro arrivando dai saggi musicali, quindi forse… ineluttabilmente ma per sbaglio. Sono ormai vent’anni che scrivo lavori teatrali ed ho spesso privilegiato il monologo, prevalentemente femminile, perché per un uomo, portare in scena la sua visione del mondo femminile, è un sfida aperta. Ho sempre amato osservare la diversità con cui le donne che ho conosciuto si sono misurate magari con i miei stessi problemi, traendone spesso soluzioni imprevedibili ma solide e durature. E dall’osservazione sono nati i miei lavori, sempre condotti sull’orlo dell’ironia, e sorretti da forti caratterizzazioni dei personaggi.
Nelle commedie invece, ho sempre cercato di dare un respiro corale a pochi personaggi, spesso riuniti per caso da un unico evento, pronti ad affermare se stessi con la positività dello humor e la determinazione delle idee.Il Teatro, secondo me, non ha più la vecchia funzione di mostrare al pubblico lo specchio di riconoscimento del proprio essere, ma ha ormai una diversa, innovativa, evolutiva, che è quella di proporre il divenire, la trasformazione, in una parola, il futuro. Non abbiamo più bisogno di rappresentare il presente, ma abbiamo invece l’assoluta necessità che il Teatro inventi e proponga il futuro. - Una cosa che nei tuoi libri non può assolutamente mancare.L’ANIMA , quella dei personaggi, dell’ambiente che li circonda, dell’autore e auspicabilmente, quella del lettore.
- Ci sono eventi in programma? Che progetti hai?Forse ho già detto tutto nei punti precedenti, ma non ho ancora citato un piccolo grande progetto che spero di avviare nel prossimo anno: la creazione di una collaborazione con un Teatro di Lisbona dove poter organizzare una rassegna teatrale annuale nella nostra lingua, dedicata principalmente alla comunità italiana. Sarà ovviamente difficile, e quindi bellissimo.-IL NABBO DELLA PORTA ACCANTO!