Eccoci tutti all’evento dell’anno: la vincitrice del concorso libromania Maria Cristina Grella incontra i dieci blogger in una chiacchierata esclusiva e ricca di succose notizie sul libro dell’anno.
Dieci blog di gridi accolgono curiosi e emozionati una Grella altrettanto emozionata, con una luminosità data dall’orgoglio di essere la prescelta del prestigioso premio. A moderare l’incontro Silvia Caramellino responsabile dell’ufficio stampa De Agostini. L’atmosfera è elettrizzante, è facile essere trascinati da questo miscuglio di energie che in comune hanno la passione non solo per la scrittura ma per un genere letterario di esclusiva proprietà del mondo maschile.
Maria Cristina inizia a presentarsi descrivendo con parole precise e potenti un giallo che si mostra in tutta la sua carica innovativa, come un fato nel panorama di quel giallo mediterraneo costretto dalla tendenza allo scenografico a restare sempre un pò nel margine. Il nome della madre invece spezza la routine e si dimostra capace di rispondere alla sfida del posto moderno con la sua carica deliziosamente ribelle e femminista decisa a dare maggiore risalto non solo all’azione ma sopratutto all’ambientazione ponendo la vivacità non priva di contraddizioni di quel sud funestato da troppi cliché e da troppa agiografia. Ecco che la Grella intende restituire l’atmosfera realistica, ma non meno magica e inquietante a questo Salerno che rischia di perdere la sua dimensione reale per diventare puro mito di propaganda. Nella scelta di mostrare la “verità” la Grella decise anche di trattare il tema del razzismo nella sua dimensione macroscopica quindi non solo quella del nord e del sud ma anche i pregiudizi del sud verso il nord, impersonati quindi dalle interazioni tra i diversi protagonisti.
La Grella sorride e inizia a raccontare le sue donne, un ispettrice una vittima e un commissario. Esse sono state pensate sopratutto come aventi un lato in comune che è il rapporto conflittuale con l’altro e con le proprie radici. E questo rende possibile definire e raccontare tutte le sfaccettature della sofferenza femminile trattandole in fondo come parti della spiccata personalità dell’autrice stessa. L’ispettrice ( o ispettore) si fa portavoce del concetto di diversità essendo essa stessa di origini magrebina. Essa quindi si fa simbolo non solo dell’esperienza personale dell’autrice (nata da genitori italiani in terra somala) ma che di una certa dose di sofferenza data dall’accentuazione di una diversità che, in fondo è solo frutto di una distorta percezione.
Ecco che le donne della Grella sono pensate si singolarmente ma facenti parti di un unicum che appunto si concentra proprio sulla capacità di resilienza e di accettazione della sofferenza di essere, in fondo, dei diversi.
La domanda che tutti noi ci siamo posti una volta entrati in quell’universo letterario viene sviscerata con grazie dall’autrice che ci rende edotti di un particolare che rende il libro ancor più interessante In realtà il testo è frutto di uno sviluppo di un progetto/racconto pubblicato nel 2018 dove i personaggi erano presenti in bozza. Prendiamo Amina che fa profondamente parte del suo vissuto.
Si prosegue con le curiosità sul libro affrontando il tema dell’attualità de libro: quanto la storia è basata su fatti reali? Ovviamente tutto il libro si basa su fatti reali prendendo come spunto la storia realmente esistito. Ed è questa la forza del testo quel suo affondare le radici in un reale spesso mal compreso o allontanato in favore di illusioni e voli pindarici. Nel nome della madre al contrario ci ritroviamo nella cronaca pura.
La Grella riesce anche a spiegare la consequenzialità delle scene: tutto si basa su una scaletta che però non domina in modo pedissequo tutta la stesura, poiché essa cambia durante la fase creativa. E’ la scaletta stessa che viene plasmata dall’abile mano della nostra autrice che la piega mettendola la servizio del testo.
E la Grella sorride, e si lascia andare alla rivelazione del segreto non solo del successo del libro ma anche della sua arte: scrivere le piace le è quasi necessario. Scrivere presuppone una grande apertura mentale e la rende duttile nella sperimentazione dei generi. Questa passione le ha permesso di vincere premi prestigiosi e di non abbattersi mai. Il vero problema del libro è che probabilmente risente di una sua vena femminista e ha partecipato a concorsi in cui gli “uomini” dovevano valutarlo. E scardinando molti dei clichè sul sesso debole probabilmente è vissuto come difficile e incomprensibile di fronte ai critici. E in fondo spesso sono i libri che escono dalla propria comfort zone i più brillanti ma anche i più “criticati”.
La risposta non si fa attendere e svela che non è tanto il genere biologico a ostacolare la creatività quanto la provenienza da un mondo ritenuto diverso e forse elitario ossia il mondo del rosa. Si pensa spesso che chi scrive tali romanzi non possa usare il giusto linguaggio venato di crudezza che serve al thriller.
La Grella risponde subito con grazie a eleganza : è la conseguenza logica di chi si interessa a quella parte della realtà che riguarda il crimine e non può assolutamente esimersi dal domandarsi non solo la genesi della perversione ma anche indagare sulla conseguenze di rapporti nefasti familiari che sembrano essere alla base dell’atto criminoso.
E la sua risposta ci fa innamorare un po’ di più di questa grande donna. La sua forza è nel non rendersi ancora pienamente conto di cosa sia davvero successo. Sa di valere, sa di avere una scrittura potente ma anche questa conferma non la farà davvero cambiare: la scrittura è e resta un hobby e non influirà minimamente ne sul suo approccio alla scrittura ne sulle sue abitudini. La scrittura resterà importante ma non assorbirà completamente la sua anima.
E non dominerà come una crudele dittatrice una vita già ricca che oggi ha regalato con indiscussa grazia a tutte noi.
-Alessandra Micheli
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