Avremmo anche potuto intitolare questo articolo come “film imperdibili di Halloween”, ma l’argomento è molto, troppo, vasto. Perché, a seconda del regista, potremmo citare gli imperdibili – e non è detto che comunque, prima della fine di questi giorni non vi ritroverete un articolo simile. Mai dire mai.
Alfred Hitchcock, insieme a David Lynch è uno dei pilastri della settima arte, il cinema.
Lynch è autore di pellicole che hanno lo scopo di imprimere ossessioni e perversioni, deformità e devianze, inquietudini e orrori, per confezionare una realtà di percezioni deformanti avvinto in vortici onirici. Regista completo, Lynch si è imposto come uno dei talenti più rivoluzionari dell’ultimo trentennio.
Nato il 20 gennaio del 1946 in una provincia americana (Missoula, Montana), squallida, sgradevole e perbenista come nei suoi film, trascorre una giovinezza peregrina negli Usa a causa del lavoro del padre.
Il punto di partenza è a Philadelphia, alla Pennsylvania Academy Of Fine Arts, dove inizia una ricerca artistica che evolverà nel cinema, in una idea di Settima Arte, che, in particolare nei primissimi lavori, ammanta l’oggetto filmico. Siamo alla fine degli anni ’60 ed è un periodo florido per l’arte: Jackson Pollock, Franck Kline e Jack Tworkove.
Della vita di Lynch, delle sue opere, si potrebbe parlare senza fermarsi mai. Ma è da quel momento, dal primo cortometraggio Six Figures Getting Sick che imposterà i primi leitmotiv, come l’oscuro che si insinua tra le trame melliflue della normalità, la procreazione organica che si rifà all’ossessione per la biologia, il simbolismo sessuale, dal sangue che metaforizza il superamento dell’infanzia all’escrescenza vaginale, trovano spazio per la prima volta negli acerbi tentativi di Lynch di dare all’arte un movimento.
Lynch è un uomo colto ed eclettico. Regista, artista, pittore.
Nel 2019 gli è stato assegnato il premio Oscar alla carriera. Un premio che aveva sfiorato tre volte con le nomination come miglior regista per i film The Elephant man, Velluto blu e Mulholland drive.
Tutto è cominciato con Eraserhead, La mente che cancella del 1977, la sua opera prima. Un film poco noto ma adorato da una nicchia di cinefili e da Stanley Kubrick, suo grande estimatore.
La gente ha paura di ciò che non riesce a capire.
Joseph Merrick
In realtà, Lynch è conosciuto per una delle opere più critiche da un lato “inconcluse”: Dune. È il 1984 quando esce Dune, altro film di culto per gli amanti della fantascienza. Tratto dall’omonimo romanzo di Frank Herbert. La trasposizione cinematografica dell’opera fu molto complicata: diversi i pianeti dove aveva luogo la narrazione, numerosi gli effetti speciali richiesti dalla storia, ambientata nel 10191. Un film senza mezze misure, come tutte le opere di Lynch, amato o odiato.
Ma non è l’unico.
Se vi dicessi: Twin Peaks?
Twin Peaks rappresenta l’opera che ha cambiato il concetto di serialità. Un universo in cui sogno e realtà si fondono, in cui grottesco, orrore e ironia si mescolano e le persone sono involucri di mondi infiniti.
Lynch si serve del pretesto narrativo più classico (l’uccisione di una studentessa) per svelare i torbidi segreti degli abitanti, e anche molto di più. Apre un vero e proprio squarcio tra la dimensione reale e i luoghi più nascosti dell’inconscio. Non esiste il libero arbitrio, siamo tutti marionette possedute da qualcosa di più grande e spaventoso di noi. Qual è l’identità del killer di Laura Palmer?
I personaggi di Twin Peaks sembrano essere sempre sull’orlo di una crisi: amano, piangono, sorridono e odiano senza tregua, ballano all’improvviso come posseduti.
Viviamo tutti sospesi tra sogno e realtà.
