Le “vere fiabe” – a caccia dell’horror e del perturbante

Le “vere fiabe” – a caccia dell’horror e del perturbante

Ottobre 22, 2022 0 Di Poison El

Dimenticate l’happy ending, dimenticate i buoni sentimenti: le vere fiabe hanno tutt’altre origini e tutt’altro scopo.

Le fiabe che ascoltavate da bambini celano risvolti decisamente oscuri, talvolta accompagnati da atroci fatti di sangue e sono nate con lo scopo morale di insegnarvi qualcosa.

La fiaba è una narrazione originaria della tradizione popolare, caratterizzata da racconti medio-brevi e centrati su avvenimenti e personaggi fantastici coinvolti in storie aventi, a volte, un sottinteso intento formativo o di crescita morale. Le vere fiabe nascono dalla tradizione orale, figlie di due necessità della gente, quasi completamente analfabeta, delle epoche più antiche: quello di istruire e quello di trascorrere il tempo meno produttivo con intrattenimenti utili. Le vere fiabe servivano a insegnare ai piccoli a evitare i pericoli (i lupi nei boschi, gli sconosciuti pericolosi…), servivano a intrattenerli in modo che i grandi potessero attendere ad altre occupazioni, a volte nascevano proprio da fatti di cronaca che, passando di bocca in bocca, di villaggio in villaggio, assumevano l’aspetto tipico della fiaba.

vere fiabe

Avvelenamenti, stupri, cannibalismo, suicidio… sono solo alcune delle tematiche all’interno dei racconti che hanno tempestato la nostra infanzia.

I fratelli Grimm hanno addolcito molti di questi racconti per poter fare sì che anche i bambini potessero leggerle. Altre, però, hanno mantenuto, in certi casi, uno sfondo tetro e lugubre.

Le vere fiabe attingono a piene mani dalla filosofia, da quelle categorie filosofiche e psicologiche che solo a sentirle nominare avvertiamo un brivido lungo la schiena. Le vere fiabe si rifanno al gotico, al sublime, all’orrido, al pertubante. Come Freud e come Jentsch, autori del pertubante e le loro forme. Appartiene alla sfera dello spaventoso, di ciò che genera angoscia e orrore, un ambito in cui si sovrappongono estetica e psicanalisi.

1. Cenerentola

La fiaba più celebre, soprattutto per la trasposizione cinematografica Disney, racconta la storia di una ragazza che viene trattata come serva dalla matrigna e dalle due sorellastre. Quando il principe indice un ballo a corte le tre donne fanno di tutto perché Cenerentola non vi partecipi. Alla fine il principe sceglierà proprio la protagonista dopo averle provato la scarpetta che aveva perso durante la fuga da palazzo. Nella versione conosciuta non viene reso noto che fine fanno la matrigna e le due sorellastre di Cenerentola.

Ma facciamo un passo indietro e andiamo in Egitto. Infatti, la prima versione della fiaba, ebbe origine proprio là. Sotto il regno del Faraone Amose II, nel VI secolo a.C., una schiava di nome Rodopì è destinata a diventare regina. Le fonti non mancano ma la più autorevole è quella di Esopo che conobbe effettivamente la ragazza.

Ma in quella giunta a noi e non della Disney, c’è quella dei Grimm, in cui terribili sorellastre -su consiglio della matrigna- finiscono per tagliarsi un dito e un pezzo di calcagno pur di riuscire a calzare l’ambita scarpetta. Nel finale, mentre le due cercano di ingraziarsi Cenerentola, i loro occhi vengono cavati da delle colombe. “Così” -concludono i Grimm- “furono punite con la cecità di tutta la vita, perché erano state false e malvagie”.

2. La bella addormentata nel bosco

La giovane Talia, morta a causa di una lisca di lino, riposa in una delle stanze del castello. Tempo dopo, nel maniero abbandonato giunge un principe che, attratto dalla giovane addormentata, le usa violenza. Da questa unione nasceranno due figli, che salveranno anche la giovane da quel sonno eterno. I piccoli rischieranno poi di essere cucinati dalla moglie gelosa del principe, che però finirà nel rogo predisposto per Talia.

3. La storia vera di Barbablù

Anche la fiaba di barbablù, raccontata da Perrault, come Cenerentola, ricalca un crudo fatto di cronaca. Gilles de Montmorency-Laval, noto come Gilles de Rais, Barone di Rais, fu signore di varie località in Bretagna, Angiò e Poitou e capitano dell’esercito francese e compagno d’armi di Giovanna d’Arco.

Ma il suo nome divenne molto più noto quando dopo il 1432 venne collegato a una serie di omicidi di bambini. Nel 1440 arrivarono su di lui accuse terrificanti e durante il processo i genitori dei bambini scomparsi e i servi di Gilles testimoniarono contro di lui, facendolo condannare a morte per una vasta serie di reati. Venne impiccato a Nantes il 26 ottobre 1440. Le accuse riguardavano la tortura e l’omicidio (in modi del tutto efferati) di oltre centoquaranta bambini.

