Un romanzo a cavallo tra il gotico e l’horror, che crea quasi un luogo che rapisce la mente del lettore la traspone là, in quel mondo oscuro che è Violet di Scott Thomas.
Perché in quel luogo c’è qualcosa che ci chiama e che noi non sappiamo neppure definire realmente.
Una casa, in fondo, è solo una casa. O no?
Se pensiamo a Stephen King o Micheal Patrick Hicks o Tim Curran, qualcosa ci porta necessariamente a dire di no.
Un’ombra non è solo un’ombra. Quello che vediamo non è sempre quello che appare.
Kris, la protagonista, è rimasta sola dopo la morte del marito. Vorrebbe elaborare il lutto e far uscire anche sua figlia, Sadie, dal torpore doloroso in cui sono sprofondata, per ricominciare. Così compie l’assai discutibile scelta di trasferirsi con la bambina nella vecchia casa sul lago che le è stata lasciata in eredità da suo padre, chiamata “River’s End”, vicino a Lost Lake, in Kansas. La ricorda come il luogo tranquillo e idilliaco dove trascorreva la sua infanzia assieme ai suoi genitori, provando “la sensazione di essere una principessa condotta in un rifugio segreto in mezzo ai boschi”.
Ma dopo la morte della madre l’abitazione è trascurata, inquietante, in stato di abbandono. Come nella più classica delle storie horror, persino l’agente immobiliare che gestisce il posto aveva cercato di metterla in guardia, ma lei ha insistito. Non importa se il luogo è pericoloso, se non va bene per un bambino, se lo stato di degrado è al culmine, il suo scopo è ricominciare, a qualsiasi costo.
Dovrà affrontare l’ombra che l’oscurità che la chiama e che circonda quel posto che, una volta, l’ha fatta sentire una principessa al sicuro.
Alla base dell’edificio, la malta tra le pietre si era trasformata in polvere. Molte erano così allentate che si potevano sfilare. Scaglie di vernice bianca aderivano ancora alle pareti di legno, ma perlopiù si era staccata dopo decenni di estati torride e inverni gelidi. Il rivestimento di assi era di un malsano bruno grigiastro, e il legno scheggiato e ruvido. Le chiazze screpolate di vernice rossa sulle finestre sembravano macchie di sangue secco. La casa era come una lapide fatiscente su una tomba dimenticata.
Scott Thomas si muove sapientemente tra il gotico è l’horror, ma anche il ripugnante, l’orrido, il raccapricciante. Ma non solo, anche il commuovente.
L’autore è geniale e alcune descrizioni sono talmente vivide da farti venire la pelle d’oca.
Questo è proprio il caso di segnare Violet come uno dei libri che “ci chiamano”, “ci dicono qualcosa di noi”, “ci abitano”.
Assolutamente da leggere.
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