David Lynch
David Lynch e Mark Frost, autori di Twin Peaks, hanno creato una vera e propria mitologia: prendono archetipi risalenti all’antichità (i gufi considerati vettori per l’aldilà), elementi di psicanalisi ed esoterismo (la figura del Doppelgänger, lo spaventoso Bob nella serie) e questioni millenarie nella storia della filosofia.
Lynch non dà risposte.
Ogni segreto è privo di contenuto, la verità è ineffabile.
Sir Alfred Joseph Hitchcock è stato un regista e produttore cinematografico britannico naturalizzato statunitense. È considerato uno dei maggiori cineasti della storia del cinema.
I suoi miti sono Charlie Chaplin, David Wark Griffith, Buster Keaton, Douglas Fairbanks, Mary Pickford.
Tutto ha inizio quando Alfred riesce a ottenere dalla casa produttrice Famous Players l’incarico dei disegni e delle didascalie dei film in produzione. In questo modo ha occasione di avvicinarsi anche ad altri settori della casa di produzione, tra cui quello della sceneggiatura e del montaggio. Sono gli anni d’oro del cinema muto americano, quello in cui ritroviamo i capolavori di Griffith: “Nascita di una Nazione” (1914), “Intolerance” (1916), “Il Giglio Infranto” (1919); quelli di C. Chaplin, come “Il Monello” (1921), e di Stroheim, “Femmine Folli” (1921).
È il 1922 quando Alfred Hitchcock debutta come regista. L’opera prima però rimane incompiuta negli archivi della Famous Players-Lasky. Anche il titolo è incerto, per la casa di produzione risulta “Mrs. Peabody”, mentre per lui è e resta “Number 13“.
La sua seconda chance arriva nel 1923 quando subentra al regista Hugh Croise in rotta con la produzione; nasce una nuova società: la Balcon-Saville-Freedman e Alfred Hitchcock viene assunto in qualità di aiuto-regista, ma questo è l’inizio.
“Il mio amore per il cinema è più forte per me di qualsiasi morale”.
Hitchcock ebbe la possibilità di lavorare nel cinema a cavallo tra gli anni 20 e i 30, quando cioè, si passò dal muto al sonoro e Blackmail (girato prima muto e poi successivamente sonorizzato) testimonia questo trapasso. Peculiare il suo stile in questo senso: egli concepisce il dialogo come rumore in mezzo agli altri, un rumore che esce dalla bocca e dai personaggi le cui azioni e sguardi raccontano una storia costruita attraverso immagini; senza che il personaggio parli, si può far vedere come funzioni la sua mente.
François Truffaut, altro mostro della settima arte, nota a tal proposito la sfasatura tra l’immagine e il dialogo, Così Hitchcock si trova a essere praticamente l’unico a filmare direttamente, cioè senza ricorrere al dialogo esplicativo, sentimenti come il sospetto, la gelosia, il desiderio, l’invidia; il cineasta più accessibile a ogni pubblico per la semplicità e la chiarezza del suo lavoro è nello stesso tempo quello che eccelle nel filmare i rapporti più sottili tra gli individui. Lo “stile di Hitchcock” si riconoscerà anche in una scena di conversazione tra due personaggi, semplicemente dalla qualità drammatica dell’inquadratura. Uno stile che ha fatto la storia.
Hitchcock appartiene alla categoria di registi che lavorano per il pubblico, soddisfatti del loro risultato, cioè, solo se questo è accettato positivamente dalla massa.
Famoso per moltissime pellicole, come. Psyco, Uccelli, La donna che visse due volte, Intrigo internazionale, La finestra sul cortile…
Chi ama il cinema non può farne a meno.
Lukundu di Edward Lucas White, Una voce nella notte di William Hope Hodgson, La “cosa” alla porta di D. K. Broster, Giuoco d’ottobre di Ray Bradbury, La selvaggina più pericolosa di Richard Connell, La perfezionista di Margaret St. Clair, Dal momento che sono un assassino di Arthur Williams… E voi? Ne avreste altri da segnalare?
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