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Le vicende riguardanti Giles ispirarono anche un famoso racconto di Montague R. James, cuori perduti, e vari altri personaggi letterari.

Di questa fiaba, ci sono diverse versioni arrivate oggi. Oggi le chiamiamo retelling, in quanto viene ripreso il concept iniziale della storia e inserito in tutt’altra ambientazione. In questo blog abbiamo visto come Il segreto di Barbablù di Sarah K.L. Wilson rientri appieno in questa categorizzazione.

4. Sandman

Ebbene sì. Ne abbiamo parlato moltissimo in questo periodo: Sandman rientra perfettamente nella categoria del perturbante che le vere fiabe interiorizzano.

L’uomo della sabbia” di E.T.A. Hoffmann costituisce tutt’oggi uno dei lavori letterari indispensabili per comprendere la poetica del “perturbante”, destinata ad influenzare le teorie psicanalitiche di Freud e Jentsch, le opere di Hesse e Machen, i film di Lynch e Polanski.

Si tratta di un apolavoro della letteratura gotico-surreale, incluso nei Nachtstücke (“Racconti notturni”).

 «ed è ovvio dedurre che se qualcosa suscita spavento è proprio perché non è noto e familiare»

Der Sandman rientra perfettamente nell’unheimlich, ossia qualcosa di sconosciuto, di oscuro, di paranoico.

«Unheimlich è tutto ciò che avrebbe dovuto rimanere segreto, nascosto, e che è invece affiorato.»

Ma non è solo questa accezione. Per dirla in altre lingue:

l’aggettivo inglese weird, che sta per “misterioso, sovrannaturale, magico”, se sostantivato può significare “fato”.

La voce del piccolo Nataniele ci rende edotti su alcuni agghiaccianti ricordi della sua infanzia, legati alla morte del padre e alla leggenda dell’ “Uomo della sabbia” (o “Mago Sabbiolino”), una sorta di “Uomo Nero” paventato dalla madre di N. per farlo coricare presto che punirebbe i bambini disobbedienti gettando loro sabbia negli occhiSuccessivamente il bambino individuerà l’identità dello “spauracchio” nella persona dell’avvocato Coppelius, un individuo repellente sin nella fisionomia (altro topos hoffmanniano) che di  tanto in tanto fa visita al padre. I due si intrattengono in misteriose operazioni di evidente carattere occultistico-alchemico di fronte ad una fornace fiammeggiante. Una sera, fattosi coraggio, il piccolo Nataniele si introduce nello studio del padre con il desiderio di spiare le enigmatiche pratiche. Accade però che, nel bel mezzo della “seduta”, Nataniele finisca per farsi scoprire da Coppelius, il quale minaccia di gettargli negli occhi un pugno di granelli incandescenti provenienti dalla brace cerimoniale. Solo l’intervento supplicante del padre lo ferma.

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Non è facile raccontare questa fiaba, poiché in realtà questa è solo la prima parte della vita di Nataniele… ma la situazione può solo peggiorare.

«È l’essenza dei sogni, della febbre, degli incontri inauditi; avvolge le ossa del mistero e ne riempie le varie forme e ne riempie le tante facce.»

Ed è con questo che mi ricollego all’uomo della sabbia di una serie a fumetti scritta da Neil Gaiman e pubblicata dalla DC Comics negli Stati Uniti d’America tra il 1988 e il 1996 incentrata su una nuova versione di un personaggio dei fumetti della DC del periodo Golden Age. Si tratta di Neil Gaiman e sta spopolando anche la sua versione trasposta su Netflix. In una vesta del tutto nuova!

L’horror quindi ha origini antiche e affonda le proprie radici nel folclore e nella tradizione religiosa, concentrandosi sui temi della morte, dell’aldilà, del male, del demonico e sul principio della cosa incarnata nell’essere umano; è un genere che mira a suscitare nel lettore sentimenti di ribrezzo, di repulsione, di spavento o di raccapriccio. Tramite la commistione della realtà quotidiana con elementi di carattere soprannaturale o surreale o tramite l’inserimento inatteso di circostanze non razionali, ipotizzando situazioni che destabilizzano le sicurezze acquisite nel lettore, vengono in questi instillate emozioni e sensazioni di paura.

Inauguriamo quindi questo evento, all’insegna dell’horror, del weird, di tutte le sfumature di questo genere – e ne contiene parecchie – allo scopo di farvi conoscere meglio i classici, alcuni autori nuovi e, perché no, nuovi punti di vista.

Per questi dieci giorni…

Benvenuti all’inferno.