Un nuovo giallo targato Nero press: Rosso d’Ischia di Massimo Bertarelli, per la collana Intrighi!
Il ritrovamento del corpo di un anziano nel piccolo cimitero di Sant’Angelo, a Ischia, dà il via alle indagini della polizia locale. Il commissario capo Criscuolo e i suoi saranno costretti a scavare nel passato della vittima, portando alla luce un segreto rimasto sepolto per ben cinquant’anni. Su tutto la vita e la bellezza genuina dell’isola di Ischia che fa da sfondo alle ricerche coi suoi profumi e colori partenopei.
«I gabbiani.
Ce ne stavano due appoggiati sul bordo della lapide, quella rossa, e un altro che girava sopra.
Ho picchiato le mani, ho sbattuto le chiavi contro le sbarre e niente, non se ne andavano.
Che vi devo dire, mi sono incuriosito, mi sono chiesto che c’era di tanto interessante da starsene lì, allora mi sono avvicinato.
È così che l’ho trovato commissario, lo giuro».
Massimo Bertarelli è nato a Milano, zona Naviglio Pavese. Da oltre quarant’anni vive a Monza. Milanista ancora prima di nascere, è appassionato di basket e dello sport in generale. È consigliere direttivo per un’associazione culturale e una di volontariato: per quest’ultima, da anni, si spende in attività legate alla scrittura e lettura con i senzatetto, i richiedenti asilo, i carcerati e le “care e dolci nonnine” di una casa di riposo.
Appassionato di narrativa da sempre, difficilmente legge meno di ottanta libri all’anno. Come scrittore esordisce nel 2011 con il romanzo Il fosso bianco (Nulla die), replica nel 2016 con Mi chiamo Ugo (QP edizioni), nel 2018 con Giallo d’Ischia (LFA Publisher) e Mi chiamo Simone (Edizioni della Goccia). Da quest’ultimo romanzo è stato tratto un lavoro teatrale intitolato Torno subito, andato in scena con quattro repliche al Teatro Binario7 di Monza nel 2019. L’ultima pubblicazione è datata marzo 2022, Kabbalah noir a Milano (Fratelli Frilli).
Non conoscevamo abbastanza questo autore, una penna che deve trovarsi su tutte le librerie degli appassionati di gialli. Il suo stile ricorda le perfette pagine di un momento, quasi una fotografia, una scenografia, di un quotidiano reso eccezionale e una tecnica di scrittura tipica dei migliori autori anglofoni.
Non ci si può staccare da Rosso d’Ischia, non per chi ha passione di quei gialli che all’apparenza possono essere facili – se un giallo può essere tale – ma che in realtà, dietro ogni parola, nascondono sfumature nascoste. Perché dietro ogni personaggio – tessuto in maniera originale e vivido – non c’è solo l’azione, ma un universo: con rimpianti, rancori, errori, sogni. Sono anime vive che bucano la pagina.
Non potrete staccarvi finché non scoprirete il movente, finché non ricostruirete la vita che appare, dalle prime battute quasi grigia, senza interesse, anonima. Beh, non è affatto così. Ma si scava, si sviscerano desideri, che per realizzare si è disposti anche a vendere l’anima al diavolo o a chissà chi.
Perché per raccontare il male, a volte, non servono chissà quali oscuri personaggi, quali trame complicate e fantasiose.
E Massimo Bertarelli ci riesce.
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